TikTok-Usa, siamo alla resa dei conti
(Getty Images, Chestnot)
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TikTok-Usa, siamo alla resa dei conti

Il divieto a usare l'app del primo stato americano segna una svolta nel prolungato duello Usa-Cina. E in Europa le cose non vanno meglio per ByteDance

Il Montana è il primo stato americano a vietare TikTok. La norma è stata approvata dal Parlamento e poi firmata dal Governatore repubblicano Greg Gianforte, al fine di “proteggere i dati personali e privati dei cittadini dal Partito Comunista Cinese”. Il disegno di legge SB 419 prevede che l'applicazione di ByteDance “non potrà operare all'interno della giurisdizione territoriale del Montana”, tuttavia non sono previste sanzioni per le persone che continueranno a utilizzare TikTok, mentre saranno puniti con multe fino a 10.000 dollari al giorno i fornitori di app, cioè Apple (per iOS) e Google (per Android), qualora manterranno disponibile l'app sotto accusa sui rispettivi negozi digitali. Lo stesso tipo di sanzione verrà applicata a ByteDance.

Si parla al futuro perché la direttiva entrerà in vigore dal 1 gennaio 2024 ma ci sono dubbi riguardo l'effettiva validità della norma, poiché il testo specifica che il divieto cade in automatico se la filiale statunitense di TikTok prenderà le distanze da ByteDance e passerà sotto il controllo di un'azienda americana, o di un altro paese ‘amico’. Ancor prima degli eventuali risvolti interni alla società cinese, tuttavia, è pressoché certo che la legge aprirà un duello legislativo perché cozza contro il Primo Emendamento della Costituzione a stelle e strisce, che garantisce libertà di espressione a tutti e renderebbe quindi incostituzionale la norma. Come ha ricordato Brooke Oberwetter, portavoce di TikTok negli Stati Uniti. Va ricordato pure che ByteDance sta lavorando per trovare una soluzione, in particolare con Project Texas, piano da 1,5 miliardi di dollari per creare un'entità indipendente dove archiviare i dati degli utenti statunitensi, mediante server gestiti dall'americana Oracle.

Quanto alla mossa del Montana, pur non avendo per ora confermato il probabile ricorso, l'azienda cinese ha tranquillizzato i cittadini, sostenendo che potranno continuare a utilizzare l'app come fatto finora. Al di là della questione territoriale, il primo atto ufficiale di un divieto su larga scala segna una svolta nell'ormai prolungata battaglia tra TikTok e la Casa Bianca, che da Trump in poi ha tentato più volte di bloccare l'app accusata di condividere i dati personali degli utenti americani con il regime cinese e per questo considerata una minaccia per la sicurezza nazionale. Già a marzo Biden ha chiesto a ByteDance di accelerare il passaggio di mano, con lo spauracchio di un blocco generale in tutto il paese, dopo aver vietato l'utilizzo di TikTok su tutti i dispositivi governativi.

La stretta americana si è diffusa rapidamente in molti altri paesi, tanto che dall'Australia a Taiwan, dal Canada alla Nuova Zelanda, in tanti hanno detto stop a TikTok. Che non sta trovando appoggi neppure in Europa, poiché la minaccia alla sicurezza dei dati ha convinto Regno Unito, Belgio, Norvegia, Paesi Bassi, Danimarca (con la Francia che a breve si aggiungerà all'elenco) a sospendere l'accesso all'app sugli smartphone degli esponenti governativi. L'Italia al momento sta ragionando sul da farsi, anche se sia nella maggioranza, sia nell'opposizione ci sono diverse correnti favorevoli al blocco di TikTok sui dispositivi dei parlamentari.

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Alessio Caprodossi