caccia cina sesta generazione
(Chengdu Aircraft)
Difesa e Aerospazio

Caccia di sesta generazione, a che punto è la Cina

Pechino pare essere in grado di approfittare dell'indecisione dell'Occidente nel progetto che potrebbe regalarle l'importante supremazia nei cieli

Mentre negli Usa si lavora per lo Ngad (Next generation air dominance), e in Europa per lo Fcas (Future combat air system) e tra europa e Asia al Gcas (Global program air combat, nel quale ci sono l’Italia, il Regno Unito e anche il Giappone), c’è una domanda che gli analisti occidentali della Difesa si pongono da tempo. Sapere, a parte i proclami e i modelli da esposizione, a che punto sia la Cina con la costruzione e lo sviluppo del suo caccia di sesta generazione.

Una traccia importante era comparsa in un post sul social media WeChat della Aviation Industry Corporation of China nel gennaio 2019. In un’intervista nella quale si parlava di quell’argomento Wang Haifeng, capo progettista della filiale AVIC Chengdu Aerospace Corp, affermava che erano in corso i preparativi per costruire un aereo da combattimento per “proteggere il mare e il cielo” entro il 2035. E nel dialogo che ne uscì, Wang menzionò la possibilità di sviluppare un velivolo che potesse operare con e senza pilota a bordo, dotato di intelligenza artificiale e di una migliore capacità di azione furtiva, ovvero antiradar. Qualche tempo dopo, era il 2022, il capo dell’Air Combat Command degli Stati Uniti, il generale Mark Kelly, dichiarò: “Gli sforzi cinesi sono sulla buona strada, in generale a Pechino vedono la tecnologia dei caccia di sesta generazione in modo molto simile a noi in termini di riduzione dell’impronta radar e di accelerazione esponenziale della potenza d’elaborazione e rilevamento, della capacità di effettuare diversi tipi di missione.”

Oggi sappiamo che la Cina ha fatto grandissimi sforzi nel campo dell’aviazione militare, varando un programma da record del quale, nell’ottobre 2021, sono state osservate le prime immagini catturate dai satelliti di un esemplare simile a un caccia presso le strutture aerospaziali di Chengdu, nello Sichuan, ovvero la provincia che tra il 2017 e il 2020 ha ricevuto più finanziamenti in campo aeronautico, nella quale pare abbiano già volato quell’anno modelli dimostratori in scala ridotta. Questo perché uno dei problemi maggiori da risolvere per i cinesi è quello della propulsione, che seppure stia recuperando terreno, fino a poco tempo fa li vedeva arretrati nella costruzione di motori abbastanza potenti per gestire un velivolo di quella classe, ovvero dal quale ci si aspettano prestazioni elevate anche in termini aerodinamici, la dotazione di sistemi complessi a bordo, un software di controllo di volo elaborato, tecnologie di rilevamento e sistemi di collegamento dati e di gestione del combattimento. Quindi armi; e capacità di integrazione con altri aerei da combattimento collaborativi e, appunto, droni gregari. Tutte cose che pesano chilogrammi e richiedono energia da produrre a bordo, quindi oltre che a spingere, il motore deve generare energia, campi nei quali i cinesi erano arretrati – producevano su licenza sovietica – e ora stanno migliorando rapidamente, tanto che si prevede possano raggiungere il livello occidentale entro il 2040.

Il mistero dello Xin Dài

A oggi l’Occidente chiama questo progetto cinese J-XD e sia la Nato, sia il Pentagono, pensano che potrebbe anche nascere direttamente come drone da combattimento, stante la velocità con la quale fa progressi la Cina sull’intelligenza artificiale rispetto a quelli raggiunti sulla propulsione. Soprattutto perché nel campo unmanned (droni), i cinesi sono ambiziosi e molto bravi. Tanto che, già da tempo, circolano notizie su un caccia J-20 usato come piattaforma di sviluppo della nuova tecnologia senza pilota. E se le previsioni della Chengdu Aerospace sono quelle di rendere operativo il nuovo caccia entro il 2035, significa che esso dovrà volare almeno sei-sette anni prima, quindi nel 2028. Quanto al nome, J-XD può essere visto come un acronimo di "Xīn Dài", che significa nuova generazione, o "Xià Dài", prossima generazione.

C’è poi un fatto: per Pechino avrebbe senso sviluppare un caccia di Sesta generazione qualora l’aviazione cinese avesse in servizio tutti quelli di quinta generazione che ha annunciato, ma così non è, come non è certo quale tipo di sviluppo e ammodernamento essi potranno avere. E tra questi proprio quelli della famiglia J-20. Risulta infatti ancora in sviluppo quello modificato visto nel 2023 al salone di Zhuhai con i motori WS-15 più potenti rispetto agli iniziali WS-10. Riguardo la produzione, le stime occidentali riportano che sarebbero stati realizzati circa trecento J-20 tra la fine del 2023 o l'inizio del 2024. Oltre a questo, parte dello J-XD potrebbe nascere dall’esperienza di sviluppo dello J-35 imbarcato che sta proseguendo le prove sulle nuove portaerei appena varate, dal quale potrebbe nascere una versione da esportazione.

Da queste considerazioni nasce una seconda domanda che riguarda lo stato del progetto riguardante l’atteso bombardiere stealth H-20, aeroplano dal futuro davvero molto incerto. Sebbene permangano occasionali osservazioni ufficiali che alludono al suo sviluppo, negli ultimi mesi alcune voci lo darebbero in fase di rivalutazione e modifica. Non sarebbe una novità: l’evoluzione del contesto strategico negli ultimi cinque anni potrebbe aver portato la Difesa cinese a una revisione dei progetti e delle priorità, rallentandolo. Lo H-20 potrebbe quindi essere ancora un programma attivo oppure aver subito revisioni sostanziali per riemergere a breve in una forma completamente diversa, magari come drone. Ed è interessante notare che le stesse fonti interne di Ghengdu dicono che lo J-XD sia considerato un progetto con una priorità più alta rispetto all'H-20. Tutto ciò dimostra però che l’ampia gamma di aerei da combattimento cinesi in sviluppo, in particolare quelli da caccia con equipaggio, ha portato la Cina al livello delle altre potenze aerospaziali all’avanguardia, anche se in alcuni settori deve ancora migliorare, come appunto nei motori turbofan avanzati.

Occhi sul prossimo salone di Zhuhai, in programma dal 12 al 17 novembre prossimi, dove alcune risposte potranno arrivare tra gli oltre 700 espositori provenienti da 43 nazioni, delle quali almeno il 10% coinvolte nelle forniture per questi programmi.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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