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Giuliano Amato
Tecnologia

La nomina di Amato e il cortocircuito dell'intelligenza artificiale

Perché scegliere un politico e costituzionalista di 85 anni e non un esperto della materia per presidiare una commissione che deve studiare una tecnologia così dirompente e innovativa?

Proteste, battute e polemiche si sono scatenate per la scelta del governo di affidare a Giuliano Amato la guida della nuova Commissione sull'intelligenza artificiale per il mercato dell'editoria e il giornalismo. In molti hanno evidenziato perplessità per la preferenza data a un politico di lungo corso, classe 1938, ex professore di diritto pubblico e presidente della Corte costituzionale, nel dover confrontarsi con una tecnologia ancora tutta da esplorare, caldeggiando invece la nomina di un esperto della materia, proveniente magari dal mondo accademico oppure da quello imprenditoriale. Qualcuno, insomma, che abbia un percorso ed esperienza in linea con il tema, così da sciogliere dubbi sui motivi della nomina. Va detto che Amato si è appassionato al tema studiando, scrivendo due libri sugli algoritmi e firmando la prefazione di un volume sul potere dei dati scritto dall'ex Garante per la privacy, Antonello Soro. Può bastare questo per giustificare l'ultimo di un elenco lunghissimo di incarichi ricoperti da Amato, per la prima volta chiamato a destreggiarsi su un tema complesso e tuttora in divenire come l'intelligenza artificiale? Lo abbiamo chiesto a Vincenzo Cosenza, esperto di innovazione e marketing e autore di Vincos, un blog dedicato alle nuove tecnologie, molto popolare tra gli addetti ai lavori.

Giuliano Amato presiederà la Commissione sull'intelligenza artificiale per l'editoria: una scelta a sorpresa, che ha fatto storcere il naso anche alla premier Meloni, per l'età di Amato, 85 anni, e perché si tratta di un politico e costituzionalista che poco c'entra con l'intelligenza artificiale. Che messaggio è per il Paese una mossa simile?
«È l'ennesimo messaggio negativo di un paese che decide di non dare opportunità ai giovani. Amato è uno statista di riconosciuto valore, ma questa volta non c'era bisogno di un 'saggio', cioè dell'uomo per tutte le stagioni, ma di un esperto della materia».

La nomina di Amato cozza con quanto succede altrove, per esempio nel Regno Unito, dove alla guida di una simile commissione è stato scelto Ian Hogarth, 38 anni, esperto di machine learning e già imprenditore con due exit di startup basate proprio sull'intelligenza artificiale (il paragone è diventato virale su Twitter grazie a un post di Max Ciociola, fondatore di Musixmatch). In Italia non ci sono personaggi più esperti di Amato sull'IA cui affidare l'incarico?

«Ci sono tanti giovani ricercatori, studiosi ed esperti che lavorano in azienda sui temi dell'intelligenza artificiale. Bisognava puntare su persone in grado di comprendere a fondo le implicazioni tecniche che la materia richiede e, di conseguenza, l'impatto dell'IA sulle nostre vite».

Guardando l'aspetto pratico, la Commissione Algoritmi presieduta da Amato ha il compito di valutare rischi e opportunità dell'AI in relazione all'evoluzione del mercato editoriale e del giornalismo. Il riferimento è a derive come fake news e deepfake, insieme alle altre insidie legate all'AI generativa. Tra i 10 membri ci sono personalità attive nel settore, come Francesco Bonchi (Direttore della ricerca presso Centai, Centro per l'Intelligenza Artificiale) e Giuseppe De Pietro (che guida l'istituto di calcolo e reti ad alte prestazioni del Cnr). Al di là che sia un organo solamente consultivo, perché mettere al comando qualcuno che non sia uno specialista nello studio dell'AI?

«Non credo che abbia senso. Mi sembra difficile da spiegare proprio per quanto dicevo prima. Si può consigliare solo se si comprendono a fondo i meccanismi di base di queste tecniche innovative, dunque le loro potenzialità e i loro limiti. Altrimenti c'è il rischio di cadere preda di paure o, al contrario, di fascinazioni tecno-utopistiche».

Il caso fa discutere anche perché è già attiva un'altra commissione creata per orientare la strategia del paese in ambito IA. L'ha organizzata Alessio Butti, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'innovazione, che ha raggruppato 13 esperti di settore, chiamati a fornire input sulle mosse future entro il 31 gennaio 2024. Se a questo aggiungiamo l'AI Act approvato dal Parlamento europeo per entrare in vigore tra il 2024 e il 2025, non c'è il rischio di creare confusione invece di trovare soluzioni o percorsi da seguire verso una tecnologia destinata a mutare tanti settori?

«Il rischio di confusione è possibile, ma trovo ancora più grave che siamo già al terzo comitato IA in pochi anni con nomi sempre diversi. Tra l'altro in questa lista di esperti ci sono nomi che hanno poco a che fare con questa tecnologia e soprattutto mancano esperti di economia che servirebbero a capire le opportunità dell'impatto trasformativo dell'intelligenza artificiale sulle nostre imprese».

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Alessio Caprodossi