Cina, istruzioni per l'uso di un mondo unico
Smartphone, pagamenti e futuro: tre cose che ho scoperto a Shenzhen, la città più innovativa nella Terra del Dragone
Sono reduce da un viaggio in Cina, a Shenzhen per la precisione, organizzato da Oppo, quarto produttore di smartphone su scala globale. La città è sede della compagnia e del conglomerato BKK Electronics Corporation (gruppo da cui sono nati altri brand come Vivo, Realme e OnePlus) ed è una metropoli da 13,5 milioni di abitanti che confina con Hong Kong. A questa vicinanza deve la sua ascesa, poiché da villaggio di pescatori a inizio anni Ottanta ha cambiato volto grazie a una intuizione di Deng Xiapoing, l'architetto della riforma economica cinese, che proprio a Shenzhen decise di creare la prima zona economica speciale, lasciando a quel territorio maggiore autonomia e libertà in termini di investimenti provenienti dall'estero, che hanno permesso alla città di emergere come centro di riferimento per l'innovazione e principale polo elettronico del paese. Da qui a diventare la Silicon Valley cinese, culla di migliaia di startup il passo è stato breve, come quello che ha permesso a realtà come Tencent di farsi largo e rivestire un ruolo cruciale per la svolta digitale della Cina, con una serie di servizi che hanno cambiato radicalmente abitudini e processi quotidiani.
Trascorrere cinque giorni in città è un periodo troppo breve per stilare qualsiasi tipo di bilancio, ancor più per trarre giudizi univoci, tuttavia sono stati sufficienti per scoprire alcuni aspetti evidenti di Shenzhen e del modo in cui si vive in un centro simbolo dell'accelerazione cinese. Il primo punto riguarda gli smartphone, semplicemente perché senza telefono è assai difficile vivere, in quanto dallo smartphone passa tutto ciò che si fa durante la giornata. Non è una mera questione di shopping o di prenotare una corsa in taxi, come avviene anche alle nostre latitudini, perché il telefono è la chiave che apre ogni porta (tramite il riconoscimento ufficiale, tecnologia utilizzata per qualsiasi servizio in una città che conta decine di migliaia di telecamere) ed è ancor più il dispositivo in cui converge il lungo elenco di attività che scandiscono la giornata.
Un eccesso determinato dalla pervasività di applicazioni come WeChat, di proprietà di Tencent, nata come app di messaggistica ma che nel tempo è diventata l'app per ogni cosa (messaggi, chiamate, social media, shopping, pagamenti) diffusissima in tutto il Paese e anche tra i cinesi che vivono all'estero. Uno dei servizi più gettonati dell'app è WeChat Pay, emerso rapidamente come principale metodo per saldare i conti insieme al concorrente Alipay, altra app ricca di opzioni e legata ad Alibaba, il colosso dell'e-commerce che ha macinato numeri record e portato in auge la figura del suo fondatore, Jack Ma.
Alipay e WeChat Pay sono due servizi che ogni straniero deve tener presente quando va in Cina, perché in molti casi rappresentano l’alternativa più efficace per effettuare pagamenti (in entrambi i casi le carte di credito Mastercard e Visa si caricano con una procedura semplice e veloce). Abituati a essere al centro del mondo, lo scenario per gli occidentali in visita a Shenzhen è ben diverso, perché i due principali circuiti di pagamento sono quasi sempre fuori uso (nessuno tra i dieci partecipanti alla spedizione è riuscito ad utilizzarle, se non tramite i due servizi di pagamento cinesi). Considerate, inoltre, le (alte) difficoltà per ritirare cash dagli sportelli automatici e di cambiare euro con yuan nelle banche in loco, il consiglio è prendere confidenza con WeChat Pay o Alipay prima ancora di arrivare a destinazione, in modo da guadagnare tempo ed evitare brutte sorprese.
Il terzo aspetto riguarda il ruolo che le compagnie cinesi rivestiranno in futuro nel comparto tech. La visita ai laboratori di Shenzhen, alla fabbrica e al nuovo datacenter di Oppo (alimentato da energia proveniente al 100% da fonti rinnovabili e da un sistema di raccolta delle acque piovane che, secondo l'azienda, consente di risparmiare ogni anno 30.000 tonnellate di acqua) nella vicina Donguann, dimostrano che in Cina abbiano intuito come giocare d'anticipo sia obbligatorio in questa profonda fase di transizione che sta vivendo il settore. L'emergere prepotente dell'intelligenza artificiale generativa e la necessità di trovare soluzioni sostenibili in ambito energetico sono le due priorità che stanno indirizzando le scelte dei produttori cinesi, anche perché la trasformazione del mercato degli smartphone sta cancellando la supremazia dell'hardware in favore del software.
Ciò significa che la battaglia non si gioca più soltanto comparando display, fotocamera e batteria, bensì sull'esperienza d'uso che i dispositivi possono assicurare e quindi, in primo luogo, sulle capacità di rispondere alle esigenze quotidiane, secondo l'evoluzione che sta delineando l'intelligenza artificiale. Ecco perché Oppo sta focalizzando investimenti e attenzioni sullo sviluppo di AndesGPT, il modello linguistico di grande dimensioni addestrato con milioni di informazioni che semplificherà lavori e attività trascrivendo email, ritoccando le immagini con l'aggiunta o l'eliminazione di vari elementi, creando brani musicali e sintetizzando riunioni. In breve sostituendoci in compiti facili, noiosi e ripetitivi per farci risparmiare tempo, come tutti i software di IA generativa. Per quanto al momento circoscritto al mercato cinese, AndesGPT, che nelle prime prove si è dimostrata in linea con l'efficacia di GPT4 di Open AI, rappresenta con le sue potenzialità la benzina che Oppo — e i cinesi più in generale, poiché tutte le grandi compagnie cinesi come Baidu (motore di ricerca equivalente di Google) e la stessa Tencent stanno lavorando al proprio sistema di intelligenza artificiale generativa — ha nel serbatoio per continuare a recitare un ruolo di primo piano nel mercato degli smartphone.