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Dahiatsu, quello scandalo poco giapponese

L'impatto sulle azioni dello scandalo Dahiatsu. Il marchio avrebbe falsificato i test di sicurezza su una scala molto più ampia di quanto inizialmente riportato, con casi che risalivano fino al 1989

La vicenda Dahiatsu è già costata al gigante dell’automotive Toyota il 3% del valore delle azioni dopo la dichiarazione che la sua controllata fermerà le spedizioni di tutti i veicoli alla luce di un'indagine sulla sicurezza che ha rivelato problemi con diversi modelli. Le azioni Toyota di Tokyo sono scese del 3,3% a 2.557,0 yen alle 6:32 di questa mattina, ora italiana, e sono state tra le peggiori performance dell'indice Nikkei, che gravato da questo evento ha perso l’1,6%. Più contenuta la crisi negli Usa, dove durante la notte, gli American Depository Receipts (NYSE) della Toyota sono crollati del 2,2%.

Daihatsu, che è l'unità di piccole auto della Toyota, avrebbe falsificato i test di sicurezza su una scala molto più ampia di quanto inizialmente riportato, con casi che risalivano fino al 1989. Circa 64 modelli prodotti, molti dei quali venduti con il marchio Toyota, presentavano problemi come anche alcuni modelli venduti da Mazda Motor e Subaru, dal momento che Daihatsu produce alcuni veicoli per entrambe queste case automobilistiche. Di conseguenza le azioni di Mazda e Subaru sono crollate tra il 2,7% e il 4%, mentre le azioni della società Nissan Motor hanno perso il 3,1%.

I fatti risalgono all’aprile scorso, quando Daihatsu aveva ammesso la falsificazione dei risultati dei test di sicurezza in caso di collisione laterale per oltre 80.000 auto, il che aveva stimolato un'indagine più ampia all'interno dell'azienda. Toyota non ha specificato l'impatto finanziario della sospensione e ha affermato che esaminerà le operazioni di certificazione e intraprenderà una “riforma fondamentale” per rivitalizzare Daihatsu. Inoltre, la casa automobilistica inoltre non ha specificato se verranno emessi richiami di veicoli alla luce delle nuove scoperte. Daihatsu rappresenta circa il 7% delle vendite complessive di Toyota, con i modelli interessati venduti principalmente nel Sud-Est asiatico e in Sud America. L’azienda sospenderà tutte le spedizioni fino a quando non riceverà l’autorizzazione dalle autorità giapponesi che ora sono pronte a condurre un’indagine più approfondita.

Secondo l’analista del mercato automobilistico Masataka Kunugimoto, intervistato da Reuters, l’impatto sugli utili della Toyota sarà probabilmente limitato considerando le dimensioni della società madre, ma una ipotetica sospensione della produzione di un mese equivarrebbe a 120.000 veicoli e si tradurrebbe in una riduzione delle entrate di 240 miliardi di yen (1,7 miliardi di euro circa). Ben differente, secondo Teikoku Databank, l’impatto sui fornitori di Daihatsu, la cui catena di approvvigionamenti si basa sul lavoro di 8.316 aziende giapponesi che hanno realizzato 2,21 trilioni di yen in vendite annuali da Daihatsu. Per esempio, le azioni del produttore di componenti Metalart, fortemente legato a Daihatsu, sono crollate del 10%. Intanto però il costruttore ha annunciato un programma di sostegno finanziario e di rimborso dei danni per i suoi fornitori. Il rischio è che i risultati delle indagini spingano l’intervento del governo guidato da Fumio Kishida, che potrebbe approvare la revoca della licenza di costruttore a Dahiatsu agendo con il ministero dei Trasporti guidato da Tetsuo Saito.

Ai giornalisti, il capo segretario di gabinetto Yoshimasa Hayashi ha dichiarato: “Si tratta di un caso estremamente deplorevole che mina la fiducia degli utenti di automobili ed è una condotta scorretta che colpisce le fondamenta stesse del sistema di certificazione automobilistica”. Separatamente, Toyota ha dichiarato che richiamerà 1,12 milioni di veicoli in tutto il mondo, principalmente negli Stati Uniti, per riparare un sensore difettoso che potrebbe causare il mancato funzionamento degli airbag. Nulla di nuovo, si penserebbe, se non che i sensori in questione sono prodotti da Aisin, importante fornitore di Dahiatsu, le cui azioni hanno segnato un -3%. Sfortuna del lupo, fortuna della volpe, si diceva un tempo, ed ecco che ad avvantaggiarsi della situazione è il principale concorrente della casa incriminata sul mercato giapponese delle piccole auto, la Suzuki Motor, le cui azioni sono aumentate del 2,1%.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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