Scontro sui migranti: il governo sotto assedio tra magistratura e poteri europei
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Scontro sui migranti: il governo sotto assedio tra magistratura e poteri europei

Governo e magistratura divisi sui migranti: l'Europa accusa, lo scontro si infiamma

Per comprendere i contorni della manovra di accerchiamento intorno al governo sulla questione migranti, basta leggersi l’ultimissimo rapporto della Commissione contro il razzismo e l’intolleranza del Consiglio d’Europa, che trova il tempo di ergersi a paladina dei magistrati che hanno fatto saltare l’operazione Albania. La commissione denuncia le “critiche indebite che mirano a minare l’autorità dei singoli giudici”, frutto di una politica, quella italiana, che “promuove una cultura dell’esclusione dei migranti”.

Insomma un organo europeo pretende di insegnare alle istituzione italiane la rotta da seguire, e per giunta allude al razzismo e all’intolleranza quando vengono sollevate critiche verso esponenti della magistratura. E questo accade mentre il sostituto procuratore in Cassazione Marco Patarnello definisce il premier “pericoloso”, poiché “non si muove per interessi personali ma per visioni politiche, e questo la rende molto più forte”. Una presa di posizione che ha spaccato la stessa magistratura, con la componente più moderata che prende le distanze, sottolineando che “il presidente del Consiglio non è mai un avversario da fermare”. Una spaccatura che si riflette in seno al Csm, che esprime “preoccupazione quando il dileggio prende luogo della critica e il dissenso dei più alti esponenti del governo viene affidato ad accuse di pregiudizialità ideologica”. Una petizione dura ma che non poggia sull’unanimità.

Qualcuno, nel supremo organo di autogoverno togato, non se la sente di andare in battaglia. Troppo alta la temperatura sul caso Albania. La guerra fredda tra politica e “altri poteri” (nazionali e sovranazionali) ormai da tempo non è affatto fredda, ma caldissima. Da un lato la componente più oltranzista degli ambienti europei, da sempre animata da sentimenti anti-italiani, ed evidentemente manovrata da quel nucleo socialista inscalfibile che ispira la burocrazia comunitaria. Dall’altra, entro i nostri confini, la sempre più rumorosa falange armata delle toghe, sia pur minoritaria: quella che il progetto albanese lo aveva già bocciato prima che venisse varato, e oggi promette di non arretrare di un centimetro. Facendosi scudo di una legislazione europea, che solo in Italia si pretende venga applicata in automatico travolgendo le norme in Italiane. Come se le leggi europee dovessero giocoforza limitare e disinnescare a prescindere la legislazione nostrana e la volontà politica che la sorregge. Chi vincerà questa guerra, che in forme diverse ci trasciniamo dietro da trent’anni, non è dato sapere. Certamente a farne le spese è il diritto all’autodeterminazione di un Paese, se gli organi che dovrebbero esercitare l’attività politica si condannano alla paralisi. Accerchiati da minoranze sempre più ideologizzate.

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Federico Novella