robot guerra
(Us. Army)
Difesa e Aerospazio

L’esercito delle macchine, siamo nell'epoca della guerra dei robot

Ricordate la saga di Terminator? Non è solo fantasia; sono già in corso esperimenti per far combattere insieme uomini e robot.

A entrare nel villaggio apparentemente deserto è un piccolo elicottero apparentemente fragile. In realtà è il Ghost-X della Anduril Industries, un oggetto militare che dopo un breve giro s'allontana e lascia il posto a un suo gemello. Sono le vedette di una pattuglia di fanteria nascosta tra le colline circostanti, pronta a riconquistare un villaggio controllato dal nemico. Si sentono appena perché sono elettrici e poi perché i loro sensori non emettono alcun rumore nello scoprire, grazie a videocamere a raggi infrarossi, la presenza di soldati e di armi. I due droni si allontanano verso la vegetazione e dopo qualche decina di secondi, una coppia di grandi multicotteri attraversa il cielo con a bordo munizioni di precisione e altri robot, sparando colpi di mortaio su un edificio e sganciando altri piccoli robot cilindrici sul terreno, gli stessi che vengono lanciati anche da alcuni soldati che seguono.


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Questi ultimi si chiamano Throwbot, rotolano veloci e si posizionano in punti prestabiliti, mentre da dietro il fumo delle prime esplosioni appaiono strani quadrupedi, i “Ghost Robotics dogs”, che precedono altri soldati. Intanto una salva di missili da crociera con funzione Orchestrike ha raggiunto le postazioni nemiche e nonostante le azioni contraeree che ne abbattono alcuni, quelli rimasti si scambiano tra loro le priorità dei bersagli andando a colpire ciò che è più importante neutralizzare. Non si tratta di un film di cassetta e neppure di fantascienza, è invece il preciso scenario che già appare durante la sperimentazione di nuove armi robotiche. Queste, che siano terrestri, subacquee o volanti, interagiscono tra loro completando il quadro della situazione a vantaggio delle truppe, una precisa strategia dell’esercito statunitense per capire come utilizzare insieme uomini e macchine sul campo di battaglia. L’esercitazione descritta nelle righe qui sopra è stata fatta nell'ambito del Project Convergence, un esperimento che includeva robot aerei e terrestri con carichi utili riconfigurabili, sciami di droni, sistemi anti-drone e sistemi per confondere il nemico. Il tutto impiegando più di 240 strumenti tecnologici comprese le capacità degli eserciti alleati nel Regno Unito, Canada e Australia, Francia e Giappone.


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Tutto è avvenuto il 15 marzo scorso a Fort Irwin, in California, innanzi al generale James Rainey, responsabile dell’Army Futures Command, il quale sostiene che le future forze armate saranno composte da uomini e macchine che agiranno in modo coordinato. Tuttavia, disporre di ordigni nuovi e dotati d’intelligenza artificiale è una cosa, mettere a punto queste formazioni per combattere insieme è tutt’altra faccenda e, affinché l’integrazione uomo-macchina funzioni, essa deve essere supportata da una rete di comunicazioni funzionale e di facile utilizzo, caratteristica che a sua volta richiede protezione dagli attacchi informatici. Ma lo scopo primo di questa tecnologia è nobile, come afferma lo stesso generale Rainey: “Non vedremo mai più il sangue al primo contatto con il nemico.” A spingere verso questa trasformazione è invece una presa di coscienza che viene spiegata da Joseph Welch, direttore del reparto C5irs (nuove tecnologie) dell’Esercito americano: Il ritmo con cui crescono le minacce e quello con il quale si sviluppano le tecnologie è molto differente e non è possibile avere successo se continuiamo ad acquisire tecnologia o scegliamo di svilupparla con ritmo consueto, bisogna invece applicarla e sperimentarla per comprenderne le vere potenzialità e quindi poterla sfruttare per quanto essa è in grado di dare. Non a caso per la prima volta nella storia delle forze armate statunitensi, l’esercito ha richiesto una cifra dedicata per finanziare queste operazioni nel bilancio fiscale 2025, ponendole sotto il nome di H-MIF (Human-Machine Integrated Information).

La richiesta dei vertici militari è 33 milioni di dollari per il primo passo, che fornisce una capacità iniziale di integrazione uomo-macchina alle formazioni di fanteria e ai mezzi corazzati. “Il traguardo per ora è ridotto ma fondamentale: riuscire a ridurre il rischio e fornire ai soldati informazioni aggiuntive per completare il processo decisionale. La tecnologia sta vedendo un’enorme accelerazione in molti ambiti tecnici diversi.” Lo ha affermato Welch alla testata Defence News, spiegando anche che “l’intelligenza artificiale sta migliorando, i sensori stanno diventando più piccoli, più leggeri e più versatili; le soluzioni di connettività sono più abbondanti e le capacità aeree, terrestri e spaziali sono più facili da usare. Ma l’esperimento Project Convergence ha di fatto illustrato quanto sarà complicato, ma fondamentale, integrare il lavoro degli umani con quello delle macchine sul campo di battaglia”.

VIDEO:

Project Convergence Capstone 4youtu.be

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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