Periscope: 4 motivi per scaricarlo (e 4 per non farlo)
Un social media potentissimo che potrebbe rivoluzionare l’informazione online. Ma con alcune controindicazioni da non sottovalutare
Da qualche giorno a questa parte il mondo dei social network non è più lo stesso. L’arrivo di Periscope, l’app di Twitter che permette di vedere (o pubblicare) video in diretta, sembra aver messo in subbuglio l’intero Web in formato sociale. C’è chi lo osanna, definendolo il media che cambierà in modo radicale il nostro modo di accedere all’informazione, e chi invece è di parere opposto, criticandone soprattutto i mezzi troppo invasivi.
Qui di seguito proveremo ad entrare nel merito dei pro e contro, fornendovi quattro buoni motivi per scaricare l'applicazione e altrettanti per non farlo.
Sì: informazione in tempo reale
Il primo e forse più importante vantaggio di Periscope rispetto a tutti gli altri strumenti di informazione - tradizionali e non - sta ovviamente nel suo enorme potenziale a livello mediatico. Chiunque sia dotato di uno smartphone (per il momento un iPhone, più avanti anche Android) può trasmettere una diretta in streaming. Una vera rivoluzione, soprattutto per la cronaca in tempo reale: per vedere le primi immagini di una manifestazione, di una presentazione o di un qualsiasi altro evento degno di nota non sarà più necessario attendere la troupe televisiva o aspettare il primo caricamento su YouTube . Basterà sintonizzarsi sul canale giusto (ovvero sull'account dell'utente che ha deciso di seguire l'evento) e il gioco è fatto.
Sì: un media che accorcia le distanze
Nel mondo ci sono più di un miliardo di smartphone distribuiti in maniera più o meno omogenea su tutti e cinque i continenti. Facile immaginare che una diretta da un luogo impervio sarà inevitabilmente facilitata da un sistema di streaming sociale come quello proposto da Periscope. La possibilità di trasformare ciascun telefono in una vera e propria emittente televisiva, insomma, può abbreviare drasticamente le distanze fra un punto e l'altro del Pianeta.
Sì: un taglio diverso
Non è solo una questione di tempismo e di distanze. Periscope riesce ad essere in molti casi più attraente dei media tradizionali anche per la sua capacità di offrire un punto di vista differente. È il periscopio dell’uomo della strada, un reporter "per caso" slegato da qualsiasi logica di produzione confezionata e che - anche per questo - riesce ad essere più realistico, credibile, vicino alla gente.
Sì: quando il video si fonde con il commento
Un altro aspetto che rende Persicope piuttosto attraente è la commistione fra video e testo. I filmati che transitano su Periscope possono essere commentati in qualsiasi momento sia dall’autore che dagli spettatori. Un modo davvero coinvolgente per creare interazione e dibattito fra utenti.
No: una grossa perdita di tempo
Con Periscope, lo abbiamo visto, non esistono limiti di sorta: chiunque può filmare qualsiasi cosa. Se in questo modo si estendono gli orizzonti spazio-temporali dell’informazione , d’altro canto c’è il rischio di rimanere sommersi da un mare magnum di contenuti senza arte né parte. Basta fare un rapido giro sull’app per farsi un’idea di qual è, allo stato attuale, il palinsesto di Periscope. C’è di tutto di più, dai ritrovi familiari in diretta streaming dal salotto alle videoriprese sbilenche di contenuti trasmessi dalla tv. La speranza è che si tratti dell’inevitabile sbornia iniziale di chi si ritrova fra le mani un giocattolino tutto nuovo da utilizzare.
No: la qualità non è sempre eccelsa
Il rovescio della medaglia di un social network che trasforma tutti gli utenti in reporter d'assalto sta anche nella qualità - non sempre impeccabile - delle trasmissioni. Va da sé che un telefonino, per quanto completo e sofisticato come l’iPhone, non potrà mai raggiungere il livello di una telecamera professionale, senza contare l’inesperienza di chi si posiziona dietro l’obiettivo. Insomma nell’attesa che una nuova generazione di professionisti prenda possesso del mezzo (i Periscopers?), tappiamoci il naso e abituiamoci all'idea di produzioni dozzinali.
No: lento e smemorato
I problemi di Periscope sono anche di natura tecnica. Il grande traffico di streaming che grava sui server di Periscope finisce in molti casi per rallentare o addirittura bloccare il servizio. Da non sottovalutare, inoltre, l’aspetto della ricerca. Periscope è un social media che vive sul concetto di diretta: il presente o il futuro è sempre in primo piano, ciò che è già passato si disperde nell’Universo dei contenuti in transito. Chi preferisce un approccio più indipendente dal fattore tempo farebbe meglio a considerare altre alternative, ad esempio Streamago Social, l'applicazione di Tiscali che consente fra le altre cose di richiamare on-demand i contenuti già trasmessi.
No: ci sono cose che non dovrebbero essere trasmesse
Periscope rischia di trasformarsi in un autentico Far West del video nel quale tutto è lecito, anche ciò che - per diritto, privacy o etica - è stato finora bandito. Ci riferiamo agli eventi coperti da diritto d’autore (concerti, eventi sportivi) ma anche, banalmente, a tutto ciò che potrebbe urtare la sensibilità dei web-spettatori: incidenti, scene di guerra, disastri climatici. Il suggerimento per chi decide di aprire una sessione di streaming è soprattutto uno: prima di premere il fatidico tasto Start Broadcast pensate alle conseguenze che quel video potrebbe determinare. Lo impone, se non altro, il buon senso di chi sa di avere fra le mani un media aperto al mondo.