Sam Altman, OpenAI, intelligenza artificiale
(Ansa)
Tecnologia

OpenAI senza limiti: finanziamento record e sbarco in Italia

La compagnia di Sam Altman ottiene 6,6 miliardi di dollari per continuare lo sviluppo dei suoi prodotti e stringe un accordo con CDP Venture Capital per portare la sua IA a startup, aziende e studenti italiani

La startup più influente del momento che chiude un round da capogiro e irrompe in Italia con progetti mirati a diffondere l'utilizzo dell'intelligenza artificiale. Definire scoppiettanti le ultime ore di OpenAI è un eufemismo, per quanto negli ultimi dodici mesi il percorso della compagnia guidata da Sam Altman sia stato ricco di momenti significativi e soluzioni dall'enorme impatto su aziende e privati cittadini. L'ultima novità è il finanziamento da 6,6 miliardi di dollari, cifra superiore all'insieme dei fondi ottenuti dalle startup italiane nell'ultimo decennio, tanto per comprendere il differente ordine di grandezza che ci separa dalla terra dell'innovazione.

La raccolta fondi non è stata una sorpresa, ma anzi era una mossa attesa dall'intero settore, perché dopo ChatGpt e i suoi eredi c'è la fila per supportare i piani futuri di OpenAI. Ecco perché nell'elenco dei finanziatori c'è Microsoft, a rinsaldare una partnership già molto forte, e c’è pure Nvidia, che con i suoi chip è uno degli attori principali della rivoluzione IA, oltre alla giapponese SoftBank, onnipresente quando si tratta di puntare su potenziali cavalli di razza in grado di rompere gli schemi. D'altronde non era un round di investimento aperto a tutti, perché la base per partecipare era fissata a 250 milioni di dollari, cifra quadriplicata da Thrive Capital, società di investimenti focalizzata su aziende del settore tech e software, che ha messo 1 miliardo su una realtà che conta 250 milioni di utenti attivi ogni settimana, 11 milioni di utenti paganti e previsioni per chiudere l'anno in corso a quota 3,7 miliardi di ricavi. Motivi che spiegano perché puntare su OpenAI sembra una mossa obbligata per i colossi di settore.

I numeri raccontano, tuttavia, anche un'altra parte della storia, poiché l'IA generativa è un business ancora in fase embrionale ma il cui sviluppo è costosissimo. I consumi energetici sono molto (troppo?) alti, uno dei motivi per cui l'azienda perde 5 miliardi di dollari all'anno, che fanno 160 dollari al secondo. Anche per questo e per fronteggiare rivali dalle risorse illimitate come Google e Meta, Sam Altman ha deciso di imprimere una svolta cambiando il progetto iniziale di una società nata senza scopo di lucro e per migliorare la vita delle persone. Una ricetta bella da raccontare, assai meno da sostenere, specie quando chi mette i soldi sul piatto vuole indietro la ricompensa che si aspetta.

Ecco perché negli ultimi mesi OpenAI ha perso quasi per intero il nucleo da cui ha preso piede il progetto, con la fuoriuscita volontaria del co-fondatore Greg Brockman, della direttrice del dipartimento tecnico Mira Murati e del responsabile della ricerca Ilya Sutskever. Un trio fondamentale per la crescita di OpenAI, in disaccordo con la metamorfosi votata al profitto voluta da Altman. Il grande capo che per assicurarsi sostegno a lungo termine pare abbia chiesto ai suoi tanti investitori di puntare tutte le fiches sulla sua compagnia e non sostenere i principali rivali, a partire da Anthropic e xAI. La prima è la società fondata da Dario e Daniela Amodei, due ex dipendenti di OpenAI, che hanno creato Claude, chatbot che nel funzionamento ricalca ChatGpt. La seconda è l'IA di Elon Musk, un altro in grado di attirare soldi come pochi altri, come dimostrano i 6 miliardi ottenuti la scorsa primavera per alimentare la sua giovane creatura.

OpenAI in Italia

Se negli Stati Uniti continua a restare in copertina per l'efficacia dei suoi prodotti e la capacità di sfornare novità di impatto a getto continuo, OpenAI guarda con interesse anche all'Italia. A dimostrarlo è il protocollo d'intesa firmato con CDP Venture Capital, mirato a promuovere nel Paese lo sviluppo dell'intelligenza artificiale. La collaborazione si focalizzerà sulla commercializzazione e sull'adozione di tecnologie IA da parte di startup e aziende italiane, con il neocostituito ‘Fondo Artificial Intelligence’, guidato da Vincenzo Di Nicola, che effettuerà investimenti in startup nei settori legati all'IA, come cybersicurezza e tecnologie quantistiche. Parte di una più ampia strategia del governo italiano che ambisce ad aumentare la competitività del Paese negli ambiti IA, l'intesa con OpenAI verte su tre direttrici principali: supporto alle startup che sviluppano prodotti o servizi basati sull'IA, iniziative educative con le università per sostenere ricerca e sviluppo nel settore e far crescere i talenti italiani, piani per le aziende al fine di integrare tecnologie IA in modo da far progredire le stesse realtà e diffondere tecnologie ‘intelligenti' in molteplici campi di applicazione.

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Alessio Caprodossi