Silence, fede e dubbio secondo Martin Scorsese: 5 cose da sapere
Al fianco di Andrew Garfield, un lungo viaggio fisico e spirituale tra temi complessi ed eterni
Martin Scorsese si inoltra nell'intrico di fango, fronde e terreni scosesi della fede. Tra temi complessi ed eterni, di dimensioni enormi. Silence è la storia del martirio cristiano nel Giappone del XVII secolo. Tra torture indicibili ed esecuzioni che scovano il lato più creativo del sadismo, Silence è soprattutto la grande tenzone interiore dell'uomo, teso al divino, schiacciato dal silenzio assordante che riceve come risposta.
Progetto perseguito con passione, Scorsese ha impiegato quasi 30 anni per portarlo a termine. Forse però proprio per questo quando si esce dal cinema ci si sente quasi invecchiati. Le 2 ore e 41 minuti di visione pesano addosso e potranno sembrare una croce da portare anche ai fedeli del maestro americano. Pur sollevando riflessioni importanti sulla debolezza e sulla fragilità delle convinzioni, Silence difetta d'urgenza e forza penetrante. Si poggia però su un gracile poderoso perno, Andrew Garfield, attore sempre più maturo che, dopo La battaglia di Hacksaw Ridge, conferma la sua incisività fisica ed emotiva.
Dal 12 gennaio al cinema, ecco 5 cose da sapere su Silence:
1) Dal romanzo giapponese di Shusaku Endo
Silence è basato sul romanzo del 1966 dello scrittore giapponese Shusaku Endo, che esamina il problema spirituale e religioso del silenzio di Dio di fronte alle sofferenze umane. Il libro fu regalato a Martin Scorsese nel 1988 dall'arcivescovo Paul Moore, in occasione della proiezione speciale de L'ultima tentazione di Cristo tenuta a New York per i leader religiosi.
Fin dal primo momento in cui ha letto Silence, Scorsese ha deciso che ne avrebbe fatto un film. "L'ho letto e riletto infinite volte", spiega. "Mi ha dato quel tipo di nutrimento che ho trovato in poche altre opera d'arte". Alla fine degli anni '80 il cineasta ha iniziato a lavorare a un adattamento per lo schermo con Jay Cocks, ma si sono presentati molti problemi, tra cui la difficoltà a reperire i finanziamenti, e la sceneggiatura è finita in un cassetto. Fino ad adesso.
2) Scorsese e la fede
Silence per Scorsese è una questione personale. Qualcosa a cui tiene molto. Il libro l'ha profondamente colpito perché sembrava che parlasse proprio a lui. "Il tema che Endo analizzava nel suo libro era presente nella mia vita da sempre, fin da quando ero molto, molto giovane", ha detto il regista. "Sono cresciuto in una famiglia profondamente cattolica ed ero molto coinvolto nella pratica religiosa. I miei principi e le mie idee sono ancora basati sulla spiritualità del cattolicesimo in cui ero immerso da bambino, una spiritualità che ha a che fare con la fede".
Mentre leggeva il libro Scorsese è rimasto stupito nello scoprire che affrontava quegli stessi problemi sul cristianesimo che egli stesso si poneva da tempo e che ancora si pone: "In questo momento della mia vita penso continuamente alla fede e mi pongo domande sulla debolezza, sulla condizione umana e sono questi i temi del libro di Endo".
Ha affrontato la trasposizione cinematografica cercando di esplorare i paradossi della fede: "Il cristianesimo è basato sulla fede, ma se studi la sua storia capisci che c'è stato un continuo processo di adattamento, vissuto in mezzo a tante difficoltà, per poter far fiorire la fede. È un paradosso che può essere anche estremamente doloroso: perché credere e dubitare sono antitetici. Eppure io credo che vadano di pari passo, uno nutre l'altro. Dubitare può portare a una profonda solitudine, ma se coesiste con la fede – una fede vera, una fede costante – può portare a un senso di profonda e gioiosa comunione. È proprio questo doloroso passaggio paradossale – dalla certezza, al dubbio, alla solitudine, alla comunione – che Endo comprende così bene. Sebastian Rodrigues (il personaggio centrale) rappresenta quello che si potrebbe definire 'l'esempio migliore e più luminoso di fede cattolica'".
