Problemi alla navetta Starliner, gli astronauti lasciati sulla ISS (a lavorare)
Difesa e Aerospazio

Problemi alla navetta Starliner, gli astronauti lasciati sulla ISS (a lavorare)

Gli astronauti Wilmore e Williams bloccati nello spazio da oltre 70 giorni

Avrebbe dovuto essere una missione di soli dieci giorni quella degli astronauti della Nasa Butch Wilmore e Suni Williams, partiti a bordo della navetta Boeing Starliner il cinque giugno per la Stazione Spaziale Internazionale, invece i due sono ancora lassù dopo oltre due mesi e, complici le notizie di attualità e le olimpiadi, quasi nessuno se n'è occupato salvo la Nasa, ovviamente, che alla fine di luglio aveva convocato la stampa specializzata per dare alcune spiegazioni. I due, astronauti con una lunga carriera alle spalle, entrambi piloti collaudatori della Marina degli Stati Uniti, erano stati selezionati proprio per le loro capacità. per mettere alla prova la navetta Starliner al suo primo volo con a bordo un equipaggio.Suni Williams, in un'intervista rilasciata il 24 marzo scorso, aveva spiegato che gli eventi dinamici della missione come l'attracco e il volo manuale, sarebbero stati particolarmente difficili nonostante tutte le ore di simulazione effettuate a terra: “Su un veicolo spaziale sperimentale ci sono cose che non sono mai state fatte prima. Vogliamo davvero assicurarci che tutto funzioni e bene, dovremo stare particolarmente attenti quando faremo queste cose, qualcuna potrebbe farci rizzare i capelli”. Detto, fatto: la previsione si è avverata il 6 giugno, il giorno dopo il lancio, quando alla Williams e a Butch Wilmore è stato chiesto di ritardare il loro avvicinamento finale alla ISS per l'attracco. La Starliner non soltanto stava perdendo elio, con l'aggravio di un problema comunque gestibile che era stato attentamente tenuto sotto controllo prima del lancio, ma i suoi motori stavano mostrando un funzionamento che la Nasa e Boeing non erano ancora in grado di spiegare. Eseguito l'attracco alla ISS in sicurezza, a oggi la Starliner è ancora parcheggiata in quella posizione mentre i due piloti sono stati ospitati sulla stazione e mantenuti grazie alle riserve di cibo, ossigeno e acqua che la Nasa conserva per tali situazioni impreviste. Dunque si tratta di astronauti “bloccati”? Neppure per sogno, in realtà la Nasa nega questa situazione già dal 28 giugno, quando Steve Stich, responsabile della missione, ha dichiarato: “Il nostro piano è di riportarli a casa a bordo dello Starliner al momento giusto, la capsula può restare in orbita ben oltre i 45 giorni”. Il punto è che a oggi siamo arrivati ad aver superato i 70 giorni e Mark Nappi, omologo di Stich per la Boeing, ha sottolineato che restare attraccati alla ISS è il modo migliore per risolvere i problemi: “Non comprendiamo abbastanza i problemi per risolverli in modo permanente e l'unico modo per farlo è prenderci del tempo in questo ambiente unico e ottenere più dati ed eseguire più esperimenti.”Il 26 giugno scorso, quando detriti spaziali satellitari russi rischiarono di entrare in collisione con la ISS, come previsto dalle procedure, la Nasa e l'agenzia spaziale russa Roscosmos ordinarono ai loro astronauti di rifugiarsi nelle navicelle spaziali di ritorno, così gli equipaggi si erano trasferiti su una Crew Dragon della SpaceX, sulla Soyuz russa e, nel caso di Williams e Wilmore, proprio nella Starliner, dove attesero circa un'ora che l'allarme collisioni cessasse per poi ritornar nei moduli della Stazione. “In quel caso eravamo pronti a eseguire, se ne avessero avuto bisogno, uno sgancio d'emergenza”, ha detto Stich, spiegando “è stato fantastico imparare queste procedure anche se, ovviamente, non ci piacciono queste situazioni di detriti orbitali.” Il motivo della partenza ritardata di Williams e Wilmore riguarda ora le cause profonde dei problemi ai propulsori e le perdite di elio. Se gli astronauti tornassero prima con un altro veicolo, gli ingegneri perderebbero la possibilità di osservare il comportamento del veicolo spaziale e anche di utilizzare il modulo di servizio che ospita il sistema di propulsione. Questo viene sganciato e perso durante l'atterraggio, pertanto, lavorarci mentre è sulla ISS aiuterà gli ingegneri a valutare come modificare la Starliner o parte delle operazioni per le missioni future, anche se ciò comporta il rinvio della missione successiva ad agosto 2025 invece che a gennaio. Nel frattempo a Terra la Nasa e Boeing stanno eseguendo prove e sperimentazioni di spinta dei motori presso la White Sands Test Facility, nel New Mexico. Qui i tecnici hanno scoperto che i 28 propulsori del sistema di controllo della Starliner, alloggiati in vani isolati, se accesi ripetutamente nello spazio, specialmente in combinazione con il sistema di manovra e controllo orbitale, causano il surriscaldamento dei vani a un livello che gli ingegneri non hanno mai potuto sperimentare a terra. Ciò provoca il rigonfiamento dell'isolamento all'interno dei propulsori e la perdita di teflon, ovvero del materiale isolante che limita il flusso della propulsione.
Le perdite di elio, invece, sono ancora sotto osservazione e la Nasa ha comunicato che si tratta di un fatto conosciuto perché accaduto anche in altre navicelle spaziali, inclusa la Dragon e l'ormai dismesso Space Shuttle. Dunque, sebbene non sia scontato che la Starliner tornerà a casa a breve, Nasa e Boeing mostrano cautela e sottolineano che la sicurezza deve venire prima di tutto. Esiste, comunque, un sostituto per gli astronauti Butch Wilmore e Suni Williams, accettare il “passaggio” sulla Dragon. Nel frattempo, i due studiano ed eseguono prove, facendo esattamente il loro mestoere di collaudatori.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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