Quella strage di vite umane sulle strade, anche per colpa delle «recidive»
La morte del 18 enne ucciso a Roma dall'auto fuori controllo nelle mani di una giovane in stato di ebbrezza a cui già era stata ritirata la patente per abuso di alcol riporta alla luce un problema tragico ma spesso dimenticato
Dopo la morte di Francesco Valdiserri, il 18enne investito a Roma da una ragazza in stato di ebbrezza e sotto effetto di sostanze stupefacenti, torna alta l’attenzione sulle vittime della strada. Un dato che ha subito un brusco arresto durante la pandemia ma che ha ripreso ad aumentare in questi due anni.
Nel 2021 infatti secondo l’osservatorio dell'Asaps, Associazione Sostenitori Polizia Stradale, sull'incidentalità con il coinvolgimento dei pedoni (realizzato sulla base dei dati Aci-Istat del 2021- 2022) sono avvenuti 17.164 investimenti di pedoni, 47 al giorno, due all'ora, in cui sono morte 471 persone, 330 uomini e 141 donne. Mentre nel primo semestre 2022 sono stati 451 gli episodi di pirateria stradale gravi, erano stati 486 nello stesso primo semestre del 2021 -35 (-7,2%). I morti nel primo semestre 2022 sono stati 39 e 546 le persone ferite. Nello stesso semestre 2021 i morti erano stati 52 e i feriti 547.
« Con il nostro osservatorio monitoriamo gli incidenti e le posso dire che la situazione è drammatica. Parliamo secondo i dati Istat di circa 8 persone al giorno vittime di incidenti stradali, 12 quest’estate»-commenta Giordano Biserni Presidente ASAPS
Come mai c’è stato questo aumento?
«In parte è dovuto al silenzio e alla disattenzione totale delle istituzioni e della politica ma anche ad una trascuratezza delle segnalazioni orizzontali, verticali e luminose. Solo a San Donà ad inizio ottobre sono morti 7 giovani sulla A 4 e ieri a Roma un ragazzo di 18 anni è stato investito da una 24enne positiva al test di alcool e droga a cui era stata già ritirata la patente. Rischiamo la vita anche quando camminiamo sui marciapiedi».
Qual è la soluzione?
«Non esiste soluzione ma certamente sarebbe opportuno puntare su una campagna di sensibilizzazione e di informazione efficace sulla sicurezza stradale. In più ci vorrebbe piu attenzione da parte degli amministratori verso pedoni e ciclisti con un aumento degli autovelox e maggiori controlli nelle zone a rischio per valutare che il conducente abbia i requisiti e le condizioni psicofisiche necessarie per guidare e non sia un pericolo per se stesso e per gli altri».
Ma il problema degli incidenti stradali prevede anche una recidività che non è da sottovalutare e di cui si occupa l’Associazione dei familiari e vittime della strada. «Noi come Associazione familiari e vittime della strade ci occupiamo di 2mila casi l’anno di persone a cui è stata ritirata la patente in seguito ad un incidente stradale o ad un fermo dovuto all’uso di droga o alcol. Più del 3% di queste persone sono recidive come nel caso della ragazza positiva ad alcol e droga che ha investito un 18enne a Roma. Anche lei era una recidiva perché le era stata ritirata la patente e anche se avrà fatto il suo percorso riabilitativo non ha imparato nulla»-ci spiega Silvia Frisina delegato presidenza dell’Associazione familiari e vittime della strada
Cosa sarebbe opportuno fare?
«Secondo noi nell’immediato ci sarebbe da fare due azioni: aumentare i controlli di polizia stradale e lanciare delle campagne efficaci di sicurezza sulla strada. Ma purtroppo la polizia è penalizzata da una mancanza di organico e di conseguenza i controlli non sono sufficienti con il risultato che gli incidenti di persone sotto effetto di alcol e stupefacenti da agosto ad oggi è aumentato incredibilmente. Basti pensare senza andare troppo a ritroso all’incidente avvenuto 3 giorni fa ad Ostia dove una ragazza di 23 anni americana è rimasta vittima di un incidente causato da uomo sotto effetto di droghe. Un altro dato allarmante è che le sostanze stupefacenti circolano con maggiore facilità. Ma oltre all’uso di droghe un fattore che viene spesso sottovalutato è l’abuso di alcool, che non può essere monitorato perché sempre più spesso le pattuglie delle forze dell’ordine non hanno l’etilometro quindi non tutti i fermati sono sottoposti all’alcoltest. Purtroppo c’è un sommerso che non conosciamo che è spaventoso».
Tra le vostre attività ci sono dei percorsi riabilitativi?
«Noi abbiamo una convenzione con il Ministero della Giustizia che prevede dei lavori socialmente utili dove accogliamo gli autori di reato in guida di stato ebbrezza, si tratta in pratica di impiegare queste persone nello stesso ambito in cui hanno commesso il reato».
Sulla strada?
«Si, esattamente anche perché Il carcere va ad aumentare la recidività mentre le misure alternative come manutenzione su strada o assistente stradale, sono percorsi riparativi che funzionano meglio».
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