L'educazione dei figli ai tempi di youtube
La Rubrica - Cybersecurity Week
Immaginando i miei lettori sotto l'ombrellone ho pensato di intrattenervi in questo mese d'agosto con dei racconti dedicati al rapporto tra voi, i vostri figli e il loro tablet o smart phone. Questa la prima.
Transitate con fare indifferente alle spalle di vostro figlio di dieci anni che, chino sul tablet, sta sghignazzando. Proprio in quel momento udite distintamente: "Caz...! Dai, sei proprio un Cogl..., Ma puoi! Affancu... devi andare. Ti riempio di calci in pancia." Istantaneamente entrate in modalità genitoriale. "Cosa stai guardando?" Più che una domanda è una velata minaccia. "Youtube." Risponde. A quel punto vi avvicinate e osservate quello che sembra un cartone animato e notate la faccina di un ragazzino che appare in un riquadro del video. Dopo una decina di secondi capite che si tratta di un videogame e il tipo sta giocando e commentando.
Oltre al linguaggio da camallo (con tutto il rispetto per la categoria), rilevate che il genere horror poco si addice al vostro pargolo (stanotte potrebbe piombarvi nel letto matrimoniale), quindi intervenite. "Basta con questa roba! Non va bene. Anzi, vai a lavarti i denti che tra poco devi andare a dormire." Detto questo vi impossessate del tablet. Proteste e pianti disperati non vi impietosiscono, ma non sapete ancora che si tratta soltanto del primo round di una partita molto lunga.
Da quel momento avete scoperto come YouTube sia popolato da una pletora di giovanotti e fanciulle che intrattengono un'intera generazione con i loro video sugli argomenti più disparati. Fate uno sforzo sovrumano e vi sorbite chi video-gioca in diretta, altri impegnatissimi a dare consigli di vita, un gruppo che si diletta in candid camera amatoriali, c'è persino chi apre bustine di carte Pokemon e Yu-gi-oh! commentando il contenuto.
Quello che vi lascia attonito sono i milioni di visualizzazioni. Dopo una serie di confronti con altri genitori scoprite di essere tutti sulla stessa barca. In fondo siete sollevati perché i vostri figli non sono strani e, come voi, anche gli altri genitori pensano che si debba stare molto attenti a questo fenomeno: troppe parolacce, poi i commenti sui video sono non di rado "pesanti" o peggio diseducativi ("metti un Like e vedrai che domani l'interrogazione andrà bene." Ma puoi?), vogliamo aggiungere il fatto che danno anche dei cattivi esempi. In ogni caso le conversazioni con altre mamme e papà si chiudevano con una serie di commenti il cui leit-motif era "non capisco".
Adesso è il momento di ammettere che siete orrendamente pigri, perché in realtà siete assolutamente in grado di comprendere come già nella prima adolescenza l'intrattenimento è, nella migliore delle ipotesi, diseducativo, nella peggiore, pericoloso per l'incolumità dei più giovani.
Mi rivolgo alla generazione degli adolescenti anni Ottanta (ma il discorso vale anche per le successive). Se fate un piccolo salto nel passato vi rammenterete che voi eravate tele-dipendenti e sulla qualità della roba che vi iniettavate nel cervello si scrivevano interi saggi di denuncia. Se siete maschietti i vostri miti erano Mazinga, Goldrake, Jeeg Robot d'Acciaio, Daitarn III. Avete di certo nostalgia di quei formidabili sterminatori di mostri e marziani che per violenza e ambientazione erano considerati da molti come alienanti. Molte delle attuali mamme, invece, si sono formate con personaggi che hanno dato una nuova dimensione all'idea di sfortuna e infelicità: Candy Candy e la sua impossibilità di avere una storia d'amore, Anna dai Capelli Rossi, orfana seriale capace di fare fuori tre padri adottivi, e Lady Oscar rifiutata dal genitore, tisica e di inquietante ambiguità sessuale. Entrambi poi condividevate autentici esempi di legalità come il ladro Lupin III e il pirata Capitan Harlock, due assolute pietre miliari della vostra infanzia. Insieme vi strappavate i capelli per i Duran Duran, tanto che qualcuno scriveva il libro "Sposerò Simon Le Bon" e altri lo trasformavano in un film. In milioni facevate le notti in bianco su Mtv ammazzandovi di clip musicali, su alcuni delle quali c'era molto da discutere. Vi dicono qualcosa "Like a Prayer" e "Justify My Love" di Madonna? In qualità di tele-dipendenti siete stati sottoposti a condizionamenti orwelliani. Così se scrivo: "La morale è sempre quella..." non potete sbagliare. Se aggiungo: "Potevamo stupirvi con effetti speciali..." avete una certezza. Quando cito "cuore di panna" vi si stringe il cuore e concludo con "Vorrei cantare insieme a voi...", ma non andate a tirare fuori l'Albero di Natale perché siamo ad agosto.
Non voglio tediarvi oltre, ma adesso penso abbiate iniziato a fare mente locale su una serie infinita di programmi televisivi che oggi non fareste vedere a vostro figlio anche se foste sotto tortura. Nonostante tutto questo e fermo restando le statistiche in merito all'incidenza dei disturbi della personalità, siete normali.
Ora sapete di essere esperti in tema di intrattenimento potenzialmente diseducativo e potete considerarlo parte integrante del tradizionale percorso di crescita di un essere umano e, se siete qui a raccontarlo, allora potete essere di aiuto alla vostra progenie. Immagino che vi aspettiate delle risposte e invece sono le domande che contano, quelle a cui avete dato una risposta più o meno conscia molti anni addietro.
Cosa ha evitato che vi lanciaste da un balcone aspettando che Miwa vi lanciasse i componenti? Quale strano ragionamento vi ha spinto a non diventare un ladro professionista seguendo le orme di Lupin III? Perché non vi siete suicidate di fronte alle disgrazie amorose di Candy Candy, ma crescendo avete preferito le canzoni di Baglioni? Sono queste le domande fondamentali che vi aiuteranno a comprendere se e come intervenire sui vostri figli.