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(Ansa)
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Statali e paritarie: in Italia è allarme per i bambini disabili, lasciati soli

Il Covid penalizza purtroppo le persone più in difficoltà delle altre


La scuola italiana è in allarme. Un allarme per la crisi sanitaria in corso, con strutture non idonee e attrezzatura che mancano (i famosi banchi promessi dal ministro Azzolina). Ma anche e soprattutto allarme docenti, che si estende e si acuisce in riferimento agli alunni diversamente abili.

Nel nostro Paese, infatti, ci sono circa 285 mila studenti disabili nelle scuole statali, solo quest'anno tra i 10 e i 15mila in più, e oltre 17mila in quelle paritarie. La stragrande maggioranza di loro, però, non può avere un vero e proprio diritto allo studio. I numeri dello scorso 14 settembre – quando le scuole italiane hanno ripreso la loro attività in presenza dopo i mesi di lockdown e le vacanze estive – parlano infatti di 168.150 allievi disabili (ben il 59% del totale) che non hanno più a disposizione il proprio professore di sostegno.

Numeri di un allarme che è già un dramma. In qualsiasi contesto sociale, soprattutto quello scolastico, le persone con handicap o disabilità e in particolare i minori sono già soggetti purtroppo ad una condizione di fragilità, alla quale serve veramente poco per aggravarsi in situazioni di svantaggio, discriminazione e marginalità. Un pericolo che si aggiunge alle naturali conseguenze psicologiche e relazionali che già in questi mesi sono cadute come un macigno sulle spalle degli studenti – disabili e non – costretti alla didattica a distanza.

Ormai è quasi banale e scontato ricordarlo – anche se repetita iuvant – che le lezioni in presenza in aula non potranno mai essere sostituite in toto dalla Dad e in particolare per chi ha bisogno dei docenti di sostegno appare più che mai fondamentale, soprattutto all'epoca del Covid, assicurare l'alienabile diritto allo studio, riconosciuto a chiunque fin dalla Dichiarazione Universale dei Diritto dell'Uomo del 1948.

E le storie drammatiche di diritti negati e bambini disabili rifiutati dalle loro scuole sono già tante, anche a sole tre settimane dalla riapertura delle scuole italiane. Come quanto accaduto a Lorenzo, che frequenta la scuola media in provincia di Matera. Secondo il racconto della madre – che ha denunciato e lanciato un appello scrivendo direttamente al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – dopo sette lunghi mesi e la speranza, finalmente, di poter rivedere il figlio in un'aula scolastica, viene contattata telefonicamente per essere informata di quello che sembra essere uno scherzo: "la docente di sostegno vorrebbe sapere se Lorenzo sarà in classe lunedì mattina, in tal caso non si presenterà". Le proteste della donna e la promessa di chiamare i carabinieri per denunciare l'interruzione di servizio pubblico non sortiscono nessun effetto: lunedì mattina la docente si presenta a scuola, ma non accoglie Lorenzo e afferma di "aver paura di rimanere da sola con lui. Non voglio Lorenzo – sarebbe stata la sua richiesta – datemi qualsiasi altro incarico".

Una storia di ordinaria follia, che fa il paio con quanto troppe volte accade non solo nelle scuole pubbliche ma soprattutto in quelle paritarie. Qui, molte volte, i bambini con handicap o disabilità sono vittime non tanto di docenti che "fuggono", quanto di un sistema globale che lascia le realtà paritarie senza mezzi idonei, senza colpe.

Come riporta Patrizia Floder Reitter sulle pagine de La Verità dello scorso 25 settembre, infatti, tra scuole statali e paritarie c'è un'ingiustificata quanto assurda disparità di trattamento economico per gli insegnanti specializzati che devono occuparsi degli studenti bisognosi di sostegno. Lo Stato italiano, infatti, eroga ogni anno quasi 5 miliardi di euro per i docenti di sostegno delle statali, che divisi per i 285 mila alunni di cui parlavamo prima hanno come risultato una somma media annua di circa 20mila euro. Per gli oltre 17 mila alunni disabili delle paritarie, però, i fondi stanziati sono solo 23,3 milioni: circa 1.716 euro di media. Quale il risultato? Quello di discriminazioni quotidiane, come accaduto in provincia di Pesaro e Urbino, dove il signor Paolo ha due dei suoi tre figli con disabilità e gli è stato chiesto – per la piccola di 7 anni con sindrome di Down e ritardi aggiuntivi – di pagare di tasca propria il sostegno. Pagare di tasca propria un'assistenza e un diritto allo studio che dovrebbe essere garantito per legge.

Incredibile ma vero, soprattutto in Italia, dove a rischio tra statali e paritarie ci sono quasi 300mila bambini disabili. Un dramma.


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Jacopo Coghe