Sugar Tax nella Manovra: “peserà oltre il 10% del fatturato del settore”
David Dabiankov, direttore generale di Assobibe lancia l’allarme: a rischio 5mila posti di lavoro e un freno agli investimenti. E le conseguenze sulla salute non sarebbero quelle sperate
“Qualcuno la definisce una piccola imposta, ma equivale a oltre il 10% del fatturato del settore. È una spada di Damocle che preoccupa”. È chiaro David Dabiankov, direttore generale Assobibe (associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche in Italia) nel commentare la presenza della Sugar Tax nella Manovra. “Chiediamo di evitare di umiliare le imprese che fanno Made in Italy, fanno valore sul territorio e investimenti in questo Paese, soprattutto in un periodo di incertezza economica”, continua Dabiankov.
La Sugar Tax, introdotta dal Governo Conte 2 nel 2020, di posticipo in posticipo, dovrebbe entrare in vigore da luglio 2025. Nel testo della Manovra appena depositato in Parlamento è scritta nero su bianco. Si tratta di un’imposta sulle bevande zuccherate, dalle bibite gassate ai succhi di frutta addizionati di zucchero o dolcificanti. “Produrrà una contrazione di vendite del 16% in tutta la filiera, a monte e a valle, metterà a rischio oltre 5mila posti di lavoro, determinerà un calo degli acquisti di materia prima di oltre 400 milioni di euro, incrementerà la fiscalità del 28% per le aziende con un freno degli investimenti per oltre 46 milioni di euro” spiega Dabiankov che sottolinea anche il carico burocratico, che impatterà in maniera significativa, con tutti gli ulteriori costi (dichiarazioni mensili, registri…).
Il settore, simbolo del Made in Italy, è composto dal 64% da piccole medie imprese che producono chinotti gassose, spume, cedrate… “L’imposta colpisce tutti i produttori, certo l’impatto grava ancor di più sulle PMI. Ma i nostri associati vendono a 40/50 centesimi al litro e l’imposta è di 10 centesimi al litro. Questo vuol dire che tutte le aziende saranno penalizzate e dovranno fermare o distogliere alcuni investimenti magari dedicati alla sostenibilità economica e ambientale”, avvisa direttore generale Assobibe.
La Sugar Tax ricadrà dunque sulle spalle dei produttori, degli importatori e alla fine anche dei consumatori, con effetti inflattivi. Ma la salute? L'obiettivo principale della tassa è scoraggiare il consumo di bevande zuccherate per ridurre i rischi di obesità e diabete. “Si chiama Sugar tax ma si applica solo alle bevande. E questi prodotti rappresentano lo 0,9% di calorie assunte dagli italiani (lo 0,6% nei bambini). L’impatto sulla salute è risibile. Mentre il consumo di zucchero è di gran lunga più elevato negli alimenti, che invece non vengono toccati dalla tassa”, continua Dabiankov. Il provvedimento è stato introdotto in alcuni Paesi (Belgio, Finlandia, Francia, Ungheria, Irlanda, Lettonia, Monaco, Norvegia, Portogallo) e secondo i dati OMS in quegli Stati il trend di obesità e sovrappeso è rimasto in crescita. Stessa conclusione è arrivata da un report della Commissione Europea. E i numeri dimostrano che in Italia il consumo di bevande zuccherate è diminuito del 20% negli ultimi dieci anni, ma non quello delle patologie collegate all’assunzione di zuccheri.
“Il governo ha sempre avversato la norma quando era all’opposizione e l’ha neutralizzata in questi anni. Vista l’analisi costi benefici sarebbe incomprensibile farla entrare in vigore ora. Una nuova tassa nel 2025 per il settore non è sostenibile. Non ce la possiamo permettere”, conclude Dabiankov. La Sugar Tax è nel testo della Manovra e luglio è vicino.