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(Ansa)
Tecnologia

I freni assurdi contro l'agrivoltaico in Italia

Agricoltura e ambiente, agricoltura sostenibile e green. L'agrivoltaico è una risorsa importante ma da noi ancora ferma al palo

Mai come oggi, alla luce della crisi in corso, l’Italia guarda alla transizione energetica verde con rinnovato interesse. Quasi come una Biancaneve ridestata dal bacio del Principe Azzurro, non fosse altro che nel ‘paese del sole’ Biancaneve non si sarebbe neanche dovuta addormentare. E del resto l’esterofilia da cui gli italiani sono pervasi pare viaggiare a compartimenti stagni: importiamo junkfood e telefilm ma ci ostiniamo a non guardare a ciò che di virtuoso succede di là (ma ogni tanto anche al di qua) dell’Oceano Atlantico. Sul fronte delle rinnovabili, in effetti l’Italia è quel Paese in cui molto si parla, un poco si legifera, assai si burocratizza e poco si fa: senza voler andare a scomodare gli americani che in Maine stanno costituendo nuove solar community, iniziative che hanno come obiettivo l’incremento di energia prodotta da fonti rinnovabili a prezzi accessibili ai cittadini, è sufficiente fare un salto in Spagna dove nel 2021 l'eolico è stato la principale fonte di energia elettrica per un totale che vede le rinnovabili al 47% del totale di energia prodotta. E l’Italia?

L’Italia è ferma al 20,4%: ingessata tra iter di approvazione che hanno tempi biblici, cittadini pronti a sostenere la transizione verde purché questa non avvenga nelle immediate vicinanze di casa sua (i cosiddetti NIMBY, Not in My Backyard) e sguardi sospettosi a tutto ciò che fino ad ora non s’è mai visto. È il caso dell’agrivoltaico, un sistema virtuoso che consente la convivenza di pannelli solari e agricoltura, aumentando la resa delle colture agricole (che risultano protette dai pannelli) e al contempo riducendo consumo di acqua e dei costi di produzione di energia che viene oltretutto prodotta in modo pulito.Ideato nel 1981 Adolf Goetzberger e Armin Zastrow oggi l’agrivoltaico rappresenta una vera opportunità per il nostro Paese, anche grazie alla joint venture Tra REM Tec (società che produce soluzioni tecnologicamente avanzate nel settore delle energie rinnovabili ed è titolare di diversi brevetti, tra cui quello per il sistema Agrovoltaico) e Renergetica S.p.A, azienda specializzata nello sviluppo di progetti da fonti rinnovabili sul mercato internazionale, oggi è guidata da Stefano Giusto che ne è amministratore delegato. E propio a Giusto abbiamo chiesto di fare il punto sulle rinnovabili, in generale, e l’agrivoltaico, in particolare, in Italia.
Quanto è importante l’agrivoltaico in ottica di transizione ecologica?

«Le energie rinnovabili sfruttano un combustibile gratuito, eterno, infinito e disponibile localmente.Il solare, nella fattispecie, non produce fumo, non fa rumore... non fa nemmeno ombra.I punti critici fino ad ora riscontrati in Italia, per la diffusione dell'energia solare in forma significativa da permettere una completa transizione ecologica, sono l'impatto visivo e l'occupazione del suolo. Se per il primo, attuiamo costantemente misure che ne limitano la portata (pannelli colorati sui tetti, vegetazioni perimetrali, e altro), sul secondo punto riteniamo che la soluzione sia l’agrivoltaico. Si è scoperto, infatti, che non solo è possibile un utilizzo contemporaneo del suolo per agricoltura ed energia ma addirittura che le due cose sono sinergiche e l'una beneficia della presenza dell’altra. Anche per questo noi continuiamo a investire in ricerca e sviluppo su alcuni brevetti nel campo agrivoltaico che hanno già potuto dimostrare nella pratica dei risultati eccezionali».

Nel PNRR sono stanziati 1,5 mld di euro per l’agrivoltaico, ma fino a poco tempo fa sono stati in molti a osteggiare l’installazione dei pannelli sui terreni. Quali sono stati i maggiori ostacoli che avete trovato?

«Alcune Regioni in particolare osteggiano la realizzazioni di impianti solari ma c'è da dire che spesso sono state vittime di abusi negli anni scorsi. Purtroppo si è sbagliato in passato ad autorizzare con troppa semplicità, sicuramente in buona fede, attratti da tutti i benefici che portano le rinnovabili (in termini di ambiente ma anche di economia e ricaduta sociale) e oggi si sbaglia ad osteggiare a prescindere qualsiasi nuovo progetto.Speriamo che si arrivi a una vera valutazione di merito perché il nostro settore è pieno di società serie che investono parecchio per ottenere un equilibrio tra tutti gli stakeholder, l'ambiente, l'industria, l’agricoltura. Il PNRR è un’opportunità meravigliosa, non dimentichiamolo, per diventare resistenti e resilienti ai fattori esterni come pandemie e guerre e mai più di adesso l'energia ne è un tema centrale.In definitiva, la politica non può andare contro la tecnologia, l'economia e gli interessi dello Stato e dei cittadini».

L’eccessiva burocratizzazione delle prassi di approvazione è ancora un ostacolo allo sviluppo della Green Energy? Cosa si potrebbe fare, politicamente, per favorire uno snellimento di tali prassi?

«Il nostro è un settore maturo con Società strutturate e grande capacità di investimento.Innanzitutto ci servono coerenza, uniformità ed equità.Politicamente molto si è detto ma a tutt'oggi ogni Provincia ha criteri di approvazione e iter attuativi diversi. La Politica deve avere il coraggio di prendere delle decisioni chiare e portarle in fondo. La VIA nazionale, per esempio, è un ottimo metodo per uniformare le decisioni tra le varie Regioni ma ad oggi non è riuscita a snellire i processo che anzi appare più lungo di prima. I tempi previsti per legge sono disattesi quasi sempre».

Cosa si potrebbe fare, politicamente, per favorire uno snellimento di tali prassi?

«Due decisioni permetterebbero un significativo snellimento: istituire il silenzio assenso nei termini di legge per obbligare le istituzioni a rispondere in tempi certi e diminuire i termini di impugnazione delle delibere di autorizzazione lasciando solo il ricorso al TAR amministrativo di 60 giorni. Detto questo mi piace sottolineare che ci sono tante istituzioni che lavorano bene, rispettano i tempi e con cui lavoriamo in maniera professionale. Il nostro Paese si lamenta giustamente sempre delle cose che non vanno, ma raramente si complimenta per quelle che funzionano».

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Andrea Soglio