Alla scoperta dell'Etna e di Taormina con Huawei P60 Pro
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Alla scoperta dell'Etna e di Taormina con Huawei P60 Pro

L'Etna da una parte, le bellezze di Taormina in notturna dall'altra. Sono questi i due poli in cui ci siamo ritrovati a scoprire la qualità fotografica di Huawei P60 Pro, ultimo esemplare della serie votata agli scatti con cui il gruppo cinese ha introdotto diverse innovazioni - dalla modalità notturna alla camera periscopica - segnando l'evoluzione dello smartphone. È soprattutto grazie alle novità fotografiche che Huawei è riuscita a imporsi sui mercati europei diventando alternativa reale ad Apple e Samsung, prima del crollo di vendite dovuto al ban stabilito nel 2019 dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti che ha interrotto i rapporti con i fornitori americani e quindi affievolito la forza d'urto della società di Shenzhen. Che è ripartita subito mettendosi in proprio, creando App Gallery, l'app store che cresce per numero di app, sviluppatori e utenti ma che nonostante gli investimenti di Huawei non può ancora essere confrontato ai negozi digitali di Apple e Android, che nell'ottica dell'utente medio alle nostre latitudini garantiscono maggiore familiarità e completezza.

Se su decisioni che miscelano tecnologia e geopolitica si può far poco, Huawei ha dimostrato di saper innovare ancora lo smartphone, perché P60 Pro è il primo modello dotato di un teleobiettivo con sette lenti, di cui cinque scorrevoli per gestire la messa a fuoco aumentando l'apporto di luce. E con l'apertura f/2.1 che è la più grande mai approdata su un telefono per una camera periscopica, è difficile sbagliare un ingrandimento. La fotocamera principale, da 48 megapixel come il tele, ha invece una apertura variabile f/1.4-4.0 con stabilizzazione ottica che, insieme agli algoritmi proprietari, sfrutta una gamma dinamica di colori ultraelevata per ottenere dettagli altrimenti impossibili da catturare. Più delle parole sono le immagini a mostrare la capacità del comparto fotografico, che sul versante nord-est del vulcano attivo più alto d'Europa ci ha permesso di immortalare l'unicità del territorio, testimoniata dal bosco di betulle più a sud d'Europa, arrivate qui con l'era glaciale e rimaste a tratteggiare la particolarità di una terra che racchiude magia e timore per chi la visita e ancor più per chi ci vive. La lava che si è depositata annerendo il paesaggio circostante rapisce lo sguardo e fa impressione mentre a bordo di fuoristrada 4x4 saliamo verso le pendici dell'Etna, ma è nulla in confronto a ciò che ha subito Fornazzo, ultimo centro abitato prima del vulcano, distrutto tre volte dalle eruzioni del 1951, 1971 e 1979 e oggi frazione con pochi segni di vita e appena 35 abitanti.

Quando i motori si spengono e si inizia a camminare cambia l'ambiente intorno a noi e pure le condizioni climatiche. Felpe e giubbotti si materializzano in fretta anche perché il sole non c'è più e nel frattempo iniziano gli scatti per sperimentare lo zoom e la modalità Macro con teleobiettivo per le inquadrature ravvicinate di piccole oggetti ed effetti particolarmente suggestivi, come i dettagli di un fiore o la coccinella che con la sua tinta accesa sul terreno scuro cattura l'occhio all’istante. Arrivati ai crateri laterali dei Monti Sartorius dopo aver percorso un sentiero in salita guidati dal fotografo paesaggista Emilio Messina (uno dei massimi conoscitori dell’Etna), ci si ritrova di fronte a un panorama senza eguali, con il contrasto tra la vegetazione che spicca su rocce ricche di sfumature, con varie gradazioni di nero, rosso e ocra dovute alla presenza di diversi minerali, mentre in lontananza si scorgono Taormina e le isole Eolie, anche se nel caso specifico si è dovuto lavorare un po' di immaginazione per l'arrivo delle nuvole.


Dopo la salita c'è la discesa, che stavolta porta fino a sottoterra perché l'escursione si conclude nella Grotta della Neve, nota anche come grotta dei ladroni (nome dovuto a un gruppo di banditi che si rifugiarono qui nel XVIII secolo), tunnel di scorrimento lavico formatosi nel corso delle colate per effetto del raffreddamento e solidificazione dello strato più esterno del flusso eruttivo. Casco, luce da minatore e passi lenti ma costanti per scendere i ripidi scalini e iniziare a scattare in modalità notturna e controluce con la fotocamera principale Ultra Lighting, servendosi dell'apertura fisica regolabile automaticamente che agevola gli scatti al buio o in ambiente poco illuminati. Dopo un incontro ravvicinato con le abbondanti porzioni della cucina locale, in serata si va alla scoperta di Taormina, presa d'assalto ogni estate da turisti italiani e soprattutto stranieri che percorrono i vicoli, ammirano i palazzi storici e il teatro antico e si godono il panorama dalla terrazza del Belvedere che domina la baia sottostante ed è il crocevia delle molteplici anime che popolano la perla della Sicilia Orientale.

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Alessio Caprodossi