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(Ansa)
Cyber Security

Europee e Presidenziali Usa: l'allarme FBI per «l'infowar»

Peter Lapp, ex agente FBI: «Lo spionaggio è più attivo che mai, ma passa dall’AI generativa. Oggi un clima non diverso da quello del 2020 e della precedente sfida Trump-Biden».

Si chiama “infowar”, si traduce in azioni di disinformazione e hacking, che minacciano di influenzare e alterare il processo di voto. Quello delle europee imminenti, ma anche quello delle presidenziali americane di novembre. Lo sanno bene gli esperti di cybersicurezza, così come le polizie d’Oltreoceano, dove l’attenzione è già massima: «Oggi il clima non è così diverso da quello del 2020, anno della sfida tra Donald Trump e Joe Biden per la guida della Casa Bianca, e abbiamo visto cosa è successo il 6 gennaio del 2021 con l’assalto al Campidoglio», osserva spiega Peter Lapp, ex agente dell’FBI. «Le attività online aumenteranno nei prossimi mesi nel tentativo di influenzare l’opinione pubblica, col ricorso a internet, veicolando messaggi di vario tipo, utilizzando deep fakes così realistici da essere difficilmente distinguibili dalla realtà. È complicato garantire un giudizio indipendente e consapevole», sottolinea l’ex agente dell’Federal Bureau.

Oggi Lapp gira gli Stati Uniti raccontando la storia di Ana Montes, la “spia” che lui arrestò dieci giorni dopo l’11 settembre 2001 e sulla quale è uscito un libro dal titolo eloquente, The Queen of Cuba, “La Regina di Cuba”. Ex senior analist della DIA, la Defence Intelligence Agency, condannata per aver spiato gli Usa per conto del governo di Cuba per 17 anni, Montes è stata ed è tuttora un caso emblematico (tanto che a Hollywood non si esclude di farne un film): «È unico nel suo genere: ha avuto come protagonista una donna, che ha agito nell’era moderna e negli Stati Uniti, non nell’ex URSS – racconta Lapp - Ma attenzione, oggi le spy story esistono ancora». Montes, figlia di un medico dell’esercito americano, nata mentre il padre prestava servizio in Germania, è cresciuta negli States. Dopo la laurea in Affari esteri presso l'Università della Virginia, si è specializzata presso la Scuola di Studi Internazionali Avanzati della Johns Hopkins University. Il fratello Tito e la sorella Lucy, peraltro, erano dipendenti della stessa FBI, mentre l’ex fidanzato Roger Corneretto, era un ufficiale dell'intelligence specializzato a Cuba per il Pentagono. Selezionata per il Programma di Analisti Eccezionali della DIA, si era poi recata a Cuba per studiare l'esercito cubano. Era considerata responsabile e affidabile dai colleghi, ma la verità era un’altra: fin dal 1985 era stata avvicinata da un agente de l’Havana dopo aver manifestato apertamente il supporto per i movimenti di sinistra latinoamericani, come il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale in Nicaragua. È rimasta una spia fino 10 giorni dopo gli attacchi dell’11 settembre, quando è stata fermata prima che potesse rivelare altri delicati dettagli sull’imminente operazione militare statunitense in Afghanistan. Dopo aver scontato 20 anni di prigione, rea confessa, è stata scarcerata un anno fa. Ora è libera. Vive a Puerto Rico dove ha un largo seguito di fans, ma è sotto sorveglianza: ad essere monitorato è soprattutto l’accesso a device elettronici e a internet.

«Oggi la sfida maggiore è rappresentata dalla Cina, non solo per la potenza economica che rappresenta, ma perché sta aumentando le proprie capacità militari – sottolinea Lapp – Quanto alla Russia è ancora una potenza da questo punto di vista e lo dimostra in Ucraina, ma è più una minaccia per la NATO e l’Europa, non direttamente per gli Stati Uniti». Nonostante le tecniche siano cambiate, i tentativi di abbordare potenziali “spie” nel mondo occidentale da parte proprio di Pechino e Mosca non mancano, come dimostra il recente caso dell’arresto dell’assistente di un europarlamentare di Alternative für Deutschland (AfD). Jian Guo, tedesco di origini cinesi, lavorava in Germania al fianco di Maximilian Krah, capolista del suo partito alle elezioni di giugno. Ma anche in Italia basta ricordare il caso di Walter Biot, l’ufficiale della Marina Militare condannato per aver passato documenti top secret a un agente segreto russo. Secondo quanto emerso dal processo, l’avrebbe fatto per soldi: «Anche Montes ricevette denaro, ma lei credeva anche nella causa cubana ed è per questo che si è dichiarata colpevole. Si disse “moralmente obbligata ad aiutare l'isola (Cuba, NdR) a difendersi dai nostri sforzi per imporle i nostri valori e il nostro sistema politico” – prosegue Lapp - Sono convinto che odiasse gli Usa. Questa storia ci ricorda l’importanza di certe informazioni, che si devono proteggere con ogni sforzo possibile, anche dalle persone di cui a volte ci fidiamo». Un compito reso ancora più arduo ai tempi dell’AI, dei social e del deep fake, e con l’avvicinarsi delle elezioni europee e poi delle presidenziali statunitensi in novembre. Basti pensare che al “Caso Biden” di qualche settimana fa, quando tra le 5mila e le 20mila persone hanno ricevuto una chiamata da un finto presidente degli Stati Uniti che esortava a non votare alle primarie del New Hampshire. Naturalmente si trattava di un deep fake, che preoccupano il mondo della cybersecurity. Non a caso nei giorni scorsi si è riunito il Gruppo di Lavoro G7 sulla Cybersicurezza con l’obiettivo di definire “uno spazio cyber sicuro”. Il G7 Cyber Expert Group (Ceg), invece, già ad aprile aveva organizzato un’esercitazione a livello internazionale, simulando un attacco hacker su larga scala contro operatori e infrastrutture finanziarie in tutti i Paesi membri.

Ma mentre gli esperti si interrogano, Usa e Francia sono passati alle azioni concrete: Parigi ha imposto un ordine restrittivo per chiudere TikTok in Nuova Caledonia, sostenendo che il social di ByteDance alimenta le manifestazioni popolari locali. Negli Usa, invece, il presidente Joe Biden ha firmato il blocco della stessa TikTok, previsto dal Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act. La piattaforma ha risposto facendo causa dopo essere stata posta davanti ad un bivio: vendere il social oppure andare incontro ad una chiusura negli States fissata per il 19 gennaio 2025. L’infowar è appena iniziata.

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Eleonora Lorusso

Nata a Milano, laureata in Lettere Moderne all’università Cattolica con la specializzazione in Teoria e Tecnica dell’Informazione, è giornalista professionista dal 2001. Ha lavorato con Mediaset, Rai, emittenti radiofoniche come Radio 101 e RTL 102,5, magazine Mondadori tra i quali Panorama dal 2011. Specializzata in esteri e geopolitica, scrive per la rivista di affari internazionali Atlantis, per il quotidiano La Ragione e conduce il Festival internazionale della Geopolitica europea dal 2019. Dal 2022 vive negli USA.

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