3) La verità storica
In Silence due giovani padri gesuiti portoghesi, padre Francisco Garupe e padre Sebastian Rodrigues, interpretati dall'ex Spider Man Andrew Garfield e dal nuovo cattivo di Star WarsAdam Driver, partono alla volta del Giappone. Sono ferventi e sicuri del loro cuore cristiano, ma si troveranno di fronte a un viaggio irto di pericoli, fisici e spirituali. La loro missione è trovare il mentore scomparso, padre Ferreira, ovvero Liam Neeson, che ha già indossato vesti religiose per Scorsese come padre Vallon in Gangs of New York.
Gli avvenimenti principali si svolgono tra il 1640 e il 1641, agli inizi del periodo Edo. I primi missionari erano però arrivati in Giappone almeno cento anni prima. Per decenni sono stati accolti bene e tollerati. "Si stima che nel 1600 in Giappone ci fossero dai 200 mila ai 300 mila giapponesi di tutte le classi sociali che si erano convertiti al cristianesimo", precisa Scorsese.
Con l'affermarsi del periodo Tokugawa, lo shogunato iniziò a consolidare il proprio potere e a unificare il Giappone e i missionari furono percepiti come una minaccia. Le prime leggi che imponevano di mettere al bando i cristiani risalgono al 1587. Nel 1614 un Editto di espulsione costrinse tutti i missionari alla clandestinità. Uno di loro era Christovão Ferreira, incaricato dell'ordine dei gesuiti in Giappone e figura storica fondamentale di Silence. Molti missionari furono costretti ad abbandonare il Sol Levante, ma tanti si rifiutarono e continuarono in segreto il loro ministero. Si aprì un periodo di persecuzioni, durante il quale i cristiani furano costretti a scegliere se abiurare alla loro fede o essere condannati a torture e morte. Nel 1633 i gesuiti ricevettero una notizia sconvolgente: Christovão Ferreira aveva rinnegato il proprio credo, si era convertito al buddismo e stava collaborando con il governo giapponese.
4) La parte più alta: il dubbio
Il martirio cristiano non è una violenza da ascrivere solo al passato. Nel 2016 sono stati uccisi 14 sacerdoti. Secondo una stima del Centro studi nuove religioni segnalata da L'Avvenire, 500-600 milioni di cristiani nel mondo non possono professare la loro fede in modo totalmente libero.
Silence si apre con la rappresentazione di una crocifissione e si concentra per gran parte del suo svolgimento sulle vessazioni impartite ai cristiani, torture "finemente" ordite, sia a livello fisico che morale. Il tono usato nella descrizione degli eventi è quasi impersonale.
Ci voglion quasi due ore perché Scorsese arrivi alla parte più interessante, i dubbi implacabili che scavano padre Rodrigues. Imprigionato e costretto ad assistere alle sevizie sui suoi fedeli, le sue preghiere a Dio sembrano cadere nel vuoto. Impara molto dolorosamente che l'amore di Dio è più misterioso di quanto pensasse. Nel dialogo con Ferreira emergono verità crude e inesorabili. La convinzione che la propria cultura sia superiore a quella degli altri ha ricadute velenose.
5) Andrew Garfield, perno fisico e spirituale
Girato a Taiwan, Silence ha anche un tocco italiano: gli scenografi Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo ancora una volta sono alla corte di Scorsese.
È la prima volta invece per Garfield, che mostra una totale dedizione al ruolo. Si staglia pian piano e sempre più come figura centrale, fisica e morale, di questo viaggio verso l'ignoto. Un viaggio che richiede anche ai suoi spettatori devozione e pazienza.