Huawei MateBook X Pro, la nostra prova
Design curato, schermo molto convincente, un'integrazione intelligente con lo smartphone. I punti di forza e un'unica, superabile, debolezza
Già al momento del lancio aveva catturato la nostra attenzione per le sue linee interessanti e curate e, soprattutto, per il suo schermo che sembra pressoché senza cornice, annullata tanto da un ingombro minimo quanto da una luminosità estrema, da una nitidezza dei dettagli che immergono l'occhio nei colori e portano in secondo piano tutto il resto.
A un uso intenso e una prova approfondita, il MateBook X Pro di Huawei conferma le prime impressioni. Anzi le rafforza. Lavorare con 13,9 pollici in multitasking trasforma qualsiasi luogo in un ufficio. Sui tasti si digita con grande agio da subito, anche nel caso dei lunghi testi, il trackpad è vasto e reattivo, il peso di circa 1,3 chili permette di trasportarlo ovunque senza fatica. E poi, guardate la gallery qui sotto: è molto bello. La sua finitura in space grey gli dà pregio ed eleganza senza sconfinare nel rigore.
Diciamo in sintesi quello che ci è piaciuto. La batteria, per quanto la nostra in test era un'unità appena uscita dalla fabbrica e dunque al top della forma, si scarica molto difficilmente. Fa una giornata intera (giornata lavorativa bella intensa, non di 24 ore) senza difficoltà. Ma anche stressandola con videogame ad alta intensità e montaggi video, o comunque qualora occorra ricaricarla, non ci sono particolari patemi. L'adattatore è poco più grande di quello di uno smartphone, dalla scatola non saltano fuori trasformatori di taglia extra large che si mangiano lo spazio di mezzo zaino. Inoltre, il cavo è un Usb-C, come il telefonino, dunque con un power bank potente il giusto gli si può fare un pieno totale o parziale di energia senza patemi. Insomma, nonostante l'autonomia sia più che promossa, recuperarne un po' è l'ultimo dei problemi. Sul punto, promozione a pieni voti.
Bellissima l'idea della webcam adagiata sulla tastiera, che compare e scompare all'occorrenza. Per la privacy, un gran bonus. Piccola pecca, l'immagine risulta un po' distorta perché la ripresa è dal basso verso l'alto. Ma nelle videochiamate in cui l'abbiamo usata, ci siamo accorti che cattura meno spazio nella stanza di quelle tradizionali, dunque sul piano del rispetto dei propri spazi quando si deve comunicare con l'esterno, è un ulteriore plus.
Non ci è pesato non poter usare il riconoscimento facciale per sbloccare Windows (è il bello di tenere la webcam a riposo), perché la lettura dell'impronta digitale posta in alto accanto ai testi è fulminea. Come l'avvio del computer. Ci mette veramente un attimo, merito di un potente processore i7 di Intel.
L'avrete visto nelle foto sopra, le porte non sono abbondantissime, ma nella scatola c'è un accessorio incluso, gratuito, per moltiplicarle, mentre altri si fanno pagare gli adattatori a caro prezzo.
Però l'elemento davvero distintivo, che già aveva incuriosito tutti in fase di presentazione e che Huawei ha intenzione di rendere un pilastro del suo ecosistema è la matura integrazione con gli smartphone della casa cinese. Il fatto che sappiano dialogare tra loro semplicemente e velocemente.
Incuriositi abbiamo girato molti video con un P30 Pro al massimo della qualità per un totale di vari gigabyte e, per trasferirli sul pc, ci è bastato appoggiare lo smartphone nella zona a destra del grande trackpad, dove si trova l'icona Huawei Share. I due dispositivi si sono rapidamente riconosciuti a vicenda e, navigando in un semplice menu, hanno preso a sincronizzarsi. Cioè, banalmente, il MateBook X Pro ha copiato a gran velocità sulla sua memoria i file del telefono che avevamo indicato. Volendo, la prima volta si può trasferire l'intero contenuto di immagini e filmati nella memoria del cellulare, per averne un backup nel proprio computer.
Tirando le somme, Huawei ha sfornato un pc davvero come si deve, con un posizionamento non alto per il gusto di esserlo, ma commisurato alle prestazioni, al design e alla fluidità d'uso che offre.
Unico problema, che poi un problema non è, riguarda la relativa vetustà del prodotto. È stato svelato al Mobile World Congress di febbraio 2019, dunque più di un anno fa. È arrivato in ritardo sul nostro mercato per il blocco imposto dall'amministrazione Trump al colosso di Shenzhen. Non appena il governo americano ha sciolto i divieti sponda Windows (per Google ancora nulla, in un curioso cortocircuito logico, ma è un'altra storia), il dispositivo è sbarcato anche in Italia. Il punto è che qualche giorno fa è già stato svelato il suo successore, che si chiama allo stesso modo, MateBook X Pro e ne aggiorna leggermente le caratteristiche, come per esempio la generazione del processore.
La verità che anche la versione 2019 va benissimo com'è e online si trova su siti blasonati a 1.500 euro. Non pochissimo, in effetti. Ecco, se l'entrata in scena del fratello più giovane dovesse contribuire, com'è probabile, a farne calare il prezzo, sarebbe un'occasione da non farsi sfuggire perché sul piano della qualità ci siamo già su tutta la linea.