Un altro rinvio per i motori Euro7
La politica Ue decide di non decidere. Mentre Stellantis li vorrebbe fare in Italia
Fumata nera alla Commissione Europea: è stata rinviata ancora una volta l'approvazione della nuova normativa per le emissioni dei motori in standard Euro7, che sarà quindi esaminata il prossimo 20 luglio. La questione sarebbe invece molto urgente, anche perché le decisioni prese saranno determinanti per il futuro dei motori endotermici e di tutta la filiera. L'idea sarebbe quella di sostituire dal 2025 in poi la normativa Euro6/2014 e per questo motivo i costruttori stanno chiedendo da tempo alla politica europea una maggiore chiarezza sulle intenzioni legislative, in modo da poter pianificare per tempo gli investimenti necessari per avviare le produzioni. Ma la Commissione sta tergiversando dal settembre 2021, quando avrebbe dovuto presentare al Parlamento dell'Unione il testo definitivo per l'approvazione. Da quella data, dopo un primo rinvio, si sarebbe dovuto arrivare al prossimo 5 aprile, ma ora è già stato deciso di posticipare le decisioni all'estate. Vero è che la nuova normativa regolerà non soltanto le autovetture ma anche camion e furgoni, quindi è più complessa da far “digerire” a tutte le parti industriali coinvolte, specialmente alle aziende che sono meno preparate per affrontare i nuovi parametri di emissioni e sarebbero costrette a una corsa che si sommerebbe a quella già iniziata per l'elettrificazione.
Una prima bozza ufficiosa della Euro7 apparve alla fine di settembre del 2020 e conteneva obiettivi di riduzione degli inquinanti tanto severi da rimediare l'immediato no dei costruttori francesi e tedeschi, mentre nel marzo 2021 una seconda bozza meno stringente fu dichiarata “valutabile” dalla
Agves (Advisory Group on Vehicle Emission Standards).
Il pericolo generato dai continui ritardi pone due questioni: la prima, relativa ai tempi necessari per realizzare i motori con quegli standard; la seconda, potrebbe rendere troppo costosa la realizzazione dei propulsori di piccola cilindrata, più complessi da aggiornare, di fatto orientando alcune case automobilistiche a rinunciare a un intero segmento di mercato. Esattamente come oggi taluni marchi hanno smesso di proporre veicoli del segmento citycar.
Una delle decisioni difficili innanzi alla quale i costruttori potrebbero trovarsi è quella di decidere se valga o meno la pena di dirigere investimenti anche verso l'Euro7 oltre che destinarli all'elettrificazione come sta avvenendo ora, conversione che, lo ricordiamo, è obbligatoria e motivata dalle multe che l'Ue commina ai costruttori per le emissioni di CO2. In Europa l'Audi sta aspettando le decisioni a proposito del nuovo standard ma se queste ritarderanno ancora o saranno giudicate economicamente insostenibili o peggio, inapplicabili, certamente fermeranno la costruzione di motori termici destinati al nostro mercato, come del resto ha già deciso di fare la giapponese Nissan proprio a causa dei costi di aggiornamento dei propulsori.
In questo scenario sorprende la posizione di Stellantis, che ha deciso di costruire un nuovo motore nello stabilimento di Pratola Serra (Avellino). L'annuncio, diffuso in data 20 gennaio di quest'anno, vede l'Italia come unica nazione dove nascerebbe il nuovo propulsore diesel B2.2 destinato inizialmente a mezzi commerciali leggeri Fca e Peugeot e quindi alle vetture. La produzione dovrebbe cominciare nel 2023 e vedrebbe nascere un quattro cilindri turbo a iniezione diretta. E come ha detto Carlos Tavares proprio in quella occasione, senza intaccare i trenta miliardi di euro di investimenti previsti per la transizione elettrica che il gruppo ha deciso di mettere sul piatto dopo la fusione di Fca con Psa. Ma se la politica di Bruxelles continuerà a rimandare le decisioni, tutto questo rischia di essere inutile o finire nei mercati meno esigenti in termini di limiti all'inquinamento, come Sud America e Asia.
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