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Cyber Security

Perché è importante il disegno di legge sulla cyber security

La Rubrica - Cybersecurity Week

Una volta tanto non ne faccio una questione di sostanza, ma di forma. In effetti a essere importanti non sono tanto i contenuti di questa proposta legislativa, ma il semplice fatto che esista. Non entro nel merito dei contenuti che, a parte le utili e dovute modifiche al codice penale con un significativo appesantimento delle pene per i reati informatici, penso non aggiungano molto a quanto inevitabilmente l’Europa attraverso la direttiva NIS 2, dedicata alla sicurezza delle infrastrutture critiche, e ad altri atti normativi ci imporrà di fare a breve. Piuttosto, è da trent’anni che il nostro paese non manifestava sua sponte la volontà di effettuare un intervento normativo sul tema del crimine informatico. Correva infatti il 1993 quando veniva approvata la legge 547 che introduceva questa fattispecie di reato nel nostro codice penale. Da quel momento in poi siamo andati al seguito, anzi sarebbe meglio dire chi siamo stati letteralmente trascinati dall’Unione. Mai una volta che i nostri governi abbiano dato cenni di vita in materia, e questo era segno di qualcosa di molto più profondo e radicato nel paese: la pressoché totale indifferenza verso la sicurezza informatica e più in generale per tutte le tecnologie dell’informazione. Una situazione che ci ha reso prima analfabeti digitali, poi cyber e in balia di dispositivi che usiamo nella totale inconsapevolezza. Il tutto mentre avanza a passo spedito la rivoluzione rappresentata dalle intelligenze artificiali che, per tenere fede a questa nostra pessima abitudine, ci apprestiamo a introdurre senza avere la benché minima idea di cosa sia realmente. Per tutto ciò questo piccolo disegno di legge è tanto importante, perché forse significa che le cose stanno cambiando, e che questo paese sta prendendo coscienza che un certo tipo di ignoranza non possiamo più permettercela. I più pessimisti diranno che una rondine non fa primavera, ma forse ci dice che l’inverno volge al termine o almeno così vogliamo sperare.

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Alessandro Curioni