Come sarà la Nato di Mark Rutte
Ucraina ed Esercito Europeo, le grandi sfide che attendono l'ex premier olandese nominato Segretario dell'Alleanza Atlantica
La nomina di Mark Rutte, primo ministro olandese uscente, a prossimo segretario generale della Nato porta il rappresentante di una nazione mitteleuropea alla responsabilità della più grande organizzazione di sicurezza del mondo, proprio in un momento critico per gran parte delle 32 nazioni che compongono l’Alleanza atlantica. Il nuovo mandato dovrà attraversare il momento dell’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti, ma innanzi tutto la sua presentazione ufficiale al tavolo del vertice che si terrà proprio a Washington dal 9 all’11 luglio. Subito dopo l’estate ci sarà da ridefinire e sostenere la posizione dell’Alleanza riguardo la volontà ucraina di farne parte, una faccenda complicata e per niente semplice da gestire.
Senza ipocrisia: l’attuale segretario generale, il norvegese Jens Stoltenberg, dal primo ottobre sarà ricordato come uno dei peggiori della storia, colui che è riuscito con le parole a fare danni e ha avuto dieci anni di tempo, e ha ancora tre mesi, per farli. Perché a parte fare comunicati a nome di tutti – nel caso di Stoltenberg, sovente disastrosi - i segretari generali presiedono le riunioni e guidano le consultazioni, spesso delicate, tra i paesi membri per garantire che l’organizzazione, che opera sulla base del consenso, possa funzionare senza intoppi. Inoltre, garantiscono che le decisioni prese vengano messe in atto.
Giusto per ricordare le “perle” di Jens: “Dobbiamo pensare di dare 43 miliardi di euro d’armi a Kiev ogni anno”, oppure, “La Nato addestra e arma gli ucraini per combattere i russi fin dal 2014” e ancora, “L’Alleanza Atlantica aveva respinto nel dicembre 2021 la proposta russa per evitare la guerra in Ucraina basata su un trattato di sicurezza che stabilisse la neutralità di Kiev e lo stop all’ampliamento a est della Nato”. Infine: “E’ giunto il tempo per i Paesi membri della Nato di considerare se debbano revocare alcune delle restrizioni all’uso delle armi che hanno donato all’Ucraina (…), negare all’Ucraina la possibilità di usare queste armi contro obiettivi militari legittimi nel territorio russo rende loro difficile difendersi soprattutto ora che ci sono molti combattimenti in corso nella regione di Kharkiv, vicino al confine.” Frasi che avevano scatenato in più casi la reazione di politici e governanti per prendere le distanze.
Rutte sulla carta è diverso: “La vera leadership richiede la capacità di ascoltare e comprendere prospettive diverse”, disse in un discorso di qualche anno fa, e questo atteggiamento potrebbe rivelarsi utile nel suo nuovo ruolo, poiché è certamente un manager di crisi di successo. Durante la crisi finanziaria e la pandemia, i cittadini olandesi si erano detti soddisfatti della stabilità politica garantita da Rutte nonostante il cambiamento delle maggioranze di governo. Doti che potrebbero rivelarsi utili in caso di ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca con rinnovati intenti di rivoluzionare la Nato. I due, peraltro, durante il primo mandato del Tycoon hanno sviluppato un rapporto sorprendentemente positivo, con Trump che ha persino definito Rutte un amico nonostante si fosse opposto ferocemente alla sua politica economica protezionistica. Dove le cose potrebbero andare peggio è sulla vicenda ucraina. Rutte sostiene l’armamento di Kiev e a differenza di Trump era favorevole all’invio di armi, fornendo anche obici e aerei da combattimento olandesi. Ma prometteva cose che non avrebbe potuto dare in quanto nei 13 anni del suo mandato da capo del governo olandese, Rutte aveva sempre sottofinanziato le Forze armate e soltanto quest’anno, per la prima volta in assoluto, i Paesi Bassi spenderanno il 2% del loro Pil nella difesa, in linea con gli obiettivi di spesa della Nato. E il presidente ucraino Volodymyr Zelensky lo ha recentemente elogiato come un “leader forte e con principi che ha dimostrato la sua risolutezza e visione in molte occasioni negli ultimi anni”. Ed anche se il Cremlino ha affermato che la nomina non “cambierà nulla”, Rutte è da anni critico nei confronti del presidente russo Vladimir Putin, anche perché la Russia è in parte responsabile dell’abbattimento del volo Malaysia Airlines Mh-17 avvenuto sull’Ucraina orientale nel 2014. L’aereo era in viaggio da Amsterdam a Kuala Lumpur e nell'incidente aereo morirono 283 persone, la maggior parte delle quali erano cittadini olandesi. Certamente certe sue idee rigide troveranno l’opposizione dell’Ungheria, nazione che ha revocato le sue obiezioni all’inizio di questo mese, dopo che Rutte ha accettato che Budapest non sarebbe stata obbligata in futuro a inviare personale o fornire fondi per un nuovo piano di sostegno all’Ucraina. Infine, la Turchia aveva espresso opposizione alla nomina di Rutte, ma aveva ritirato le sue obiezioni in aprile, quando era ormai chiaro che l’unico rivale di Rutte, il presidente rumeno Klaus Iohannis, perdeva terreno quanto a consenti.