f-16 ucraina
(US Air National Guard)
Difesa e Aerospazio

Gli F-16 per l'Ucraina sono in ritardo

La formazione di piloti e tecnici è rallentata dalle enormi differenze di lingua e dottrina. Ma ora che Kiev può colpire la Russia in profondità con armi occidentali, come userà i caccia?

Tra proclami e annunci, per ora i velivoli F-16 destinati per l'Ucraina non si vedono e tutto fa pensare che non arriveranno prima della fine dell'estate. Eppure un anno fa, in occasione del vertice Nato di Vilnius, in Lituania, ben undici nazioni si erano impegnate ad addestrare piloti e tecnici ucraini con un programma molto rapido che però è ancora in corso. Oggi, a poche settimane dal prossimo vertice della Nato di Washington, gli aeroplani devono ancora arrivare e come avevamo già scritto su questo giornale difficilmente entreranno in servizio prima della fine di agosto, per poi comunque dover affrontare un periodo di sperimentazione sul campo effettuando missioni di complessità crescente fino a dichiararli totalmente operativi secondo le loro massime capacità. C'è però un'altra questione che riguarda proprio la capacità operativa degli aeroplani in questione. Il loro utilizzo minaccerebbe un numero maggiore di obiettivi situati nella profondità del territorio russo e porterebbe l'aviazione ucraina a operare secondo standard simili a quelli della Nato, che poi è uno degli obiettivi che Kiev si è data. Ma si tratterebbe di un utilizzo molto diverso da quello inizialmente concesso, di pura difesa e interdizione dello spazio aereo, passando alla possibilità di effettuare operazioni offensive contro obiettivi come infrastrutture, caserme eccetera. Vero è che per arrivare a tali risultati ci vorrà ancora tempo, ma nulla più impedisce sul piano politico un allargamento del conflitto a scontri di questo tipo. La reazione della Russia, a quel punto, potrebbe essere quella di sentirsi minacciata fino a reagire con armi nucleari tattiche.

I problemi che generano i ritardi della consegna e della dichiarazione di prontezza degli equipaggi sono sempre più evidenti ma si conoscevano fin dall'inizio ed erano stati evidenziati con chiarezza dai militari americani, nella figura degli istruttori. Una lingua differente, una cultura aeronautica totalmente differente come diverse sono le tattiche e la dottrina russe da quelle della Nato.

Ma la politica e l'opinione pubblica avevano bisogno di credere nella favola dei “Fighting Falcon” subito - questo il nome degli aerei – da usare contro i russi con a bordo un numero sufficiente di eroici piloti ucraini. Vero è che gli F-16 rafforzano comunque l’autodifesa dell’Ucraina, avvicinano la sua forza aerea alle tattiche e ai sistemi applicate dall'Alleanza Atlantica rendendo più semplice la collaborazione con l’Occidente nel suo complesso, quindi estendono il raggio d’azione di Kiev in un momento in cui alcuni Paesi stanno abbandonando le restrizioni sulle armi e quindi sugli obiettivi che le forze armate di Zelensky possono colpire.

Riguardo l'impresa di formare i piloti in poco tempo, a un anno dall'inizio del programma il segretario della Nato Jens Stoltenberg ha dichiarato: “Si tratta di un'impresa enorme”, mentre all'inizio di questo mese il presidente ucraino Volodomyr Zelensky ha incontrato a Singapore il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin e con lui ha discusso proprio del programma che procede a rilento anche se e è guidato in modo congiunto da Paesi Bassi, Danimarca, Norvegia e Belgio, con l'aiuto della Francia.

Al momento tra Europa e Stati Uniti ci sono soltanto una dozzina di piloti ucraini che stanno imparando a pilotare gli F-16, così come non sufficienti ma cruciali sono i manutentori. L'addestramento presso la base Morris della Air National Guard a Tucson, in Arizona, è iniziato lo scorso autunno, e il primo gruppo di piloti ucraini si è diplomato solo poche settimane fa, a fine maggio. Ma la disponibilità statunitense per ospitarne un nuovo contingente, circa trenta allievi, è limitata e presenta tutte le medesime difficoltà nella lingua e nella dottrina che sono state riscontrate con il primo gruppo e questo allunga i tempi di una formazione altamente tecnica. Parigi ha accettato di svolgere la formazione avanzata in alcune sue basi militari nelle province del sud-ovest, ma anche in questo caso non è possibile né opportuno affrettare la formazione dei piloti, pena la possibilità che si trovino a combattere contro piloti russi molto più esperti e allenati. E lo F-16 non è un caccia dalle prestazioni tali da risultare particolarmente avvantaggiato contro quelli russi, specialmente di penultima e ultima generazione.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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