Stylophonic, viaggio alle orgini della dance: tutto è iniziato con il funk
Lo stato dell'arte della scena dance secondo Stefano Fontana aka Stylophonic. Che ha da poco pubblicato il nuovo album, "We are"
Sono convinto che la paternità, la discendenza, nella musica da ballo sia fondamentale per capire lo stato dell’arte della musica dance di oggi. New York, Chicago, Detroit sono le città chiave per comprendere come la musica nera, il funk, abbia contaminato generi come la techno, l’house music e la tech house. La scena di New York per me è stata fondamentale. La Grande Mela era infatti una delle città più importanti per la disco music, aveva forse il club più importante e conosciuto negli ’70, lo Studio 54.
La storia della musica dance è piena di momenti in cui è praticamente rinata dalle ceneri di se stessa. Pensiamo come dal funk si è passati alla disco e poi alla hi-NRG, un genere che come è arrivato velocemente, è scomparso altrettanto velocemente, prima di rinascere con il suono denominato house music, nato a Chicago.
In tutte queste evoluzioni e rinascite si alternavano elementi nuovi che rinfrescavano il suono, dall’avvento dei synth, alle batterie elettroniche, alle versioni delle canzoni extended 12 create apposta per i dj.
A New York, dj come Arthur Baker, Pet Shettibone, Jelly Bean BENITEZ, F. Kevorkian (già boss della Prelude, etichetta storica responsabile di quel suono influenzato dalle macchine che arrivò subito dopa la disco e la prima House) iniziarono a fare edit dei pezzi disco, pop elettronico loppando i break, cioè la parte della canzone più vuota con solo elementi ritmici che di solito si trovava prima dell’ultimo ritornello.
Questo break “allungato” diventava fondamentale per i dj che lo utilizzavano per fare ballare brani che prima era impossibile mixare con altri e non avevano l’appeal giusto per il dancefloor; grazie a questi edit gruppi come i The Clash,Soft Cell, Depeche Mode, Klein & MBO e tantissimi produttori Italiani di allora furono “suonati” nei club più underground di New York, Chicago e poi piano piano in tutto il resto del mondo.
L’house music trovò a New York una seconda casa dopo Chicago, produttori come Larry Levan, Tony Humphries, Timmy Regisford, Tood terry, Tommy Musto, Northy Cotto, Lil Luis, Swing 52, Master At Work, David Morales, Frankie Knuckles (partito da Chicago e poi diventato un newyorkese doc ), Roger Sanchez, Armand Van Helden, Lenny Fontana, Tedd Patterson, Mike Delgado, kerry Chandler (dal New jersey per essere precisi) presero tutti questi elementi e trasformarono e resero il suono di Chicago, cioè l’house music non come un genere di passaggio o transizione ma come un nuovo stile musicale che si definiva e nasceva dalla naturale evoluzione della musica disco, r’n’b, funk , rock combinata con l’utilizzo della nuova tecnologia di allora con il dj/producer che prendeva il posto di comando nella realizzazione del suono del futuro.
Il funk fu determinante per la crescita e sviluppo sia del suono House che del suono Techno che stava nascendo a Detroit, produttori come Derrick May, Carl Craig, Kevin Sandersoun e Juan Hatkins erano fans sfegatati dei Parliament, Funkadelic e Zapp Band, gruppi che partendo dal funky hanno rivoluzionato un genere che è ancora fonte di ispirazione per tutti i producer di musica elettronica, passando dai Daft Punk ai Leftfield, a Pharrel Williams, agli Inner city fino a Locodice e Drake.
Durante la fine degli anni ’80 e inizio anni ’90 ci fu una specie di gara tra Chicago e New York per le produzioni più innovative del genere.
Da una parte i producer di Chicago con alcuni brani diventati dei classici della musica, basti pensare a Acid Life di DJ Pierre, Promise Land di Joe Smoth, No way Back di Adonis, Farley Jackmaster Funk con Love Can't Turn Around, Ten City con Devotion e Ce Ce Rogers con Someday,Frankie knuckles con Your Love, Ralphie Rosario con You Used To Hold Me e infine Steve Silk Hurley con Jack your body; mentre dall’altra, a New York, rispondevano con Arnold Jarvis, Take Some Time, Touch's Without You, Exit's Let's Work It Out , Park Ave's Don't Turn Your Love, C&C Music Factory con Everybody dance now, Todd Terry con Bango, KC Flight con Let's Get Jazzy, Swan Lake's In The Name Of Love, Black Riot, A Day In The Life e Royal House con Can You Party! sempre prodotta dal quel genio di Todd Terry e infine Kraze con The Party, I’ll be your friend di David Morales, Deep Inside dei Master at work, Nitro Deluxe Let's Get Brutal.
Non possiamo nominare tutti i brani e i generi e sotto generi che l’house music ha creato, di certo nel corso degli ultimi 30 anni ha trovato una sua nuova casa in tutta Europa, Londra e Berlino su tutte.
Una fase determinante per il suono moderno elettronico fu l’incontro tra l’house e la techno da cui nacque un nuovo genere musicale denominato Tech House, che oggi giorno soffre di un po’ di mancanza di creatività ed avrebbe bisogno di quella scintilla primordiale per avviare il genere ad una nuova fase.
La deep house, la garage e la funk house sono cugini del suono house, hanno sempre avuto una vita propria dentro dei circuiti underground che nascono e muoiono a cicli, un po’ come come i club e le etichette musicali dedicate a questi suoni.
Nuovi scenari legati al movimento house sono cresciuti in diverse parti del mondo e alcuni act e/o djs sono approdati anche nei festival musicali più importanti e sono ora considerati importanti come e forse di più di molte blasonate rock band. Basti pensare a gente come Locodice, Marco Carola, Sven Vath, Luciano, Jamie Jones, Richie Hatwin, Duke Dumont, etcc etcc.
Quale sarà la nuova evoluzione di questo genere che ha sempre accolto nuove contaminazioni con favore, nessuno lo sa ancora, di certo più la creatività tornerà a prendersi il suo spazio e più avremo la possibilità di divertirci con nuovi suoni sopra la cassa in quattro. :-)
Words by STEFANO FONTANA
Cresciuto a Londra e conosciuto a livello internazionale, ha pubblicato il nuovo album “We Are”, registrato a New York, scritto con il cantante funk originario del Bronx, Kena Anae, e mixato da Dave Darlington.