Inter & Lenovo, quando la partnership supera e cancella l'idea di sponsor
Alla vigilia del derby, vinto dai nerazzurri, abbiamo incontrato i dirigenti delle due società che ci hanno spiegato cosa ci sia dentro e dietro il loro rapporto
Il calcio non c’entra nulla con la tecnologia e viceversa. Uno sponsor è solo un’azienda che mette dei soldi in cambio di visibilità su una maglietta. Il calcio esiste solo la domenica o, comunque, solo il giorno della partita.
Frasi come queste sono più che semplici parole; sono però vere e proprie convinzioni ben radicate e difficili da mettere in discussione. Però basta sentire le parole dei vertici di Lenovo e dell’Inter per capire che le cose non stanno per nulla così.
Andiamo con ordine: il calcio ha bisognosi tecnologia, il calcio chiede e vuole sempre più tecnologia. E, a sua volta, la tecnologia ha bisogno del calcio, come case history, come incubatrice di sviluppo di nuovi rami d’azienda e nuovi progetti, in campo e fuori.
Per quanto riguarda la squadra, cioè il campo, ormai tutti sanno che i giocatori sono seguiti, studiati singolarmente a livello fisico oltre che tattico. Di loro sappiamo durante le partite dove corrono, quanto corrono, le velocità, il battito cardiaco, in pratica sappiamo in tempo reale come stanno. dati che vengono analizzati sia in tempo reale che nei giorni successivi il match perché ogni allenatore sa che non conta solo Quanto corrano i tuoi giocatori, ma Come corrono…
Ma ogni società ha bisogno della tecnologia anche a livello aziendale, non solo nella parte sportiva. La comunicazione è sempre più centrale e, con i social, richiede un lavoro quotidiano pazzesco. «I nerazzurri - raccontano i dirigenti del Media Center - ed i suoi tifosi chiedono un contatto diretto e continuo. La produzione di contenuti media è enorme (80 tera di dati l’anno, dato del 2022) e tutto questo richiede l’implementazione di server sempre più capienti, potenti e sicuri».
E qui ci leghiamo al punto due delle nostre, errate, convinzioni. Sponsorizzare non è solo pagare in cambio di una scritta. Nel caso di Lenovo ed Inter infatti il concetto stesso di sponsorizzazione è del tutto superato, dai fatti, non solo dalle convinzioni.
«Siamo partner, non semplici sponsor» dichiarano in coro i dirigenti delle due società. «Ci accompagniamo l’un l’altro in un percorso che vede come obiettivo finale il bene dell’Inter, in campo e fuori, e la crescita di esperienze e tecnologia di Lenovo. Una crescita reciproca e fino a qui molto soddisfacente».
Infine il punto tre. C’è sempre più voglia di calcio, o meglio, in questo caso c’è sempre più voglia di Inter. La squadra nerazzurra da anni detiene il record per media di spettatori a partita (ben oltre 60 mila i paganti a San Siro ai match dei nerazzurri) ma è molto chiaro che questo non basta. perché per i 60-70 mila in grado di venire allo stadio ci sono decine di milioni di tifosi sparsi per il mondo per cui il Meazza è un sogno, forse irrealizzabile. Così bisogna trovare nuovi modi per portare l’Inter da loro dato che loro non possono venire all’Inter.
Ed in questo la tecnologia, i media, i social sono l’arma principale. E porta alla scoperta di mercati e scenari inimmaginabili. «Ci sono paesi insospettabili, come l’Indonesia - raccontano dalla sede nerazzurra a due passi dalla sala dei trofei, in mezzo a magliette e foto trasudanti di storia ed emozioni sportive - dove abbiamo una presenza di tifosi molto rilevante, tifosi che sono molto attivi e molto affamati di Inter».
Ecco quindi che day-by-day bisogna mostrare il Mondo Inter: gli allenamenti, la società, le attività benefiche, la squadra al femminile (sempre più centrale), la storia del passato (forse la cosa più complicata da veicolare).
Bisogna esserci sempre, bisogna creare una vicinanza sempre più stretta e continua atra la squadra ed i tifosi, ovunque essi siano. Una sfida capace di creare sempre nuove idee, nuove domande e nuove risposte. Senza un sistema tecnologico di prim’ordine tutto questo è impossibile.
Ecco perché Inter e Lenovo è qualcosa che va ben oltre la sponsorizzazione e la comparsa del brand sulla maglietta. È un sistema di lavoro comune, con un obiettivo comune: la vittoria, in campo e fuori.