Gli F16 promessi all'Ucraina che non arrivano mai
Dietro gli annunci, le foto con le strette di mano, di 6 mesi fa la realtà è che Kiev non può ancora utilizzare gli aerei messi a disposizione dall'occidente. E ci vorrà ancora tempo per una serie di ragioni tecniche e tattiche
Non prima di sei mesi l’Ucraina avrà i suoi F16. I motivi sono diversi e come sempre abbiamo sostenuto in queste pagine, dotare Kiev di aeromobili occidentali non poteva essere fatto più rapidamente. Lo scorso anno, a giugno, due piloti di caccia ucraini con i nickname “Juice” e “Moonfish” avevano visitato Capitol Hill per sollecitare i legislatori ad approvare l'addestramento dei loro colleghi, e lo hanno fatto sia relazionando il Pentagono, sia parlando ai politici, a proposito delle difficoltà che hanno incontrato usando velivoli obsoleti come i loro MiG-29 nei primi giorni del conflitto. “Se stiamo parlando di superiorità aerea, in pratica i russi hanno evidenti vantaggi tecnici rispetto ai nostri jet da combattimento”, aveva detto alla Cnn “Moonfish”, descrivendo i suoi duelli aerei come missioni suicide. Mentre un terzo pilota chiamato Nomad (Nomade, termine appropriato), era già in addestramento presso la base di Columbus, nel Mississippi.
Probabilmente costoro saranno i primi istruttori, perché prima di formare i piloti bisogna addestrare i formatori, fondamentali per creare un metodo efficace per trasferire i nuovi concetti operativi, la dottrina e la metodologia degli F16 a chi ha pilotato altri tipi di velivoli. E questo lo si deve fare in Europa, perché lo scenario è quello nel quale i piloti dovranno operare. Lo sforzo, quindi, è anche trovare il modo per insegnare prima di cominciare a farlo. Seppure, almeno per i piloti, con un vantaggio, che essi conoscono meglio dei colleghi occidentali gli aeroplani del nemico, perché li hanno usati. Come avevamo scritto lo scorso 13 luglio su panorama.it i piloti e il personale di supporto dell'aeronautica militare ucraina hanno iniziato l'addestramento sui velivoli F-16 ad agosto 2023 presso basi militari in Danimarca e Romania, con personale proveniente da undici nazioni. Questa fu la decisione presa durante il vertice della Nato conclusosi ai primi di luglio 2023 in Lituania.
Particolarmente importante è il fatto che gli Stati Uniti non facciano parte di questo gruppo, seppure il Pentagono avesse chiarito che non avrebbe impedito ad altre nazioni di inviare i loro “Viper” a Kiev. Ma prima era necessario che i Paesi donatori degli F16 avessero certezza di ricevere le consegne dei nuovi aeroplani, che sovente significa la sostituzione dei Viper con gli F35 che molte nazioni hanno già ordinato a Washington. Danimarca e Olanda circa un anno fa avevano ritirato dal servizio le loro flotte ed è per questo che si trovavano nella posizione migliore per guidare le operazioni di addestramento del personale ucraino. Non a caso il ministro della Difesa di Keiv Oleksii Reznikov, presente al vertice Nato del luglio 2023, aveva dichiarato ai giornalisti: “Dobbiamo difendere la nostra popolazione, le nostre infrastrutture, le nostre scuole e le nostre università. Ecco perché per noi è molto importante che questa operazione prenda il via, sono particolarmente grato alla Danimarca e ai Paesi Bassi per la loro eccezionale leadership in questo processo".
Il primo lotto di F16 dovrebbe comprendere almeno 48 unità, ovvero quelle necessarie per poter garantire una copertura efficace e continua dello spazio aereo nazionale ucraino. Oltre i piloti è anche necessario addestrare i tecnici e lo F16 è un velivolo particolarmente complesso e comunque estremamente differente dai MiG e dai Sukhoi ai quali i manutentori sono abituati. Lo stesso dicasi per gli armieri, poiché gli standard Nato e in genere occidentali di bombe e missili sono alquanto diversi, così come i sistemi elettronici di bordo, oggi fondamentali per sopravvivere nelle missioni.