Meta bandisce i media russi da Facebook e Instagram
(Ansa)
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Meta bandisce i media russi da Facebook e Instagram

I principali organi di informazione vicini al Cremlino non potranno più pubblicare contenuti sulle piattaforme di Meta, che fa scattare il blocco a livello globale per fermare l'attività di interferenza straniera

Meta ha bandito dalle sue piattaforme diversi media statali russi, accusati di utilizzare tattiche ingannevoli per diffondere messaggi per conto del governo russo. Per tale motivo il canale televisivo satellitare RT (ex Russia Today), l'agenzia di stampa Russiya Segodnya e altre testate di minore rilevanza non avranno più spazio su Facebook, Instagram, WhatsApp e Threads. “Dopo un'attenta riflessione, abbiamo ampliato la nostra azione contro i media statali russi, banditi dalle nostre app a livello globale per attività d'interferenza straniera”, ha scritto in un comunicato Meta.

La decisione era nell'aria dopo che nei giorni scorsi, per descrivere l'operato dei media russi legati al Cremlino, il segretario di Stato americano, Antony Blinken, aveva definito RT “il braccio armato dell'apparato di intelligence russo”. Per farsi un'idea dell'impatto della propaganda sugli utenti, va considerato che RT conta 7,2 milioni di seguaci su Facebook e più di 1 milione su Instagram. Pagine che da ieri, come tutti quelle degli altri organi di informazione interessati dal provvedimento di Meta, non sono al momento più raggiungibili.

Al di là dell'accusa ufficiale, per ora Meta non ha specificato nei dettagli quali siano state le attività di interferenza, anche se è probabile che il riferimento sia la campagna presidenziale e la diffusione di contenuti falsi mirati a favorire Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca. Il motivo è semplice e riguarda i dubbi dell'ex presidente riguardo al sostegno Usa all'Ucraina per respingere l'invasione russa, che è invece un punto fermo della politica di Kamala Harris. Oltre ai diversi allarmi lanciati dai dipartimenti di Giustizia e di Stato statunitensi, la scorsa settimana hanno fatto rumore le parole del procuratore generale Merrick Garland, che ha accusato RT di aver pagato quasi 10 milioni di dollari un'azienda del Tennessee per diffondere sui social media clip in lingua inglese, confezionate da dipendenti della stessa testata russa, a sostegno dell'operazione di Mosca in Ucraina. “RT è parte di una rete di media sostenuta dalla Russia che tenta di minare la democrazia negli Stati Uniti”, ha detto Blinken. Accusa rispedita al mittente da RT, che ha parlato “dell’ultima teoria cospirativa degli Usa verso i media russi”.

Il tentativo di bloccare l'ondata di contenuti provenienti dalla Russia non è una novità per le piattaforme di Meta, che già nel 2016 e poi nel 2020 sono state travolte da una massiccia quantità di disinformazione (Facebook in primis) in favore dell'elezione di Trump. Proprio dopo la vittoria del candidato repubblicano su Hillary Clinton, Meta ha avviato procedure interne per capire come certi tipi di contenuti avessero ottenuto grande risalto, iniziando a rimuovere migliaia di account e pagine legate al governo russo. Due anni fa è arrivata una prima stretta con l'impossibilità per i media russi considerati più vicini al governo di fare pubblicità sulle piattaforme, mentre dopo l'invasione dell'Ucraina, anche su esplicita richiesta di UE e Regno Unito, Meta ha iniziato a bloccare gli account di alcuni media russi. Adesso ecco l'ultimo atto di una battaglia comunicativa digitale che, con l'avvicinarsi delle elezioni di novembre, riserverà sicuramente altri colpi di scena.

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Alessio Caprodossi