elicottero esercito
(Leonardo)
Difesa e Aerospazio

L'Esercito Italiano avrà il suo nuovo elicottero: l'AW249 Fenice

Via libera alla fornitura dei primi 12 esemplari di un apparecchio dalle capacità molto interessanti

Ha ufficialmente avuto inizio la procedura tra la Direzione armamenti aeronautici (Armaereo) e Leonardo Elicotteri per fornire all’Esercito italiano i primi dodici nuovi elicotteri AW249 Fenice (che diverrà AH-249, da Attack Helicopter, elicottero d’attacco). Le prime unità saranno in configurazione Nees (Nuovo elicottero da esplorazione e scorta) e saranno fornite con il relativo supporto logistico, nonché i sistemi di simulazione e addestramento. Lo Stato Maggiore vorrebbe acquisirli in configurazione Full Operational Capability (Foc), per il quale il supporto logistico integrato per ognuno degli elicotteri sarà del tipo Performance Based Logistic (logistica basata sulle prestazioni) per 200 ore di volo l’anno e per cinque anni, con l’estensione del servizio agli stessi parametri anche per i primi sette elicotteri già contrattualizzati. Lo AW249 era stato presentato ufficialmente da Leonardo nel corso del salone Eurosatory 2024, a Parigi, il 18 giugno scorso alla presenza dei più alti ufficiali dell’Esercito italiano e dirigenti di Leonardo, i quai avevano confermato che le prime consegne avverranno a partire dal 2027. Il valore di questo primo contratto, la cui durata andrà dal 2026 al 2029, è 645 milioni di euro che saranno conteggiati dal bilancio ordinario della Difesa. Il contratto per la prosecuzione dell’attività di sviluppo e l’implementazione di ulteriori capacità per il nuovo elicottero avrà invece un costo di 60 milioni di euro che saranno previsti dal Ministero delle imprese e del Made in Italy nella misura di dieci milioni per ogni anno, nel periodo 2024-2029.

Di fatto, Fenice è l’elicottero di nuova generazione che sostituisce i noti AW129 Mangusta (modello che fece il primo volo nel 1979), cioè mezzi che l’Italia ha ampiamente utilizzato nelle missioni all’estero, dalla Somalia all’Afghanistan. Proprio in queste occasioni e nel lungo tempo di servizio erano ovviamente emersi i limiti della macchina, inizialmente pensata per neutralizzare carri armati in un ambiente come quello italiano e non certo desertico, torrido e neppure per operare alle quote elevate di taluni altopiani del Medioriente. Serviva quindi un elicottero che non avesse limitazioni volando in climi tra -30°C a + 50°C, anche in contesti polverosi, salini o nevosi, con prestazioni e autonomia maggiori (almeno tre ore di volo e una velocità di almeno 260 km/h), minori limiti strutturali, la capacità di trasportare un carico di armamenti di 1.800 kg contro gli 800 del predecessore e soprattutto più connesso, dotato dei sistemi di comunicazione e protezione che oggi sono indispensabili per aumentare la consapevolezza situazionale e la sopravvivenza dell’equipaggio. Fondamentale, per esempio, avere a bordo le radio di tipo Sdr (definite dal software) con emissione criptata sia nelle bande di frequenza usate per le ricetrasmissioni dirette, sia in quelle usate per l’accesso ai satelliti, inclusi gli standard di comunicazione Nato come (ma non soltanto) il “Link-16” e il “Vmf”.

Il software che gestisce i sistemi dello AW249 è quindi ad architettura aperta, in modo che durante la vita operativa dell’elicottero questo possa essere aggiornato per gestire nuovi armamenti e sistemi di comunicazione ora non ancora diffusi. Dal punto di vista meccanico, il progetto sfrutta taluni elementi del modello militare Leonardo AH149, del quale condivide il gruppo della trasmissione, i rotori e parte degli impianti di bordo, ma rispetto al Mangusta il Fenice ha un peso al decollo decisamente maggiore (8.300 kg contro 3.700 kg) ma anche una migliorata capacità di sopravvivenza e protezione della cabina di pilotaggio, minore rilevabilità radar e ai raggi infrarossi. Di fatto le caratteristiche del nuovo elicottero seguono l’evoluzione degli scenari bellici e delle relative minacce, anche integrando la possibilità di controllare droni in volo, più autonomia e velocità per effettuare efficacemente missioni la scorta di elicotteri multiruolo e costi operativi inferiori rispetto agli elicotteri della generazione precedente.

Per poter raggiungere queste caratteristiche, naturalmente è necessaria maggiore potenza, per questo la motorizzazione scelta è stata quella di due turboalberi Avio Aero CT7-8E6 da 2.500 shp ciascuna. Dal punto di vista degli armamenti, la mitragliatrice anteriore è una Tm-197B da 20 mm a tre canne rotanti mentre sui piloni laterali possono essere montati missili Aim-92 Stinger (a coppie), Aim-9 Sidewinder (uno per estremità sui piloni) e missili Spike (su quattro piloni). In alternativa, razzi Hydra da 70mm in razziere da 19 unità o razzi Apkws. Una caratteristica del Fenice per sfruttare i razzi a guida laser è quella di poter acquisire e agganciare i bersagli sia prima, sia dopo il lancio degli stessi, aumentando quindi le capacità di reazione.

Tra le caratteristiche richieste anche la possibilità di appontare, rifornire, riarmare e quindi decollare da unità navali. Per i missili Spike, come accade sul Mangusta, anche lo AH-249 sarà dotato di sistema opto-elettronico di concezione israeliana progettato da Rafael Advanced Defense Systems, che sta espandendo la sua famiglia di missili guidati, appunto gli Spike, con l'introduzione della variante Er-2. Tanta complessità deve essere adeguatamente gestita, quindi i caschi di volo di pilota e operatore avranno la possibilità di presentazione della simbologia e delle informazioni relative a navigazione e spazio circostante sulla visiera, anche sfruttando tecnologie di realtà aumentata. Questo è particolarmente importante per sfruttare appieno le prestazioni dell’elicottero, così come il sistema di ricetrasmissione video provenienti da mezzi e droni alleati, o dall’unità di osservazione e puntamento. Il Fenice è quindi di un mezzo aereo d’attacco la cui configurazione è ampiamente configurabile, caratteristica che permetterebbe la costruzione di varianti da esportazione per le quali, da tempo, alcuni Paesi si erano già detti interessati.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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