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Milan, come bruciare 500 milioni sul mercato (sperando in Ibrahimovic)

Dal giugno 2017 al dicembre 2019: 30 mesi di investimenti su giocatori che ora non servono. Da Fassone a Boban, tutti bocciati

Contro la Sampdoria, nel giorno del debutto di Ibrahimovic (dalla panchina), ce n'erano in campo cinque su undici. Poco più di metà della squadra titolare scelta da Pioli, costruita attingendo a piene mani nel Milan pre-cessione da parte di Berlusconi ai cinesi. Quello di Galliani, per intenderci. Theo Hernandez e Musacchio in difesa, Krunic, Bennacer a centrocampo, Calhanoglu e Piatek nel terzetto d'attacco. Nessuno degli altri, da Donnarumma al fischiatissimo Suso, passando per Romagnoli, Calabria e Bonaventura, è sbarcato a Milanello nei due anni e mezzi più costosi e inutili che la storia del mercato rossonero ricordi.

Il conto totale è spaventoso: 480 milioni di euro. Mezzo miliardo mal contato investito (male) dal giugno 2017 al dicembre 2019 che si chiuso con l'annuncio dello sbarco di Ibrahimovic, un totem di 38 anni chiamato al capezzale del malato per cercare di dare un senso alla stagione e provare a svegliare molti dei ragazzotti chiamati dai dirigenti che si sono alternati in 30 mesi. 

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Da Fassone a Boban, quanti errori sul mercato

Ibrahimovic che rappresenta anche l'abdicazione all'idea di una programmazione a lunga scadenza e porta lontano dal Milan, ad esempio, uno dei colpi più costosi degli ultimi mesi, quel Piatek prelevato per 35 milioni di euro dal Genoa solo nel gennaio 2019, rivelatosi bomber implacabile per qualche settimana e poi lentamente sparito nelle pieghe di un calcio (quello di Giampaolo) che ne ha mortificato le caratteristiche.

Sorte condivisa con Paquetà, altro colpo di un gennaio extralusso da 73 milioni che si è risolto fin qui in due flop clamorosi. Acquisti firmati Leonardo prima dell'addio di fine stagione con un bilancio tecnico ed economico in segno rosso. Quello complessivo del Milan (-156 milioni di euro) è finito sulle spalle larghe di Elliott mentre sotto quello sportivo sono rimaste sepolte le ambizioni di milioni di tifosi che sognavano il ritorno in Champions League.

Difficile fare distinguo e salvare qualcuno, pur concedendo un paio di attenauanti: la confusione societaria (dalle trattative infinite senza closing al fondo Elliott passando per l'era del misterioso Li) e le porte girevoli nei piani alti della sede che hanno reso velleitaria ogni ipotesi di programmazione. Alibi zero, però, perché nessuno si può tirare fuori.

In due anni e mezzo bruciati 480 milioni di euro

La premessa è che ci sono anche state le cessioni (in realtà poche e raramente remunerative), ma ripercorrere l'elenco dei colpi dal giugno 2017 fotografa la crisi in cui è piombato il Milan. L'estate di Fassone e Mirabelli (240 milioni investiti) ha prodotto più flop che calciatori funzionali. Tolto lo sfortunato Conti, restano Calhanoglu, Musacchio e in parte Kessié tra quelli che si sono ritagliati uno spazio con i diversi allenatori succedutisi a Milanello.

Di Bonucci non si è sentita la mancanza in fretta così come di Andre Silva e Kalinic, mentre Rodriguez e Borini sono stati spesso criticati e Biglia vittima di guai fisici legati anche all'età. Leonardo e Maldini (estate 2018 e gennaio 2019) non hanno fatto meglio: 158 milioni tra acquisti e prestiti. Higuain si è rivelata la delusione più cocente con i 10,2 milioni spesi per sei mesi di affitto, senza contare lo stipendio. Ma anche Castillejo (20,9), Laxalt (14,9) e lo iellatissimo Caldara (valutazione 36) si possono iscrivere alla voce fallimenti. 

Di Piatek e Paquetà si è già detto, ma da aggiungere c'è anche la stagione di Boban (sempre con Maldini) che non ha invertito la tendenza. Budget ridotto (80 milioni circa) ugualmente mal speso. Leao (25) è stato il calciatore più pagato e non sta lasciando traccia. Unico nome in controtendenza Theo Hernandez. Gli altri, da Duarte egli ex Empoli Krunic e Bennacer, variamente rivedibili.

Ibrahimovic arriva da salvatore della patria, almeno per provare a testare le reali possibilità di qualcuno dei prelevati in questi ultimi mesi. La stagione è compromessa, ripiegata in un limbo in cui è difficile anche riconoscere un reale obiettivo sportivo. La prossima estate sarà quella della quarta rifondazione. Sempre che il club non sia passato di mano dopo che Elliott ha innervato il bilancio con 325 milioni in un anno e mezzo per coprire perdite e debiti.

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Giovanni Capuano