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(MBDA / Thierry Wurtz / 2004)
Difesa e Aerospazio

​L'inutile ma pericoloso "si" della UE a Kiev all'uso dei missili

Voto UE sull'uso dei missili: favorevoli i Paesi che non li hanno. Berlino ambigua: ha dato i Taurus oppure no?

Nessuna arma da sola può oggi vincere una guerra. Le parole sono del ministro degli Esteri inglese David Lammy, evidentemente non ascoltato da chi, ieri, nella Ue ha votato per l'uso di armi a lungo raggio europee da parte delle forze armate ucraine. Peccato che la maggioranza di si provenga da europarlamentari di nazioni che quelle armi non le hanno. Permettere l'uso di missili a lungo raggio alle forze di Kiev è, almeno dal punto di vista militare, praticamente inutile. Lo avevano detto con chiarezza la scorsa settimana il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin e all'inizio di settembre anche John Kirby, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale. Innanzi tutto per un motivo logistico: la Russia ha già spostato la quasi totalità dei suoi velivoli utilizzabili per colpire l’Ucraina fuori dal raggio dei missili Atacms, ovvero li ha posizionati ad almeno 300 chilometri dal confine. Inoltre, l'uso di missili a medio e lungo raggio non cambierebbe le sorti della guerra, anche perché Kiev si è dotata di droni prodotti a livello nazionale e turchi che possono arrivare anche ben oltre Mosca. Vladimir Putin su questa vicenda è stato chiaro: “Risponderemo in modo brutale. C’è un serio rischio che i nostri oppositori a Washington, Londra e altrove stanno sottostimando”. E ancora più chiaro è stato l’ex presidente Dmitry Medvedev: “Nessuno vuole usare le armi nucleari, ma ci sarebbero i presupposti per farlo e la pazienza della Russia sta per finire”. Secondo alcune agenzia di stampa, la Difesa di Kiev avrebbe pronto un elenco di obiettivi da colpire e lo avrebbe sottoposto a Washington e a Londra. Si tratterebbe di depositi di carburanti e munizioni, postazioni di comando delle batterie missilistiche, siti di comunicazione e caserme. Ovvero, tutti centri dotati di difese aeree e organizzati per poter essere sostituiti in fretta. Dunque che senso abbia rischiare l'ampliamento del conflitto per ottenere poco o nulla è la domanda da porsi. Non si può neppure giustificare con il rinnovamento degli arsenali, poiché sia gli Usa, sia il Regno Unito non hanno più una quantità eccessiva di missili e devono comunque pensare anche alla loro protezione. Inoltre, l'aviazione ucraina non ha quasi più aeroplani MiG dai quali era possibile lanciare gli Scalp-Eg e gli Storm Shadow. Sul fatto che Londra dipenda da Washington per questa autorizzazione all'uso dei missili da parte degli ucraini non c'è alcun dubbio, anche perché essi funzionano con le frequenze militari del sistema Gps che è di proprietà della Difesa statunitense. Inoltre, Kiev ha già usato missili a medio e lungo raggio in Crimea, trovando pronte le difese russe e quindi sprecando una buon numero degli esemplari che erano stati forniti.

Tanta pervicacia nel rischiare grosso non si giustifica, o sarà forse che il Segretario di Stato Usa Antony Blinken ha origini ucraine, oppure che l'Unione europea, che ha sempre concordato con la Nato sul fatto di lasciare libertà ai singoli Paesi di fissare le regole d'impiego delle armi che inviavano a Kiev, deve a tutti i costi mostrare di esistere anche come forza unitaria perché, diciamolo, le sanzioni comminate a Mosca non hanno neppure lontanamente avuto l'effetto desiderato. Ma dopo il voto di ieri al Parlamento europeo il pasticcio è servito. Il pensiero va alla possibilità che gli Usa vogliano portare l'Europa a un maggiore coinvolgimento nel conflitto per essere uniti contro il medesimo nemico, che non è il popolo russo quanto il regime del presidente Vladimir Putin. Usare i missili Atacms significa fornire a Zelensky appoggio logistico e tecnico, quindi Putin dice il vero quando afferma che tutti i Paesi che hanno concesso il permesso sono egualmente coinvolti e quindi possono diventare degli obiettivi. E a poco vale il consenso all'uso delle armi da parte di nazioni complementari agli usa, poiché a parte Gran Bretagna, Francia e Germania, nessuna ha armi capaci di colpire a centinaia di chilometri dal confine. Ma sono le nazioni che da sempre temono Mosca: Polonia, Svezia, Olanda e non soltanto. Dunque i loro rappresentanti ostentano aggressività verso la Russia giocando con la sicurezza altrui, certamente per ricordare che hanno bisogno di protezione perché, sventura loro, sono i vicini di casa di Putin. Senza contare che per usare ordigni come i Taurus tedeschi (ma non soltanto), serve personale specializzato che si esporrebbe ai contrattacchi russi esattamente come sta accadendo ai consiglieri militari occidentali presenti nel Paese, da Mosca equiparati a mercenari, e questo fu il motivo ufficiale per il quale Olaf Scholf disse no all'invio dei suoi. Ufficialmente mai dati, ma ufficiosamente nessuno è pronto a scommetterci.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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