«Pianifichiamo la ripresa dell'attività sportiva»
Nella quarta puntata della serie «Come rimettersi in movimento dopo il lockdown», realizzata in collaborazione con l'Associazione italiana di fisioterapia, intervista ai dottori Bianca Parise e Giuseppe Zolla su come tornare a fare sport dopo il Covid-19.
- Prima puntata:«Rieducare all'attività fisica dopo la pandemia»
- Seconda puntata:«Muoversi correttamente per non aver dolore»
- Terza puntata: «Prevenire il dolore cervicale al tempo dello smart-working»
«Dopo tanti mesi di inattività causa Covid, bisogna affidarsi a mani esperte, programmando l'allenamento in maniera graduale e progressiva, senza strafare». Questi i segreti dei fisioterapisti Bianca Parise e Giuseppe Zolla per ricominciare a fare sport in modo sicuro. Membri dell'Associazione italiana di fisioterapia, sono entrambi specializzati in terapia sportiva. Bianca Parise segue la Juventus femminile, mentre Giuseppe Zolla esercita a Cassino, occupandosi anche di terapia manuale. Panorama li ha intervistati per capire come riprendere l'attività sportiva dopo la lunga pausa imposta dalla pandemia. Al termine dell'intervista, pubblichiamo 10 video utili alla riattivazione globale, realizzati ad hoc nello studio del dottor Zolla.
Cosa è successo al corpo degli sportivi durante il lockdown?
Parise: «Il lockdown ha provocato una riduzione dell'attività fisica sia negli sportivi sia nelle persone che facevano un minimo di movimento. Ovviamente, come avviene con altre patologie che provocano una riduzione della motilità, con l'inattività c'è stata una riduzione delle capacità del fisico. Quindi riduzione delle capacità cardiovascolari, muscolari e di tutto ciò che permette di fare attività sportiva in sicurezza. Attività che può andare dai semplici esercizi di fitness alle camminate, fino a discipline più impegnative come la corsa o la bicicletta».
E come si fa a incrementare queste capacità fisiche?
Zolla: «Noi consigliamo di riprendere l'attività in maniera graduale e progressiva. Non si può pensare di riprendere a fare quello che si faceva un anno e mezzo fa di punto in bianco. Perché le condizioni fisiche sono sicuramente peggiori. Se prima si era abituati a fare una mezz'ora di attività, molto probabilmente adesso per "soddisfare il proprio bisogno di sport" sono sufficienti 15-20 minuti. Poi, mano a mano, nel corso degli allenamenti, attraverso una progressione pianificata, si riuscirà a ripristinare (e magari anche a migliorare) tutte le attività, fino a livelli anche migliori rispetto a quelli pre-lockdown. È ovvio che il periodo di inattività, che ha provocato tutta una serie di modificazioni sul corpo (ad esempio la riduzione della massa muscolare e l'aumento della difficoltà nell'esecuzione degli esercizi), renderà l'esercizio più difficile. Ecco perché è importante pianificare gli esercizi: per evitare di incorrere nella patologia».
Oltre alla gradualità, avete altri suggerimenti?
Parise: «Un altro consiglio è di diversificare l'attività. E quindi cercare di riprenderla anche dal punto di vista della capacità muscolare, alternando allenamenti di forza (iniziando senza sovraccarico) ad allenamenti aerobici (tenendo una frequenza cardiaca bassa all'inizio) ad allenamenti che mirano all'allungamento e alla mobilità, come prevenzione di eventuali infortuni. È importante focalizzarsi sui diversi tipi di allenamento, non concentrandosi solo su una tipologia perché in precedenza facevamo solo quella. Quindi riprendere gradualmente, diversificando i vari stimoli che si danno al corpo».
In altre parole, sta consigliando di cogliere l'occasione per migliorare il modo con cui facciamo attività fisica?
Zolla: «Assolutamente. Fare sport dev'essere un piacere. Personalmente consiglio ai pazienti anche semplicemente di uscire a fare una camminata al sole. Darsi degli obiettivi è importante, ma ancor più importante in questo momento è riprendere a fare attività fisica all'aperto».
Quindi è importante stare all'aria aperta.
Zolla: «Agli sportivi amatoriali suggerisco di riprendere la normalità e le attività fisiche quotidiane. In questo periodo, stress, ansia e preoccupazione preoccupazione sono il focus più importante per un professionista sanitario. Ecco perché è importante consigliare ai pazienti di uscire anche solo per camminare. Molto spesso i miei pazienti mi dicono: "Ma io già cammino durante il giorno". Per loro camminare significa fare le scale o fare le pulizie, che è completamente diverso rispetto a ritagliarsi durante la giornata una mezz'oretta da dedicare al proprio corpo facendo attività fisica».
E la piscina?
Parise: «Va benissimo qualsiasi tipo di attività. La piscina, come tutte le altre attività, va ripresa con gradualità. Quello che noi consigliamo è di farsi seguire da qualcuno, che sappia gestire una progressione consona».
