L’anello cyber debole è quello che conta
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L’anello cyber debole è quello che conta

La Rubrica - Cybersecurity week

Abbandoniamo le vicende nostrane perché un caso decisamente interessante merita la nostra attenzione. L’attacco cyber a Microlise di pochi giorni orsono, in effetti, non deve passare inosservato, anche dalle nostre parti. A questo punto tutti si domanderanno chi sia questa Microlise. Giusta domanda a cui diamo una sintetica risposta. Si tratta di un fornitore di servizi informatici per il comparto della logistica, leader in Gran Bretagna, che, come spiega chiaramente sul suo sito internet “crea un ecosistema senza soluzione di continuità attorno alle risorse remote per gli operatori di flotte e i produttori, consentendoti di monitorare, gestire e mantenere la propria attività”. Questo “ecosistema” è stato tragicamente travolto da un attacco cyber e a questo punto sono successe una serie di cose. La prima è stata che il sistema di tracking di DHL (penso che la conosciate tutti) ha visto spazzati via i suoi sistemi di tracciamento delle consegne per tutta una serie di operatori. In particolare, quelli di Nisa Retail Limited, un grossista di generi alimentari che rifornisce 4 mila esercenti al dettaglio che a questo punto non hanno la benché minima idea di cosa gli sarà consegnato e quando. Fermiamoci qui e proviamo a fare qualche considerazione. Prima domanda: può un attacco a un subfornitore mettere in ginocchio un intero sistema economico? Risposta: evidentemente sì. In questo caso un sub-fornitore di tecnologia è stato sufficiente a causare una crisi nella distribuzione di prodotti alimentari di un grande operatore. Seconda domanda: le soluzioni digitali hanno reso tutto più complicato, ma non dovevano risolvere i problemi? Evidentemente hanno risolto dei problemi, ma creandone altri e senza dubbio hanno prodotto connessioni e interdipendenze delle quali talvolta siamo inconsapevoli (rimando alla risposta alla quarta domanda). Terza domanda: un sistema capitalistico basato solo sulla competitività funziona? Evidentemente no. Se i diversi attori della vicenda avessero concepito meccanismi collaborativi tra più operatori, alla crisi di uno sarebbe subentrato l’altro. A differenza di quanto accadeva negli anni Ottanta con Gordon Gekko, in questa società dell’informazione l’avidità non paga. Quarta domanda: la tecnologia ci offrirà la soluzione? Evidentemente no. L’unica possibilità è quella che tutti noi si comprenda definitivamente che trasformare un problema reale in un problema digitale rende terribilmente più difficile la sua soluzione.

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Alessandro Curioni