La lezione del 2020: la sicurezza alla fine dipende da noi
La Rubrica Cybersecurity Week
Nonostante il mio lavoro richieda una certa dose di "pessimismo cosmico", perché se pensi che "tutto andrà bene" purtroppo o per fortuna occuparti di sicurezza non è il tuo mestiere, mi piacerebbe vedere il bicchiere che ci lascia questo anno mezzo pieno, piuttosto che mezzo vuoto.
Complice la pandemia abbiamo visto crescere il crimine cyber di percentuali in doppia, in taluni segmenti tripla, cifra. Attacchi a obiettivi nazionali molto significativi come Enel, Luxottica, Campari e Leonardo hanno dato una misura di come stanno cambiando le cose. Se qualcuno poi era ancora scettico non è mancata l'aggressione di portata internazionale che ha coinvolto un certo numero di istituzioni statunitensi e un big player come Microsoft. Infine, ciliegina sulla torta, perfino Google, non per un'offensiva hacker, ma per "problemi tecnici", ha regalato al mondo qualche ora di black out dei suoi servizi.
Qualcuno potrebbe legittimamente chiedersi come faccio esattamente a vedere il bicchiere mezzo pieno. Riprendo un celebre aforisma di Oscar Wilde: l'esperienza è il tipo di insegnante più difficile. Prima ti fa l'esame, poi ti spiega la lezione. Curiosamente noi esseri umani abbiamo una predilezione, quasi inspiegabile, per questo tipo di insegnanti. In questo anno che ha visto accadere pressoché di tutto nell'ambito della cybersecurity e ci ha portato a scoprire quanto alcune attività basilari (lavoro e scuola per fare giusto due esempi) sono ormai strettamente dipendenti dalla società dell'informazione, forse abbiamo fatto l'esame e, dopo essere stati ancora una volta clamorosamente bacchettati, potremmo anche avere voglia di ascoltare la lezione.
Potremmo, quindi, iniziare a desiderare di apprendere quel requisito minimo che si chiama consapevolezza. Si tratta della coscienza che nelle nuove tecnologie opportunità e rischio non sono separabili, e soprattutto che molto se non tutto dipende da ciascuno di noi. Ecco, appena faccio questa affermazione mi sembra di essere l'esperto di sicurezza stradale che si rivolge a un pubblico di appassionati di "supercar" per i quali immaginare di avere una Ferrari e andare a 50 all'ora si pone a metà strada tra il ridicolo e l'imbarazzante. Quello che propone la tecnologia oggi sono Ferrari e Lamborghini in serie sia nel piccolo (ormai potremmo metterci in casa ogni tipo di oggetto "smart") sia nel grande (algoritmi intelligenti che potrebbero governare infrastrutture complesse).
Tuttavia se chiedete agli utilizzatori di simili formidabili strumenti quali sono le regole base per proteggerli, che sarebbe come chiedere a un pilota quale è il pedale del freno, vi guarderanno con un certo sospetto e probabilmente vi chiederanno: "Cosa intendi esattamente?".
Spero che il lascito di questo 2020 sia proprio il venire meno dello sguardo sospettoso e anche della successiva domanda. Sarebbe il momento degli auguri di buon anno nuovo, ma il quanto "buono" sarà il 2021 dipenderà fondamentalmente dalla nostra voglia di arrivare preparati al prossimo esame… Di certo l'esperienza la lezione l'ha già ripetuta un certo numero di volte.
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