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(Ansa)
Social network

Caos a Twitter: tutti contro Elon Musk

I licenziamenti, le dimissioni di massa dei dipendenti, le paure di crash, il caso Trump... Tutti gli occhi del mondo sul social americano

Donald Trump può tornare su Twitter. A deciderlo è stato Elon Musk, che ha lanciato un sondaggio votato da oltre 15 milioni di persone per stabilire se fosse arrivato il momento di ripristinare l'account dell'ex presidente americano. I votanti hanno scelto il sì nel 52% dei casi, convincendo il nuovo capo di Twitter a riammettere Trump. "Vox Populi, Vox Dei", ha scritto in un tweet Musk, mentre il diretto interessato incassa ma per ora resta nel suo mondo, cioè Truth Social, la piattaforma lanciata da Trump nei mesi scorsi proprio per rimediare alla sospensione stabilita da Twitter, Facebook, Instagram e diversi altri social media. La decisione di Musk ha subito acceso un dibattito social, tra gli entusiasti del nuovo corso e le proteste di chi vede nel populismo social una potenziale deriva per una piattaforma ricca di bot e account fake, che per evitare ulteriori derive necessita di una policy per moderare i contenuti.

La decisione su Trump è arrivata dopo che Musk ha cancellato la sospensione di alcuni comici, autori e pagine satiriche (Jordan Peterson, Kathy Griffin e The Babylon Bee) bloccate per una serie di tweet che infrangevano le regole del social media. In tal senso, il nuovo capo ha twittato nelle ultime ore affermando che "la nuova policy di Twitter è la libertà di parola, ma non la libertà di essere letti", specificando che i messaggi di odio o contrari verso qualsiasi categoria e minoranza non saranno visibili dagli utenti. A meno che non si vada a cercarlo in maniera specifica, l'intenzione è limitarne la visione per minimizzarne la popolarità. Il concetto, ha aggiunto Musk, vale per i singoli tweet e non per il profilo dell'autore, che resterà regolarmente visibile a tutti. Una soluzione nuova rispetto alle norme stabilite da ogni tipo di moderazione, i cui effetti andranno analizzati quando diventerà realtà, ammesso che ciò avvenga, perché con Musk quello che vale oggi non è detto valga anche domani.

Guardando oltre il caso Trump, Twitter al momento è l'instabilità fatta social media. Difficile trovare una sintesi migliore per spiegare cosa sta accadendo all'interno dell'azienda, che dopo l'arrivo di Elon Musk regala colpi di scena a ripetizione tra licenziamenti di massa, nuove funzionalità subito ritirare (come l'aumento di prezzo di Twitter Blue) e dimissioni di figure chiave in ogni dipartimento, che lo scorso venerdì hanno costretto il nuovo grande capo a chiudere gli uffici aziendali fino a lunedì. Confusi e disorientati, gli utenti migrano verso Mastodon e altri social di nicchia, convinti che le mosse di Musk stiano disintegrando la piattaforma diventata un punto di riferimento per oltre 200 milioni di utenti, nonché vetrina principale di breaking news e social di riferimento per politici, star dello spettacolo e stelle dello sport.

L'inizio della paventata fine, o meglio del nuovo corso di Twitter, ha preso piede con il taglio di metà dei oltre 7500 dipendenti che Musk ha trovato quando ha chiuso l'acquisizione della compagnia per 44 miliardi di dollari. Via 3.700 persone, tra cui molte figure apicali, e cambio di rotta con l'impostazione di un regime lavorativo molto più serrato (una misura cara a Musk, che in passato l'ha imposto per molti mesi in Tesla). Il tentativo di compattare il gruppo sotto l'egida dell'uomo più discusso degli Stati Uniti si è però rivelato un boomerang, con centinaia di dipendenti (diversi media americani parlano di oltre mille) che hanno preferito dare le dimissioni a fronte della buonuscita prevista dal contratto.

Una mossa che ha gettato ulteriore timore negli utenti, racchiuso nell'hashtag #RIPTwitter, che nel fine settimana ha dominato la classifica dei trending topic di molti paesi, insieme a #Mastodon e #TwitterOFF, poiché le lacune aperte dall'addio degli ingegneri hanno generato alcuni malfunzionamenti nel corso degli ultimi due giorni. Non è però questo a preoccupare maggiormente Musk, che deve rimediare alla fuga quasi completa del dipartimento pubblicitario, quanto mai cruciale per una compagnia che trae oltre il 90% dei ricavi dagli inserzionisti, con molti dei principali gruppi che dall'arrivo di Musk hanno bloccato gli investimenti per capire cosa intende fare l'imprenditore sudafricano.

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Alessio Caprodossi