Carlo Tavecchio dimissioni presidente figc
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Tavecchio, l'uomo che non si dimette. Così prova a sopravvivere a se stesso

Ha contro politica, Coni e opinione pubblica ma non lascia la poltrona di presidente. Il rilancio esonerando Ventura e puntando ad Ancelotti come ct

La storica e clamorosa mancata qualificazione al Mondiale della nazionale italiana ha un responsabile acclarato, il ct Ventura esonerato avendo rifiutato di dimettersi. Per il momento paga lui e nessun altro, perché lo tsunami ha lambito la poltrona di presidente della Figc senza, però, travolgere definitivamente Carlo Tavecchio.

Politica, Coni e opinione pubblica ne stanno chiedendo a gran voce un passo indietro dal momento del fischio finale di San Siro. Tavecchio è stato in silenzio per due giorni e quando ha ripreso parola lo ha fatto per liquidare il commissario tecnico e dichiararsi "indisponibile" alle dimissioni. Punto. Anzi, con tanto di rilancio per un piano che dovrà portare il calcio italiano fuori dalla bufera.

Ecco perché nessuno può cacciarlo via

Una posizione difficile da sostenere davanti all'incalzare delle critiche, ma politicamente blindata. L'opposizione dell'Assocalciatori con Tommasi che ha fatto il gesto di lasciare il tavolo della Figc non basta. Le altre componenti non hanno dato segnale di voler scaricare il presidente e se non lo faranno non lo metteranno in minoranza. Quindi lasceranno il pallino nelle sue mani.

Il Coni per bocca del numero uno Malagò ha espresso la sua opinione ("Farebbe bene a dimettersi") ma non può utilizzare lo strumento del commissariamento perché la Federazione è perfettamente in regola con Statuto, giustizia sportiva e adempimenti tecnico-burocratici quindi non esitono i margini per un intervento esterno d'imperio.

Anzi, Tavecchio non ha tutti i torti quando ricorda come i fallimenti anche clamorosi di altre federazioni importanti, ad esempio quella di atletica leggera, non siano stati commentati con la stessa durezza da Malagò. Ragionamento comprensibile pur se slegato dall'impatto sociale della mancata qualificazione al Mondiale che passa come uno tsunami su tutto lo sport italiano ricacciandolo indietro nel tempo.

Ancelotti come Conte: ecco il rilancio di Tavecchio

E' evidente che per sopravviere alla figuraccia mondiale Tavecchio abbia poco tempo a disposizione e una sola carta da giocare. Sul piano politico è quella di un progetto da far partire subito, che contenga alcune delle riforme già accennate da lui stesso in passato (ad esempio la riduzione del numero di squadre professionistiche o l'introduzione delle squadre B, digerita a fatica nel secondo mandato).

Sul piano mediatico serve un testimonial del nuovo corso. Il nome scelto è quello di Carlo Ancelotti, nuovo ct con pieni poteri da presentare al popolo furente. Una mossa identica a quella dell'estate del 2014 quando, in piena crisi per il ko mondiale e sotto tiro per le gaffes dispensate a piene mani in campagna elettorale, Tavecchio riuscì ad estrarre dal cilindro il nome di Antonio Conte. Vincendo la sua scommessa.

Attenzione a sottovalutare le capacità pratiche e persuasive di un uomo che ha dimostrato di saper convincere anche i più renitenti, costruendo accordi che parevano impossibili. Chi si immaginava un Tavecchio in disarmo e pronto ad abbandonare dopo San Siro non aveva fatto i conti con la tempra di un non-giovanotto che in vita sua non ha quasi mai fatto un passo indietro.

L'appoggio esterno alla Figc

Anche perché fin qui è brillato il silenzio dei suoi grandi elettori. Tavecchio può contare anche su una serie di successi a livello politico di cui sta incassando oggi, nel momento più difficile, le cambiali. Il presidente della Fifa Infantino lo ha difeso, dentro l'Uefa l'Italia è tornata a contare come non accadeva da tempo e con un uomo strettamente legato allo stesso Tavecchio come il direttore generale Michele Uva.

E' innegabile che negli ultimi mesi il movimento abbia beneficiato in maniera concreta delle scelte di Tavecchio in politica estera: lo stesso allargamento delle squadre italiane nella prossima Champions League è frutto di una strategia impostata da Andrea Agnelli nell'Eca (l'associazione dei maggiori club europei), ma nella quale è stato decisivo anche l'assenso di Ceferin grato a Tavecchio per l'aiuto a farsi eleggere numero uno dell'Uefa.

Quindi va bene pensare di cambiare Tavecchio perchè il segnale di discontinuità va dato. Ma chi dopo di lui? Con quali idee? Quale programma? Perché la scelta del prossimo ct sarà quella più importante dal punto di vista mediatico, ma il grosso del lavoro della Figc si fa anche dietro le quinte. Qui Tav in due anni e mezzo ha convinto anche molti degli scettici della prima ora. E qualche silenzio nelle ore post-eliminazione lo dimostra.

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Giovanni Capuano