Troppi ufficiali, burocrazia e costi alle stelle, l'esercito Usa si rivela inefficiente
Negli ultimi decenni i costi della difesa americana sono notevolmente aumentati anche per via dell'eccessivo numero di ufficiali in seno alle Forze Armate. L'eccessiva burocratizzazione sta però ostacolando l'efficienza operativa, un problema che l'Europa in fase di riarmo deve assolutamente evitare.
Secondo Richard Hooker, professore associato dello Harvard Kennedy School's Belfer Center, l'esercito degli Stati Uniti avrebbe troppo personale di grado elevato. Dopo l'11 settembre 2001 il numero degli effettivi è cresciuto del 60%, specialmente nei ruoli dei generali, dei comandanti e dei centri di comando in genere, i quali oggi consumerebbero risorse sottratte alle operazioni.
Un'occhiata al sito ufficiale army.mil svela che gli effettivi 2024 sarebbero 443.000, ai quali bisogna sommare i 329.000 della Marina, 317.000 dell'aeronautica, 168.000 Marines, 9.370 appartenenti alla Forza spaziale e 40.400 attivi con la Guardia Costiera. Ma a stupire è il numero degli ufficiali in rapporto al totale, che per il solo esercito sono 82.562 con quasi 10.000 colonnelli. Le molte missioni all'estero alle quali le forze Usa hanno partecipato lungamente per decenni, le conseguenti promozioni e la necessità di nuove specializzazioni hanno portato a una moltiplicazione dei comandanti e dei generali. Un esempio è l'Army installation management command (Imc), creato nel 2006 per ridurre la burocrazia e meglio gestire le installazioni dell'esercito, sostenere l'ambiente e migliorare il benessere della comunità militare. Ebbene, il professor Hooker, intervistato dalla testata Defence One, sostiene che essendo l'Imc guidato da un tenente generale, con un maggiore generale come vice e un generale di brigata come capo di stato maggiore, comprende una forza lavoro di 30.000 soldati e 70.000 civili. Un numero enorme, poiché in precedenza le installazioni dell'esercito erano gestite da comandanti di guarnigione che rispondevano ai comandanti generali locali, con un assistente segretario per la gestione delle installazioni. In teoria, la centralizzazione della funzione di gestione delle installazioni avrebbe dovuto promettere maggiore efficienza, invece i risultati sono stati inferiori a quelli attesi.
Un altro esempio è l'Army acquisition corps, creato nel 1989, che oggi impiega 1.600 ufficiali in servizio e molti altri civili anziani. Sin dalla sua creazione, l'esercito ha fallito l'obiettivo del controllo dei costi con le principali acquisizioni di programmi, sperperando miliardi in progetti come il Crusader field artillery system, il Future combat system, il nuovo veicolo da combattimento terrestre, l'elicottero Rah-66 Comanche e il sistema d'artiglieria a lunga gittata Xm1299. Nel 2018 l'esercito ha raddoppiato questo ente creando il Futures command, aggiungendo un altro grande quartier generale con un alto ufficiale a 4 stelle per supervisionare un insieme labirintico di comandi subordinati per l'acquisizione di nuove armi, per i nuovi laboratori di battaglia, di analisi dei requisiti e della gestione delle commesse. Ma nonostante questa imponente infrastruttura, l'esercito non ha migliorato la sua efficienza, e la crescita delle dimensioni del personale e la proliferazione di quartier generali non necessari sono state accompagnate da una forte tendenza a “sovra-ufficializzare” la forza, fattore che ha fatto esplodere i costi del personale.
Nel 2024 un soldato su sei è un ufficiale (+21% dal 2000) e circa un terzo del budget del personale dell'esercito è destinato ai loro stipendi e indennità. Tra il 1965 e il 2018 il numero di ufficiali generali nell'esercito degli Stati Uniti in percentuale sulla forza totale è aumentato del 46%; con un +114% per quelli a 4 stelle e di +149% di quelli a 3 stelle. Succede che l'eccesso di personale contribuisce a una cultura burocratica che richiede il costante rapporto dello stato di fatti dai comandanti inferiori, provocando anche un esodo di giovani ufficiali frustrati da pratiche amministrative schiaccianti al punto di non riuscire ad addestrare i loro soldati per le operazioni di guerra.
In breve, conclude il professore, l'esercito Usa dovrebbe chiudere le sue organizzazioni non ritenute essenziali, ridurre il rapporto ufficiali-arruolati e snellire i ranghi. Queste misure aumenterebbero il numero di posti disponibili per le unità operative, diminuirebbero la burocrazia e i costi del personale aumentando l'efficienza dei comandi. “Più snelli” è una delle parole d'ordine nel settore privato ed è la priorità per la nuova amministrazione Trump in arrivo, vedremo quindi che cosa accadrà. Intanto in Europa si viaggia al contrario: per decenni il numero dei militari – e delle risorse armamenti - è stato in calo e oggi ci troviamo con pochi effettivi dall'età avanzata.
La partecipazione alle missioni all'estero da parte di nazioni europee ha sempre visto l'impiego di un numero limitato di soldati, mentre il rigore sui conti imposto dalla Ue non aveva mai tenuto conto di degli investimenti necessari per un possibile ritorno della guerra fredda. Così dal 2021 è scattata la corsa all'arruolamento dai 1,9 milioni di militari ai 2,04 milioni del 2024, un aumento di quasi il 12%. Ma il possibile coinvolgimento delle forze di Paesi Ue in scenari lontani – come quelli dell'Indo-Pacifico e del Mar Rosso – comporta ancora la necessità di sguarnire il teatro domestico. Tuttavia, arruolare in fretta sarebbe un grande errore, poiché l'Europa storicamente ha sempre vissuto i fenomeni “americani” con qualche lustro di ritardo, così il pericolo è che, come oggi si trova povera di soldati, domani si ritrovi sovra-militarizzata quando non sarà più necessario. Ciò comporterebbe l'idea di tornare a ricorrere al servizio di leva, ma oggi il personale militare professionista è altamente specializzato e formare i civili per poi richiamarli periodicamente (alla maniera Svizzera, da 126 a 320 giorni a seconda del ruolo; ma anche israeliana con 32 mesi per gli uomini e 24 per le donne), decuplicherebbe i costi senza dare certezza di risolvere il problema.