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(Ansa)
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«Le vittime a L'Aquila sono morte anche per colpa loro». La sentenza choc e la rabbia dei parenti

Secondo i giudici che hanno ridotto del 30% gli indennizzi le persone sarebbero colpevoli di non essere uscite dalle loro case dopo le prime scosse

Vergona, rabbia, stupore, e tanto fastidio. È quello che oggi stanno vivendo centinaia di persone a L'Aquila dopo la sentenza choc per parte delle vittime del terremoto del 6 aprile 2009 dove persero la vita 309 persone. Per il tribunale civile infatti ci sarebbe stata una condotta incauta di alcune delle 24 persone rimaste uccise nel crollo di uno stabile nel centro del capoluogo abruzzese.

Proprio così secondo la sentenza firmata dal giudice Monica Croci le vittime sono responsabili della loro morte per non essere uscite di casa dopo due scosse di terremoto molto forti. " E' fondata l'eccezione di concorso di colpa delle vittime - si legge nella sentenza - costituendo obiettivamente una condotta incauta quella di trattenersi a dormire nonostante il notorio verificarsi di due scosse nella serata del 5 aprile e poco dopo la mezzanotte del 6 aprile”. Quindi sono morti anche per colpa loro.

Il Tribunale ha riconosciuto così una corresponsabilità delle vittime ricorrenti pari al 30%. L’altra parte di responsabilità è ricaduta sul Ministero dell'Interno e delle Infrastrutture (15% ciascuno) e le eredi del costruttore (40% di responsabilità). Una sentenza che ha sconvolto i parenti delle vittime.

«Sono basita è la prima volta che le vittime sono coinvolte in un concorso di colpa perché dormivano. C’è qualcuno che ha dimenticato di dare l’allarme e ci sono delle condanne per questo.Mia figlia è rimasta sotto le macerie dell’Aquila perché le era stato detto che più scosse ravvicinate scaricavano l’energia evitando così la scossa grande»-racconta commossa Maria grazia Piccinini madre di una delle vittime Ilaria Rambaldi morta nel palazzo insieme al fidanzato.
Quando ha sentito sua figlia l’ultima volta?
«Ho sentito mia figlia per l’ultima volta alle 22, mi disse che stava controllando dall’home page del suo computer Ncv (applicazione per i terremoti) che avevano installato anche gli altri studenti e ha notato quella sera dei movimenti sismici nelle Eolie. Era rassegnata a convivere con questa situazione. Mi raccontava che dicevano ai ragazzi di farsi un bicchiere di Montepulciano e andare a dormire. Aveva solo 25 anni e studiava ingegneria edile».
Cosa ne pensa della sentenza?
«Il giudice che ha emesso questa sentenza si è occupato di tutti i risarcimenti delle vittime proprio perchè si è cercato di dare un’uniformità di giurisprudenza ma è stata la prima volta che si è verificato un fatto del genere e non se ne capisce il motivo. Mia figlia secondo questo Tribunale ha voluto la morte nonostante nessuno avesse dato l’allarme. È una sentenza infondata di una gravità incredibile perché oltre ad esserci una differenza di trattamento rispetto alle altre vittime è uno schiaffo sonoro alle vittime e alle famiglie».
A entrare nel dettaglio della sentenza è l’avvocato Wania della Vigna che si è occupato in questi anni di diversi procedimenti delle vittime del terremoto all’Aquila
Cosa può dirci della sentenza?
«Ieri sera sono stata una delle prime persone a ricevere la sentenza. Io come avvocato sono rimasta basita rispetto a questa corresponsabilità delle vittime “colpevoli” di aver dormito nella loro casa durante le scosse di terremoto. Per me la sentenza sotto il profilo giuridico è illogica e contraddittoria per due motivi fondamentali».
Quali sono?
«Il primo motivo che dovrebbe escludere la responsabilità delle vittime è la condanna degli enti e del ministero che avevano l’obbligo giuridico di difendere l’incolumità di chi dormiva nella struttura e che assorbe qualsiasi altra condotta. Quindi il comportamento delle vittime non incide ne sul crollo ne sulla morte. Mentre il secondo aspetto fondamentale dal punto di vista giuridico è che non si rimprovera il comportamento avuto nella scossa delle 3,32 ma durante le scosse precedenti nella notte tra il 5 e il 6 aprile. Così facendo ci si dimentica quasi che il vice capo della protezione civile è stato condannato in via definitiva con sentenza in giudicato dalla cassazione penale, per aver indotto le vittime a stare in casa dando un messaggio rassicurante; ossia che le scosse erano positive e inefficaci a produrre un terremoto scatenante. Proprio per quel messaggio le vittime hanno abbandonato ogni condotta precauzionale e sono rimaste in casa».
Duro anche il commento del Presidente del comitato delle vittime del terremoto dell’Aquila Vincenzo Vittorini
«È una sentenza che lascia sbalorditi. È stato davvero scandaloso emettere un giudizio di questo tipo, un ulteriore salto nel buio dopo tutti questi anni. È l’ennesima beffa nei confronti di quei ragazzi fuori sede che aveva scelto il loro futuro universitario. Mi sembra assurda questa decisione, soprattutto dopo che avevano ricevuto il messaggio tranquillizzante di stare in casa. È una sentenza che lascia l’amaro in bocca perché è senza giustizia e senza verità».

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Linda Di Benedetto