Tarfusser: «Lo sciopero dei magistrati è illegittimo»
Dialogo con sostituto procuratore generale presso la Procura di Milano ed ex giudice alla Corte penale internazionale dell’Aia, molto scettico anche con la riforma Cartabia
«Lo sciopero dei magistrati è illegale e il Csm è un maleodorante carrozzone politico-burocratico che gestisce in modo del tutto opaco carriere, uffici, incarichi e che si presta ad ogni manipolazione» afferma in un’intervista a Panorama Cuno Tarfusser, sostituto procuratore generale presso la Procura di Milano ed ex giudice alla Corte penale internazionale dell’Aia.
Il 16 maggio i magistrati di tutto il Paese hanno deciso di scioperare contro la riforma Cartabia dell’ordinamento giudiziario e del sistema elettorale del Csm.A deciderlo dopo 8 ore di dibattito tra scontri e tensioni la giunta dell'Anm con 1.081 voti favorevoli 169 contrari e 13 astenuti. Si tratterà di un' astensione totale dei magistrati dalle loro funzioni, salvi i limiti derivanti dal codice di Autoregolamentazione. I punti della riforma contestati dai magistrati riguardano la separazione delle funzioni, del disciplinare e delle valutazioni professionali del loro operato. A preoccupare le toghe sarebbe soprattutto il diritto di voto degli avvocati all’interno dei consigli giudiziari per valutare la professionalità dei giudici.
Cosa ne pensa dello sciopero dei magistrati contro la riforma del Csm?
«Penso che sia illegittimo, per non dire sovversivo. Penso che chi esercita uno dei poteri dello Stato, non può scioperare contro chi esercita un altro potere dello Stato. Penso che si tratti di un’azione politica con cui l’Anm vuole condizionare scelte politiche che, stando a quella stessa Costituzione cui dichiarano sempre di orientarsi ma che ora calpestano, spettano esclusivamente al legislatore. A tale proposito è forse utile anche ricordare che l’articolo 40 della Costituzione sullo sciopero è inserito nel capitolo riguardante i rapporti economici e non i rapporti politici. Spero davvero che questo sciopero fallisca miseramente. Potremmo solo guadagnarne in termini di credibilità, ormai al minimo».
L’Anm sostiene che con lo sciopero vuole protestare per non essere stata sentita dal Governo…
«E perché mai il Governo dovrebbe “sentire” le ragioni di un’associazione privata qual è l’Anm? Se ritiene di farlo la sente, se non ritiene di farlo non la sente. Certamente l’Anm non ha alcun titolo per pretendere di essere sentita, anzi credo che il Governo l’abbia sentita anche troppo». Secondo l’Anm la riforma viola la Costituzione perché limita autonomia e indipendenza dei magistrati. Lei che ne pensa? «Semplicemente ridicolo. Nella riforma in discussione non solo non vedo alcuna violazione dell’autonomia e indipendenza dei magistrati, ma penso anche che sia l’ora di smetterla di urlare alla violazione dell’autonomia e indipendenza ad ogni, anche minimo, tentativo di cambiamento. Aggiungo che, anche ammesso e non concesso che tra le pieghe della riforma vi sia qualche norma che viola la Costituzione, sarà la Corte Costituzionale a doverlo dire, non certo i magistrati con uno sciopero preventivo. E poi, in cosa consisterebbe questa limitazione dell’autonomia e indipendenza? Nel fascicolo della performance del magistrato? Nella possibilità di voto nei consigli giudiziari da parte degli avvocati? Ben vengano, invece. E’ ora di smetterla con le autovalutazioni compiacenti, con le valutazioni ridicole, manipolate e mistificate, con i giudizi che sono il fedele riflesso dell’appartenenza correntizia».
Cosa può dirci della Riforma Cartabia?
«Riforma è una parola grossa nel senso che, come tutte quelle che l’hanno preceduta, sono facile profeta nel dire che certamente non avrà alcuna ricaduta positiva sugli utenti della giustizia. Non sfiora nemmeno uno dei mille problemi veri, quotidiani che affliggono il sistema giudiziario e certamente non ridurrà nemmeno di un giorno il processo civile o penale. Detto questo, ha il merito di liberare denaro dal Pnrr e quello di avviare, come detto, una più adeguata, seppur ancora perfettibile, modalità di valutazione dei magistrati. Però il concetto di “riforma” ha per me un altro, preciso significato ovvero quello di rivisitazione globale, moderna ed organica del sistema giustizia e quindi dell’Ordinamento giudiziario, della Giustizia Civile, della Giustizia Penale, e soprattutto del CSM. Ad oggi di riforme degne di questo nome (anche se dai risultati molto deludenti) ricordo solo quella del processo penale del 1989 e quella del giudice unico del 1998. Per il resto, più che di riforme, si è trattato di rattoppi e rammendi ad un sistema giudiziario sempre più liso, sempre più a brandelli, sempre più fuori moda. Basti pensare che ancora oggi, nel 2022, le basi normative del sistema giudiziario sono costituite in gran parte da Regi Decreti firmati dal Re e da Mussolini. Vorrei davvero che un giorno il Parlamento dedicasse delle sessioni specifiche ad una riforma organica del sistema giudiziario come hanno fatto altri paesi. O pensate davvero che, ad esempio, in Germania siano ancora in vigore leggi firmate da Hitler?»
È d’accordo con la separazione delle carriere dei magistrati?
«Io non sono un dogmatico e quindi credo che si possa e si debba discutere laicamente di tutto, anche della separazione delle carriere. Trovo però deludente - sintomatico dell’incapacità della politica ad individuare i veri problemi che attanagliano la giustizia- vedere come ormai da decenni il dibattito politico sulla riforma della giustizia ruoti intorno agli stessi argomenti: dal sistema elettorale del CSM alla separazione delle carriere, dall’azione penale discrezionale al divieto per il pm di fare appello, dalla prescrizione al ritorno in ruolo dei magistrati imprestati alla politica e altre simili inutili amenità. Mi chiedo retoricamente se sono davvero questi i problemi della giustizia. Certamente no. Mille altre cose, di cui nessuno parla, dovrebbero essere fatte prima. Per rispondere alla Sua domanda: non sono d’accordo con la separazione delle carriere, che di fatto sono già separate, ma non ne faccio una bandiera».
Da magistrato che idea ha del CSM?
«Da nobile organo di autogoverno come lo hanno inteso i padri costituenti definendolo addirittura “superiore”, ovvero al di sopra dell’agone politico, si è ridotto a un maleodorante carrozzone politico-burocratico che - dominato dalle correnti da cui dipende tutto e cui tutto è militarmente subordinato - gestisce in modo del tutto opaco carriere, uffici, incarichi, disciplina basandosi su una normativa secondaria che si presta ad ogni manipolazione. Certo è che lo scandalo Palamara ha reso evidente all’esterno ciò che tutti all’interno sapevano o, almeno, intuivano. Altrettanto certo è che da allora non è cambiato nulla, anzi! Nemmeno un diverso sistema elettorale, qualunque esso sia, sarà un grado di scalfire questo muro di gomma».