Nuovo caccia europeo alla resa dei conti; le mosse di Berlino e Airbus per convincere Parigi
C’è voluto più di un anno perché Francia, Germania e Spagna annunciassero il seguito del programma Fcas, il futuro sistema d’arma aereo di sesta generazione. Dopo la conclusione della Fase 1A, lanciata nel 2020 e conclusa nel 2021 per identificare potenziali ostacoli tecnologici al programma e valutare il rischio d’impresa, il 18 novembre Berlino e Madrid hanno annunciato la firma di un accordo di natura politica necessario per cominciare Fase 1B, notizia tuttavia non commentata dal governo Macron e neppure da Dassault Aviation, attore di punta del programma perché detentore della tecnologia militare dei caccia avanzati, che si è limitato a confermare, per voce del suo Ceo Eric Trappier, che un contratto industriale tra Dassault e Airbus ancora non è firmato. I ministeri della Difesa spagnolo e tedesco, in dichiarazioni identiche, hanno rilasciato commenti di circostanza che sentiamo da tre anni: "Lo Fcas rafforza le capacità militari dell'Europa e garantisce un importante know-how per la nostra industria e, più in generale, per l'industria europea”, mentre parlando alla radio francese Rtl, Trappier ha definito la dichiarazione di venerdì un annuncio pseudo-politico per sostenere l’approvazione tedesca. Alla domanda se questa settimana possa essere firmato un contratto industriale, Trappier ha detto: "Vedremo". Il programma è finanziato equamente dai partner: la Spagna ha dichiarato di aver stanziato 525,7 milioni di euro nel 2023 e un totale di 2,5 miliardi di euro complessivamente. La Fase 1B costerà circa 3,5 miliardi di euro per i lavori completati tra il 2021 e il 2024, suddivisi in tre parti. Parigi aveva stanziato 287,2 milioni di euro nel 2022 per studi e ricerche, ma non ha esplicitamente rivelato quanti finanziamenti sarebbero stati inclusi nel suo budget per il 2023. Ovviamente per Parigi il programma dal 2017 si chiama Scaf, da "Système de combat aérien du futur”, e soltanto dal 2019 ha visto l’ingresso ufficiale di Madrid per la produzione di parte delle strutture, ovvero della parte meno nobile dell’intero programma. Come per il programma concorrente Tempest, al quale partecipano Regno Unito, Italia, Svezia e (forse) il Giappone, non si tratta di costruire soltanto l’aeroplano, ma anche un nuovo motore, il sistema d'arma di nuova generazione, i droni collaboranti (che voleranno in formazione con il caccia), una notevole quantità di sensori avanzati, di migliorare l’attuale livello di prestazioni antiradar e di creare una rete cibernetica nel cloud dedicata al combattimento aereo. La Fase 1B, quella “pre-dimostrativa”, si concentrerà sullo sviluppo del prototipo di caccia che dovrebbe volare nel 2027, prevedendo da quel momento tre anni di collaudi e valutazioni prima della produzione, che avverrà nel 2030. Trappier ha sempre sostenuto che i ritardi del lancio della Fase 1B derivano da mancati accordi di condivisione del lavoro tra la sua azienda e Airbus, e sebbene Dassault sia l'appaltatore principale del programma, il costruttore di Tolosa rivendica da anni un ruolo maggiore. La dichiarazione del ministero della Difesa tedesco ha un solo significato, ovvero che il parlamento tedesco può ora accettare il progetto e sbloccare i finanziamenti. In pratica Berlino e Airbus vogliono convincere Parigi, ma soprattutto Dassault, a finalizzare l'accordo il prima possibile, ovvero dopo l’incontro che dopodomani il primo ministro francese Elisabeth Borne avrà con il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Ciò che si vuole evitare è che si ripeta quanto accadde negli anni Ottanta, quando Italia, Regno Unito, Spagna e Germania costruirono l’Eurofighter Typhoon, e la Francia, per conto suo, il Rafale. Ma è anche possibile che Parigi e Berlino vogliano temporeggiare per trovare le condizioni politiche adatte per fondere lo Scaf con il Tempest, sogno degli europeisti più radicali.
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