Da un allenatore?
Zolla: «No, no, no. Proprio da personale sanitario specifico, specifico o comunque con qualifiche valide, che abbia un percorso di laurea alle spalle. Purtroppo a oggi siamo circondati da corsi tenuti magari dal "macellaio" di turno che di pomeriggio s'improvvisa personale trainer. È importante capire che c'è bisogno di professionisti del settore: fisioterapisti specializzati o laureati in scienze motorie. In tal senso, consiglio i lettori di informarsi sul professionista a cui si affidano».
Parise: «Concordo. Bisogna fare attenzione anche ai tutorial che si trovano su Internet. Durante il lockdown la gente li seguiva e magari poi si faceva male. Anche perché solo gli specialisti sono in grado di fare una valutazione delle effettive capacità fisiche, per poi fare un programma su misura».
Consigli specifici per bambini e ragazzi?
Zolla: «Adesso la scienza è arrivata alla conclusione che è inutile far fare sempre lo stesso sport a un bambino. Non c'è più l'idea che se si fa uno sport per 15 anni si diventa più bravi. Ora paradossalmente la scienza dice: "Più sport si fa, più si diversifica, più il cervello è in grado di migliorarsi su più aspetti". Perché comprende l'abilità per esempio del calcio, del tennis, del basket. Il consiglio che io do ai genitori è di far fare sport soprattutto in gruppo, anche se in questo periodo è un po' difficile, all'aria aperta e con personale qualificato».
Perché gli incompetenti possono fare danni...
Parise: «Soprattutto in quell'età lì. Più attività diverse fanno, maggiori capacità coordinative e fisiche sviluppano. Poi, crescendo, avranno il tempo per specializzarsi in una disciplina. Riguardo alla ripresa dopo il lockdown, la gradualità vale anche per i ragazzi. Non bisogna approfittare del fatto che sono giovani e che quindi non hanno limiti. A livello percettivo e soggettivo loro magari si sentono forti, però se vanno a sovraccaricare troppo il loro fisico dopo tanto tempo di inattività, rischiano di saltar fuori dei problemini, magari anche infortuni che possono venir fuori a distanza. Quindi non bisogna approfittare troppo di fisici prestanti. Anche in questo caso gli allenatori devono essere persone formate su come ripartire nel post-Covid».
Anche per i ragazzi, meglio l'aria aperta?
Zolla: «A mio avviso, gli sport all'aria aperta e soprattutto quelli di contatto sono quelli che stimolano maggiormente i ragazzi. Difficilmente in questo periodo consiglio ad esempio karate, judo o sport al chiuso... Per la ripresa, poi, l'aria aperta è la scelta migliore, a prescindere dallo sport che si fa. Può anche essere una semplice attività funzionale, come una palestra all'aperto mirata per determinate problematiche. Non deve essere uno sport ben preciso. Sicuramente la scienza ha dimostrato che l'attività all'aria aperta è molto più efficace di quella al chiuso».
Parise: «Anche perché ci sono ancora molte limitazioni alle attività di gruppo in palestra. Quindi è bene iniziare prima possibile con attività all'aria aperta, ormai concesse anche a livello di gruppo, per poi tornare, quando la situazione migliorerà, a quello che si faceva prima».
In sintesi, che indicazioni suggerite?
Zolla: «Una ripresa assolutamente pianificata, graduale e senza picchi. Fondamentale affidarsi a professionisti, programmare l'allenamento e ricominciare da un'attività che piaccia. Se io faccio un'attività che mi piace, molto probabilmente la ripeterò nel tempo. Se invece mi tocca farne una che non gradisco, rischio di mollarla dopo due-tre giorni».
Parise: «Io vorrei solo aggiungere di evitare di stressare troppo il proprio corpo, soprattutto in fase iniziale, concedendogli il giusto riposo, che è parte integrante dell'allenamento. Quindi iniziare con un giorno di attività e uno di riposo, perché stressare troppo il proprio corpo porta a infortuni. Ci è già capitata gente che ha esagerato e si è infortunata. Meglio prevenire che curare».
Zolla: «Faccio un esempio pratico. Adesso va tanto di moda il padel. E io ho una marea di persone, dal venticinquenne al cinquantenne, che vengono per dolori alle anche. Magari si sono fatti quattro partite alla settimana, mentre prima del lockdown l'unica cosa che facevano era alzarsi dal divano e andare al bar».
Parise: «Anche a me stanno capitando giocatori di padel che fanno partite tutti i giorni, con dolori al braccio continui. Ricordiamo che se ci si fa prendere la mano da uno sport, stimoli eccessivi portano inevitabilmente a conseguenze spiacevoli».
Ecco una serie di esercizi, realizzati da un'atleta nello studio del dottor Giuseppe Zolla, utili alla riattivazione globale prima dell'attività sportiva. Tali esercizi possono essere usati come preparazione all'allenamento o come terapia polivalente.