Recensione Google Pixel 9, il piccolo Android che brilla
Design, qualità fotografica, display e intelligenza artificiale sono i punti forti di uno smartphone compatto che ha pochi eguali ma è frenato dal prezzo (per ora)
Piccolo, bello e senza difetti o quasi. Parlare di Google Pixel 9 è facile, perché è uno smartphone ideale per diversi aspetti, ma anche difficile, perché sconta il confronto di prezzo con i fratelli maggiori, Pixel 9 Pro e 9 Pro XL, più grandi nelle dimensioni e più completi. Sono necessarie un paio di premesse prima di entrare nel dettaglio, perché da almeno un paio di anni Big G ha pianificato un progetto senza sbavature tecniche e di marketing a livello globale per il lancio dei Pixel. Che grazie alla combinazione tra hardware e software fatto in casa, prestazioni eccellenti e reparto fotografico molto soddisfacente, è emerso in breve tempo come un competitor reale di Apple e Samsung. L’altro aspetto, che ha permesso a Google di guadagnare terreno sui rivali è il capovolgimento del focus con cui si valuta uno smartphone: lo abbiamo scritto più volte ma è necessario ribadirlo, perché a differenza del passato adesso il telefono si pesa su ciò che ci permette di fare e non più (o almeno non solo) su design, spessore, materiali e in generale l’hardware. Che resta importante ma non più determinante.
La visione di Google
Un rovesciamento provocato dall’intelligenza artificiale generativa, l’asso nella manica di Google che, è bene tenerlo a mente, oltre un anno fa ha messo il freno agli altri progetti per riunire le sue migliori menti nello sviluppo di Gemini, l’IA che Big G intende portare ovunque, nei suoi dispositivi e nei suoi servizi. Perché Google è sempre stata e resta una società di servizi. La cui prossima frontiera sarà l’IA, anzi lo è già guardando Google One AI, l’abbonamento da 21,99 euro al mese per avere la versione più avanzata di Gemini, la sua integrazione in Gmail e Documenti, oltre a 2TB di spazio per archiviare immagini e video.
Questo dello spazio disponibile è un punto dolente, tornando a Pixel 9. Perché a Mountain View hanno scelto di continuare a portare sul mercato la versione da 128GB, una quantità destinata a esaurirsi presto tra memoria di sistema e una gallery colma di scatti e filmati (106GB sono disponibili al momento della prima accensione), che offre una sola soluzione: pagare per ottenere più gigabyte. Strategia chiara e rispettabile, perché le aziende devono pensare al loro presente e ancor più al loro futuro, specialmente se implicate nello sviluppo di una tecnologia molto costosa come l’AI generativa. Quest’ultima è la forza e il limite di Pixel 9 e dei suoi fratelli maggiori, perché le novità ci sono e guardando l’intero orizzonte hanno il potenziale per cambiare l’esperienza d’uso, andando oltre le opzioni per perfezionare un'immagine. La trascrizione delle conversazioni, anche offline, la possibilità di rintracciare parole, musiche, suoni e rumori, così come in ambito fotografico il Magic Editor per divertirsi a modificare le foto e la funzionalità Aggiungimi con cui includere nelle foto di gruppo anche l’autore dello scatto, sono opzioni utili che rimediano ai difetti precedenti e ampliano le possibilità d’uso.
L’AI a metà (per ora)
L’AI, però, è al momento anche un limite di Pixel 9 e non per colpa di Google, bensì per vicende normative e linguistiche, che non consentono di utilizzare funzioni come Pixel Studio, che crea immagini partendo da una richiesta testuale dell’utente, o come Call Notes, che alla trascrizione delle telefonate collega appuntamenti in calendario e servizi affini, come il meteo. Non ci sono ma arriveranno, è solo questione di tempo. A proposito di tempo, la stagione di Pixel 9 e dei suoi fratelli sarà molto lunga, perché Google ha confermato i sette anni di aggiornamenti del sistema operativo e delle patch di sicurezza. Una finestra temporale anche più lunga del dovuto, poiché è difficile pensare che l’utente medio tenga lo stesso smartphone per sei o sette anni, ma che lascia Big G davanti a tutti i competitor che, nonostante le migliorie apportate, restano ancora distanti.
I punti di forza
Ci sono almeno tre aspetti dove Pixel 9 non teme rivali, inclusa buona parte dei modelli più quotati. Il primo è la qualità dello schermo, un Oled da 6,3 pollici che presenta colori ben calibrati, con ottima luminosità sotto la luce solare. La seconda è la qualità degli scatti della fotocamera posteriore, che combina una camera principale da 50 megapixel con stabilizzazione ottica dell’immagine e una lente grandangolare da 48 megapixel da sfruttare anche come macro. È evidente che manca lo zoom, esclusiva dei Pro per creare la distanza che dev’esserci tra modello base e fratello maggiore, però le immagini e i video sono molto buoni, grazie alla qualità delle messa a fuoco e alla processione dell’immagine. Chi lo proverà si renderà conto che è più difficile sbagliare scatto che assicurarsi un’ottima foto. Terzo elemento vincente è il design, con un sapiente uso dell’alluminio e l'alternanza tra lucido e satinato che riflette al tatto sensazioni da smartphone premium, robusto nella sua compattezza. Un mix che esalta o limita, dipende dai gusti, anche la sporgenza del blocco fotocamere sul lato posteriore, rivisitato ma ancora una volta segno distintivo dei Pixel.
Uno smartphone da prendere, ma...
L’autonomia è più che sufficiente perché, pur sotto sforzo, Pixel 9 arriva a sera senza affanno grazie alla batteria da 4.700 mAh, mentre qualche perplessità la lascia la ricarica, non tra le più rapide in circolazione. E come ormai avviene con quasi tutti i brand, il caricatore non c’è in confezione, quindi se serve va acquistato a parte. Un dettaglio inatteso è il rumore dei due tasti laterali, in particolare il più esteso per regolare il volume. Nulla di clamoroso, comunque, perché nel complesso Pixel 9 è uno smartphone da consigliare per una ragione semplice: fa tutto molto bene. In aggiunta offre colorazioni intriganti in verde matcha, grigio creta e rosa peonia oltre al nero. Il punto debole? Restando in casa Google con i prezzi di lancio il piccolo della casa accusa il confronto con i fratelli maggiori. Spendere 899 euro per il modello da 128 GB, quando con 200 euro si prende il Pixel 9 Pro con lo stesso taglio di memoria appare controproducente (l’anno scorso il Pixel 8 al lancio costava 100 euro in meno e la distanza di prezzo col Pro era perciò più netta). Acquistare uno smartphone da 128GB oggi non ha senso, perché la memoria si riempie in fretta, quindi meglio guardare al modello da 256GB, che però è in listino a 999 euro. Il consiglio è quindi attendere il calo di prezzo dei prossimi mesi, perché con un costo più basso il Pixel 9 è un ottimo affare.