WhatsApp entra in tribunale: uno screenshot può decidere un processo
I contenuti scambiati con l’app di Meta hanno valore probatorio. Se autentici e non manipolati, possono determinare l’esito di un procedimento giudiziale. Come è già accaduto
Un vortice improvviso che spariglia le carte e rovescia lo scenario. Questa è stata la prima volta di WhatsApp in tribunale. Spieghiamo meglio perché si tratta di una novità significativa in ambito legale, tecnologico e a livello di privacy. Un accordo di pagamento non rispettato, a fronte del lavoro eseguito, tra un cliente e una ditta è un classico caso che i giudici sono chiamati a dirimere pressoché ogni giorno. In questo caso una società lamentava il pagamento di una sola parte dell’importo pattuito e per questo ha fatto causa al cliente che, in prima istanza, è risultato vincitore della diatriba, in quanto non erano state trovate prove a conferma dell’accordo sulla cifra indicata dall’azienda. Poi, però, la sentenza della Corte di appello di Milano ha capovolto il giudizio, grazie a un messaggio scambiato tra le parti su WhatsApp.
Così per la Corte di Cassazione i contenuti dell’app di messaggistica di proprietà di Meta sono a tutti gli effetti prove documentali in un processo civile. A patto che il contenuto della chat sia autentico e non manipolato, cioè integro e non alterato. Ma non solo, in quanto il dispositivo da cui viene estratto il contenuto deve essere identificabile e attribuibile a una specifica persona. In virtù di questo, i magistrati hanno stabilito che anche uomo screenshot di una chat può avere valore probatorio, qualora lo scambio via app sia stato eliminato. Dopo email, registrazioni audio, post Facebook e geolocalizzazione, l’ingresso di WhatsApp nei tribunali è un ulteriore testimonianza di come l’innovazione digitale stia continuando a trasformare i procedimenti giudiziari.
Guardando oltre il singolo caso, il riconoscimento di WhatsApp rappresenta un precedente destinato a diventare fattore potenzialmente determinante in molteplici contesti, a partire dai tradimenti coniugali e dalle verifiche fiscali. In chiave aziendale, se con i social media il rischio principale è il danno reputazionale, adesso le grandi compagnie come pure le piccole e medie imprese devono imparare a gestire bene la comunicazione via WhatsApp per evitare grane. L’altra parte della medaglia non è immune da virus perché, oltre a poter compromettere la privacy dei diretti interessanti, lo sviluppo di soluzioni di intelligenza artificiale generativa assai semplici da usare consente a un’ampia fetta di cittadini di ricorrere a strumenti in grado di creare qualsiasi tipologia di contenuto. La cui falsa natura non sarà sempre facilmente riconoscibile.