Missili iran mosca
(Fars/AIO)
Difesa e Aerospazio

Missili iraniani a Mosca, per l'intelligence europea questione di giorni

La Nato minaccia provvedimenti e studia il traffico delle componenti, fornite da Corea del Nord e Cina anche via Africa e Yemen

In tempo di colloqui di pace per trovare un accordo che impedisca l'attacco a Israele da parte dell'Iran, ma anche in Europa, per porre le condizioni sufficienti perché tra Russia e Ucraina si possa aprire un dialogo costruttivo, una notizia come questa pone grandi interrogativi su quanto alcune nazioni siano effettivamente coinvolte in entrambi i conflitti.

Secondo l'agenzia Reuters alcune decine di militari russi si troverebbero nella Repubblica Islamica con lo scopo di essere addestrati a utilizzare il sistema missilistico a corto raggio Fath-360 (detti anche Bm-120), capaci di trasportare testate esplosive di 150 kg fino a una distanza di 120 chilometri.

La fonte di Reuters, seppure anonima, sarebbe interna all'intelligence europea e avrebbe confermato la consegna, ormai vicina, del grande quantitativo di armi alla Russia, appunto consistente in sistemi missilistici a guida satellitare. Si tratterebbe della fornitura per la quale il ministero della Difesa russo aveva chiuso un contratto alla metà di dicembre 2023 a Teheran con i funzionari iraniani, una commessa che ha visto lavorare l’Aerospace Industries Organization (Aio), che è l'impresa statale iraniana. La stessa commessa prevedeva anche missili Ababil, ed ora ci si interroga sul fatto che le sanzioni comminate alla Repubblica Islamica non impediscono comunque a Teheran di mantenere una produzione numericamente elevata di queste armi. Si sospetta, infatti, che i materiali e le componenti arrivino direttamente dalla Russia ed anche dalla Corea del Nord, spesso attraverso triangolazioni con la Siria, lo Yemen controllato dagli Houthi e dal Sudan.

Dal punto di vista tattico questi missili possono consentire alle truppe russe di colpire gli ucraini risparmiando missili con gittata maggiore (e costo più elevato) per arrivare in profondità rispetto alla linea del fronte, senza rinunciare all'alta frequenza di lanci. La prova dell'utilizzo dei Fath-360 non tarderà quindi ad arrivare da parte di Kiev, che nei due mesi appena trascorsi ha denunciato di aver recuperato tra le macerie di alcuni obiettivi colpiti da Mosca resti di ordigni di produzione nordcoreana (Hwasong-11 e Kn-23), missili considerati di medio raggio perché con autonomia dichiarata fino a 900km e testate da 250 e 500kg.

La delegazione iraniana presso le Nazioni Unite a New York ha diffuso una dichiarazione secondo la quale Teheran starebbe agendo con Mosca per quanto previsto da un patto di collaborazione strategico a lungo termine che si attuerebbe in svariati settori industriali, compreso quello della difesa, ma che non prevede trasferimento di armi missilistiche al Cremlino per “questioni etiche”. Gli Usa e gli alleati della Nato, quindi tutti i Paesi del G7, hanno controbattuto dichiarando di essere “pronti a fornire una risposta rapida e severa se l’Iran dovesse procedere con tali trasferimenti che rappresenterebbero una drammatica escalation nel sostegno dell’Iran alla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina.” Fino a oggi è stato conclamato che l’Iran abbia venduto missili e droni alla Russia, ma non i Fath-360 che, comunque, rientrerebbero nelle armi di possibile esportazione a Mosca.

E' parere comune tra gli analisti militari occidentali che la produzione iraniana venga completata soltanto una volta che le armi arrivano in Russia, in modo da non rischiare l'intercettazione delle componenti più preziose come i ricevitori militari della costellazione satellitare Glonass (il Gps russo). Il Fath-360 è un missile balistico tattico, supersonico (fino Mach 3-4, quindi alcune volte la velocità del suono), a corto raggio guidato da satellite abbastanza recente: annunciato nel 2020, si ritiene sia una versione più corta e leggera derivata dalla famiglia di missili Fateh, caratteristica che li renderebbe più facilmente trasportabili e lanciabili da bordo di automezzi, sui quali ne possono essere caricati fino a sei. Nel momento del lancio gli ordigni non conoscono il loro obiettivo ma volano seguendo una rotta preimpostata e manutenuta tramite l'uso di una piattaforma inerziale. Le coordinate dell'impatto vengono trasmesse dalla postazione di comando e controllo; una volta effettuata la “programmazione”, la loro traiettoria cambia e la velocità di volo aumenta per colpire abbassando la probabilità di essere intercettati, colpendo con una precisione di circa 30 metri. La parte meccanica che li costituisce è dunque relativamente semplice e spesso comune a quella di altri tipi di missili, come del resto la configurazione aerodinamica (tre alette direzionali in prua e tre in coda), ed anche quella elettronica non è particolarmente evoluta, caratteristiche che ne abbassano i costi di produzione

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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