Sgarbi, la bellezza di Trapani e la speculazione che la mette in pericolo - FOTO
La lectio magistralis del critico d'arte nella città siciliana chiude la terza edizione di Panorama d'Italia
La terza edizione di Panorama d'Italia si chiude a Trapani in e con la bellezza. Quella evocata dal direttore di PanoramaGiorgio Mulè nell'introdurre la lectio magistralis di Vittorio Sgarbi: "Un evento che non poteva non concludersi con un viaggio sul significato del bello".
Partiamo da qui, dalla Chiesa del Collegio dei Gesuiti, una delle tante, infinite della città, splendidamente restaurata, "un esempio di come sia possibile e doveroso recuperare un'opera d'arte", precisa Mulè.
Dei tanti edifici religiosi che hanno segnato a tappe la storia trapanese, Sgarbi ricorda poi anche "la cattedrale, nella quale è conservata una bellissima Crocefissione di Van Dick", la Chiesa di Sant'Agostino, con il suo splendido rosone in due diverse tipolgie di marmo, la Basilica di Santa Maria Annunziata, il barocco della Chiesa del Purgatorio e un altro grande dipinto, la Madonna degli Angeli di Andrea della Robbia, ospitato nell'omonima dimora.
La città, ma la provincia soprattutto
"La provincia di Trapani è una provincia cosí ricca e densa di monumenti che ho scelto di parlare dei suoi luoghi, più che di quelli della città - prosegue il critico d'arte -. Una provincia bellissima, la più bella della Sicilia, ma che è rimasta vittima di troppa deturpazione, su tutte quella delle pale eoliche, figlie della speculazione mafiosa, nei confronti della quale lo Stato non fa niente. Tanto per dare qualche numero, da Palermo a Castellamare, da a Marsala a Mazara del Vallo fino a Mozia, c'è una delle strade più suggestive di tutta la Penisola, racconta Sgarbi, puntellata di qualcosa come 850 pale, per lo più inattive".
Indietro nel tempo
La polemica per questo stato di cose proseguirà più avanti a più riprese, ma il racconto procede con un salto a ritroso nel tempo, fino al 1968, anno del terribile sisma che colpì il Belice. "A Gibellina, uno dei paesi rasi al suolo - ricorda il narratore - possiamo trovare oggi due monumenti-simbolo della risurrezione, la Stella dell'artista trapanese Pietro Consagra, e quello che oggi è considerato come il più grande monumento contemporaneo dalla morte di Giorgio Morandi, il Cretto di Alberto Burri, che rappresenta il velo con cui le case distrutte furono ricoperte e che, per certi versi, richiama la Passerella di Christo".
Di marmo e di bronzo
Proseguendo nel suo itinerario, Sgarbi si sofferma poi su Mozia, con le sue Saline, e sull'Area Archeologica di Capo Boeo. Giunti a Marsala, "troviamo il Giovinetto di Mozia, meno noto ma non meno degno di nota dei Bronzi di Riace. Osservando la scultura, quello che più colpisce è il movimento sinuoso del suo corpo al di sotto della veste".
Dopodiché, spostandosi idealmente a Mazara del Vallo, Sgarbi presenta al pubblico il Satiro danzante che non riesce a star fermo, come preda di una forza dionisiaca, tipicamente presente nelle opere dello scultore greco Skopas.
Se, dunque, la provincia di Trapani possiede due capolavori assoluti della lavorazione del marmo e del bronzo, nella pittura spicca l'Ipogeo di Crispia Salvia, a Marsala, un luogo dei morti ritrovato nella metà del secolo scorso. Purtroppo, per ragioni oscure è pressoché inibito alla vista. Intorno ci sono solo condomini, tra cui quello di 20 piani che lo sovrasta. "Trapanesi, lottate, perché questo capolavoro possa essere visitato!", esorta Sgarbi.
La cultura araba
"C'era un'epoca in cui - sfoglia un nuovo capitolo l'illustre cicerone di questo viaggio - la cultura araba arricchì, e non poco, quella occidentale. Mazara del Vallo fu tra le città che beneficiarono maggiormente di questa contaminazione, e lo si può vedere in concreto, per esempio, nella Chiesa arabo normanna di San Nicoli Regale, un vero e propio di incontro e scambio di civiltà".
Rievocando Salemi, la città della quale fu sindaco dal 2008 al 2012, Sgarbi mostra e spiega le immagini di un sito archeologico straordinario, quello di Mokarta, a sua volta immerso in un contesto naturale davvero unico.
"Nel museo civico della città - aggiunge - vi è una delle più belle sculture del mondo, la statua di San Giuliano di Antonello Gagini, assai particolare, con quello sguardo malinconico e triste". Il perché dell'espressione, racconta Sgarbi, è spiegato dalla storia del personaggio che, tornato a casa da una battuta di caccia prima del previsto, trova la moglie a letto con l'amante. E li uccide entrambi. Poi esce di casa e... Incontra la moglie, che gli dice di aver ospitato i suoi genitori. Che quindi ha ucciso. E così diventa orfano e santo.
"Nello stesso museo - prosegue Sgarbi - è conservata anche una Madonna con bambino, scolpita dal padre di Antonello. E non dimentichiamo la Casa Santa di Loreto e il Museo della Mafia, con un percorso che ne percorre la sua lunga storia. Chiudono la rassegna la Chiesa di San Guseppe e la Chiesa barocchia del Collegio, oltre al castello arabo normanno".
Terra dei greci
Passiamo a Segesta, con il suo Tempio Greco, che è forse il monumento più integro dell'arte greca antica. E' un partenone perfetto, che peraltro ha ispirato il simbolo dell'Unesco. Notevole è anche il Teatro Greco, monumento maestoso immerso nella natura.
Il viaggio continua a Selinunte, con il Tempio di Hera, evoca la statua della Madonna di Trapani di Nino Pisano, una delle più importanti opere toscane, le Saline di Nubia, il cui bianco va a contrapporsi con il rosso dei coralli "che sembrano nati apposta per il barocco", dice Sgarbi, del Museo Pepoli, che si incarna in una miriade di oggetti perlopiù anonimi, il itratto di Nunzio Nasi di Giacomo Balla, con l'occhio allucinato e il movimento delle carte. entrambi evocativi de movimento futurista che sarebbe arrivato da lì a poco. Anche questo nel Musei Piepoli.
E poi passa a Vincenzo da Pavia, sofisticato manierista che fa il paio con Filippo Paladini che a primi dl 500 sente le potenziaità del Carabaggio e decide di aderire alla sua scuola artistica; e alle stimmate di San Francesco di Tiziano
Infine Marsala, con il suo museo di arazzi fiamminghi.
Sul finale, Sgarbi lascia il palco a Pietro Carriglio, trapanese d nascita e direttore artistico di diversi teatri, e poi al direttore di Panorama, che celebrano la città: "Questa città, questa provincia devono ribellarsi per riappropriarsi della bellezza che fu", chiude Mulè.
Arrivederci al 2017.