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Difesa e Aerospazio

Vola il nuovo drone-caccia di Erdogan

Il suo nome è Bayraktar Kizilelma, «Mela Rossa» e può colpire in gran parte del Mediterraneo anche dalle portaerei

Una settimana dopo il primo volo emergono interessanti dettagli sul progetto turco noto come Bayraktar Kizilelma (Mela rossa, nome dato dagli ottomani alla città di Costantinopoli), ovvero un drone militare che in realtà sarebbe un vero e proprio velivolo militare a pilotaggio remoto in grado di affrontare anche scontri aria-aria, ovvero con doti di manovrabilità che i normali droni non posseggono, e la possibilità di essere lanciato e recuperato dalla nave ammiraglia della Marina turca Lhd Anadolu. Selcuk Bayraktar, il capo della tecnologia dell’azienda Baykar, ha annunciato il primo volo postando un video su Twitter, nel quale si comprende che l’evento si è svolto presso l'aeroporto di Corlu, a circa 80 chilometri a ovest di Istanbul, da dove il nuovo drone ha volato per 18 minuti prima di atterrare nello stesso aeroporto.


La dichiarazione del dirigente d’azienda turco è altisonante: "Oggi il nostro Paese è entrato nel dominio degli aerei da combattimento senza pilota e sta inaugurando il futuro della guerra aerea”. L’accelerazione del programma che inizialmente era denominato Mius, del quale il primo volo era inizialmente previsto nel 2023, fa pensare all’interesse da parte della Difesa di qualche nazione, in primo luogo l’Ucraina, soprattutto dopo che, nel settembre scorso, era stata conclusa in fretta la fase di integrazione dei motori sul velivolo appena finito di costruire, e questi sono (guarda caso) i motori turbofan AI-322F della società ucraina Ivchenko-Progress. Non si tratta però di un programma dallo sviluppo rapido: del Kizilelma si parla da oltre un decennio, e sembrava la risposta turca al Piaggio P1HH che nel 2013-2014 vedeva l’inizio del suo sviluppo per conto degli arabi che al tempo possedevano la quasi totalità dell’azienda italiana.

Ad oggi si sa che il peso massimo al decollo del velivolo è di circa sei tonnellate delle quali 1.500 kg sarebbero la capacità di trasporto di carico bellico trasportabili in quota fino a circa 14.000 metri per 4-5 ore di autonomia a una velocità comunque subsonica compresa tra Mach 0.6 e 0.9. Il controllo del velivolo dovrebbe essere garantito via satellite, mentre il rilevamento dei bersagli sarebbe effettuato da un radar di tipo Aesa (ad apertura sintetica) costruito da Aselsan, che elaborerà anche i dati per il lancio di missili aria-aria Bozdogan e Gokdogan, sempre di produzione turca e di missili da crociera Som-J con una portata di oltre 250 km, nonché bombe a guida laser prodotte da Roketsan. Per l’Italia non un pericolo diretto, essendo la Turchia nella Nato, ma certamente una minaccia che potrebbe entrare a fare parte delle dotazioni di nazioni poco stabili. Diversa la situazione per la Grecia, che proprio in relazione a questi programmi militari negli ultimi anni ha rinforzato le sue difese aeree, che nel luglio scorso aveva annunciato l’acquisizione di venti velivoli di quinta generazione F-35.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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