Luna
(D.Karmann/Dpa/Getty Images)
Difesa e Aerospazio

C'è acqua sulla Luna, e ce n'è tanta

Acqua sulla Luna, servirà per capire come è nato il nostro satellite e come riserva d'energia per le missioni umane

L'acqua sulla Luna c'è eccome ed è più abbondante di quanto pensassero inizialmente gli scienziati. Lo ha comunicato nel pomeriggio di oggi con un tweet Jim Bridnestine, numero uno della Nasa. Esisterebbero infatti sacche di ghiaccio nascoste in regioni perennemente oscure del nostro satellite naturale, alcune piccole come una moneta, altre molto più grandi. Che l'acqua ci fosse era noto dal 2009, ma soltanto nel 2018 gli studiosi hanno confermato la presenza di ghiaccio d'acqua sulla superficie lunare e ora hanno anche scoperto che la superficie potrebbe ospitare abbondanti chiazze di acqua allo statoi solido intrappolata in alcune zone particolarmente fredde. "Immaginando di stare sulla superficie della Luna vicino a uno dei suoi poli, vedremmo ombre di questo tipo dappertutto", ha detto l'autore dello studio Paul Hayne, professore presso il laboratorio di Fisica atmosferica e spaziale presso la Colorado Boulder University, che spiega: "molte di quelle minuscole ombre potrebbero essere cavità piene di ghiaccio."

La squadra di scienziati guidata da Hayne ha utilizzato sia i dati ottenuti dal satellite Lunar Reconnaissance Orbiter della Nasa (Lro) per studiare la distribuzione di queste zone dove l'acqua potrebbe non solo esistere ma essere recuperata in modo continuativo, ed anche le prestazioni del telescopio volante Sofia che riceve anche onde radio emesse dalla parte di Luna vicina ai poli. Questa, quando non più illuminata dal sole e si raffredda, continua comunque a emettere radiazioni su varie frequenze radio (di lunghezza d'onda tra 4 e 6 micron), che sono segnale della presenza di ghiaccio come le tipiche "raggiature" visibili nei crateri lunari.

Sofia opera restando in alta quota, quindi riceve segnali senza i difetti di distorsione dovuti alla presenza degli strati bassi e più densi dell'atmosfera. Per farlo è installato a bordo di un Boeing 747 della Nasa in grado di compiere missioni della durata di circa dieci ore.

Gli scienziati hanno anche trovato ombre permanenti su entrambi i poli, dove Hayne e il suo gruppo di lavoro ipotizzano che circa 40.000 chilometri quadrati della superficie lunare avrebbero la capacità di trattenere l'acqua, ovvero più del doppio dell'area che gli scienziati avevano precedentemente calcolato. La natura interessante di queste zone che trattengono il ghiaccio è che sono così fredde che si stima risalgano ad epoche remote. "In quelle posizioni le temperature sono così basse che il ghiaccio si comporterebbe come una roccia", spiega Hayne "Se l'acqua entra lì, non andrà da nessuna parte per un miliardo di anni". Ora diventa importante poter recuperare campioni di questo ghiaccio eterno attraverso l'invio di rover o con missioni umane per verificarne le caratteristiche, infatti l'utilizzo di questa riserva cambierebbe radicalmente le necessità umane previste per le prossime missioni spaziali che la Nasa spera di concretizzare entro il 2024. E naturalmente si tratterebbe di una scoperta utile anche per capire come risolvere parte dei problemi di sopravvivenza dell'uomo in vista dello sbarco su Marte.

"Se abbiamo ragione, l'acqua sarà più accessibile e quindi utilizzabile per la riserva potabile, per il carburante destinato ai missili scindendo ossigeno e idrogeno" precisa Hayne, "gli astronauti delle missioni Artemis potrebbero non aver bisogno di entrare in queste ombre profonde e scure, potrebbero invece camminare e trovarne uno largo un metro dal quale estrarre ghiaccio".

Abbiamo chiesto quale sia l'importanza di questa scoperta anche al dottor Robetro Ragazzoni, direttore dell'Osservatorio astronomico Inaf di Padova, il quale spiega: "Oltre a quanto ha dichiarato la Nasa sulle opportunità di utilizzare l'acqua per le missioni lunari Artemis, per gli scienziati la scoperta è importante perché siamo abituati a considerare la presenza di acqua come segnale favorevole, nonché connotazione, di possibile vita. Ma sulla Luna la vita biologica non è possibile, quindi dobbiamo rivedere il nostro modo di pensare, ed anche considerare che l'acqua nell'universo possa essere una sostanza più comune di quanto pensiamo, stante che l'abbiamo trovata anche su Marte. Inoltre, il ghiaccio formatosi un miliardo d'anni fa potrebbe dirci molto a proposito della creazione stessa della Luna, dando risposta a un dubbio che divide gli studiosi da sempre. Ovvero se essa si sia formata insieme alla Terra per fissione, oppure se fosse nello spazio e sia rimasta intrappolata per cattura gravitazionale."


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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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