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Facebook cambia il nome in Meta e (forse) inizia una nuova era

La piattaforma di Mark Zuckerberg punta a mettere le basi per il nuovo internet mobile ma il successo di questo nuovo corso è tutto da conquistare

Si cambia nome a una società generalmente per due ragioni, la prima è perché il brand non rappresenta più lo spirito dell'azienda, la seconda è perché bisogna dare un colpo di spugna al passato soprattutto quando si hanno problemi di reputazione. Il cambio del nome di Facebook Inc. in Meta è giustificato da entrambe le necessità.

L'annuncio dato da Mark Zuckerberg durante l'evento Facebook Connect era nell'aria da tempo ma le argomentazioni erano ancora oscure fino all'ufficializzazione. «In questo momento, il nostro brand è così strettamente legato a un prodotto che non può assolutamente rappresentare tutto ciò che stiamo facendo oggi, figuriamoci in futuro», così ha detto l'ex ragazzo prodigio dei social.

Quello che invece Zuckerberg non dice è che cambiando nome questa operazione potrebbe consentire alla sua società di scrollarsi di dosso, almeno temporaneamente, tutti i problemi di reputazione che sta avendo Facebook.

La nuova azienda Meta prende ispirazione dal concetto di "metaverso", ovvero un luogo virtuale tridimensionale, permanente e pervasivo dove socializzare, lavorare, fare acquisti. Secondo Mark Zuckerberg, questa dimensione sarà «il futuro dell'internet mobile».

«Oggi siamo visti come una società di social media, ma nel nostro Dna siamo un'azienda che costruisce tecnologia per connettere le persone e il metaverso è la prossima frontiera proprio come lo era il social networking quando abbiamo iniziato. La nostra speranza è che entro il prossimo decennio il metaverso raggiunga un miliardo di persone, ospiti centinaia di miliardi di dollari di eCommerce e supporti posti di lavoro per milioni di creatori e sviluppatori» ha detto il fondatore dell'azienda californiana.

Questa operazione di make-up strategico non avrà conseguenze sui nomi delle singole applicazioni che rimangono Facebook, Messenger, WhatsApp, Instagram e Oculus. Al momento rimane immutata anche la struttura societaria, però dal 1° dicembre le azioni verranno scambiate con il nuovo ticker MVRS.

Il termine metaverso, coniato da Neal Stephenson nel romanzo cult del 1992 Snow Crush, si riferisce a una convergenza di realtà fisica, aumentata e virtuale in uno spazio online condiviso. Un percorso che in parte è iniziato già nel lontano 2014 quando Facebook acquistò per 2 miliardi di dollari la società di visori per realtà virtuale Oculus, ma che si sta alimentando anche di nuovi passaggi tecnologici come dimostra il recente lancio degli smart glasses Ray-Ban Stories.

Resta da capire se le persone vorranno non solo entrare in questo metaverso (qualcuno lo farà almeno per curiosità), ma soprattutto se ci vorrà restare. I social network infatti, soprattutto quelli di Mark Zuckerberg iniziano a mostrare segni di stanchezza, saturazione e disaffezione. Non è detto che l'alternativa di popolare spazi virtuali con i nostri avatar possa rinvigorire il settore.

D'altra parte qualcuno in passato un esperimento del genere lo aveva fatto e non è andato molto bene. Second Life, il social game creato da Liden Lab, dopo il boom raggiunto nel 2013 è ora pressoché scomparso dai radar. Ma Zuckerberg è fortemente convinto del successo di questa evoluzione digitale «il metaverso sarà il successore di Internet mobile. Saremo in grado di sentirci presenti, come se fossimo proprio lì con le persone, non importa quanto siamo distanti. Saremo in grado di esprimerci in nuovi modi gioiosi e completamente immersivi».

Prepariamoci quindi a "nuovi modi" e "nuovi mondi", ma anche a un buon e sano "digital detox".

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Mark Perna

Globtrotter e tech addicted

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