TikTok vietato in Usa? La Cina blocca la tecnologia americana. È guerra tech
L’eventuale ban dell'applicazione del governo a stelle e strisce ha fatto infuriare Pechino, pronta a reagire con lo stop all'acquisto e utilizzo di hardware e software di Washington
Chi di ban ferisce, di ban perisce. O almeno potrebbe, perché la Cina sarebbe pronta a rispondere con la stessa moneta all'imposizione americana riguardo il divieto nel paese di TikTok, bloccando acquisti e scambi commerciali per importare nel paese tecnologia statunitense. Come è ormai chiaro, la fiamma dello scontro tra i due paesi si è riaccesa dopo che la Commissione per l'Energia e il Commercio della Camera degli Stati Uniti ha approvato all'unanimità una proposta di legge che costringerà la società cinese ByteDance a vendere TikTok entro i prossimi sei mesi, al fine di evitare il ban dell'applicazione.
Il copione ripete quanto già avvenuto quattro anni fa durante la presidenza Trump, con il braccio di ferro risolto allora con un nulla di fatto. Stavolta lo scontro potrebbe invece determinare lo stravolgimento dell'attuale situazione, perché nel tempo la contrapposizione Usa-Cina si è esasperata all'interno di un contesto geopolitico assai più complesso e appesantito dai due conflitti in atto tra Russia e Ucraina e tra Israele e Palestina. Al netto dell'accusa americana che considera TikTok come minaccia per la sicurezza nazionale, con l’azienda tacciata di fornire i dati personali dei cittadini statunitensi al Partito Comunista cinese, la partita tra le parti si gioca su un altro e ben più importante piano, inerente la volontà (e necessità) di conservare l'egemonia tecnologica Usa a livello globale, messa a repentaglio dalla rapida crescita di Pechino.
Del resto la lotta affonda le radici nel passato, al bando imposto nel maggio 2019 dagli Stati Uniti contro Huawei, nota in Occidente come grande produttore hi-tech, in particolare di smartphone, ma soprattutto società all'avanguardia nello sviluppo di sistemi di reti e telecomunicazioni. La leadership cinese in quest'ambito ha determinato la reazione del governo a stelle e strisce, inasprendo la disputa con Pechino. Sulla scia della naturare ed eterna contrapposizione tra le parti, TikTok è finito nel mirino delle autorità americane, senza dimenticare che, tra gestione della privacy, algoritmi che creano bolle insidiose, truffe, disinformazione e impatto dannoso sulle menti dei più giovani, la social app di ByteDance non è immune da colpe. Al pari di Instagram, Facebook, X e molti altri social media.
Resta da vedere se il Senato Usa avallerà la mossa approvata alla Camera, perché TikTok ha rispettato buona parte degli impegni presi dopo il primo tentativo di ban prospettato dal governo americano, impegnandosi a trasferire dalla Cina agli Stati Uniti i dati degli utenti americani (si parla di 170 milioni di account), tramite Oracle Cloud. Tuttavia, ByteDance non è rimasta a guardare passivamente l'avanzare dell'incubo in terra americana, invitando i suoi utenti a manifestare il proprio dissenso direttamente al Congresso. Un piccolo passo che ha provocato rumore e crepe nel dibattito pubblico, in un paese spaccato tra Stati che hanno già imposto il divieto di TikTok e la voce degli attivisti che chiedono di rispettare la libertà di espressione sancita dal Primo Emendamento della Costituzione americana. Sullo sfondo, poi, non va sottovalutato il potenziale impatto del ban di un'app diffusa e molto amata dai giovani a pochi mesi dalle elezioni presidenziali.
Qualora TikTok dovesse finire nella black list di Washington, è scontato prevedere l'immediata risposta di Pechino. Che di divieti ne sa più di tutti, come dimostra il blocco al traffico internet e alle maggiori piattaforme di social media americane: da Instagram a WhatsApp, passando per X, YouTube e Google, costretta ad alzare bandiera bianca già nel 2010 dopo un quadriennio di tentativi di operare nel paese fiaccato dalle maglie della censura comunista. L'ipotesi più quotata in caso TikTok sia esclusa dagli Stati Uniti è il rifiuto della tecnologia americana da parte dei cinesi, punto cruciale per mostrare i muscoli e ampliare il ricorso a prodotti nazionali. La direttiva del presidente Xi Jinping è stata già esplicitata nel Documento 79, che impone il rimpiazzo di hardware e software stranieri utilizzati dalle aziende statali. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, la possibilità di vendere o di subire il ban di TikTok negli Usa ha accelerato le operazioni del ricambio.