Cybertelecamere per beccare chi guida usando il telefonino: è la Milano da spiare
L’assessore Granelli vuole sorvegliare le auto con un radar dotato di Intelligenza artificiale. Tanti saluti alla privacy...
La notizia, passata inosservata, potrebbe in realtà modificare il modo di guidare di molti automobilisti milanesi. Ma soprattutto potrebbe avere delle grosse ricadute sulla privacy dei cittadini, con un aumento di sanzioni e probabilmente anche di contestazioni. L’assessore alla Sicurezza del Comune di Milano, Marco Granelli, infatti, vorrebbe introdurre in città un radar dotato di Intelligenza artificiale per controllare chi guida usando il cellulare. Ma siamo sicuri che la fotografia che immortale il guidatore con lo smartphone sia così precisa? E se ci fosse poi il rischio di avere una raffica di contestazioni perché i cosiddetti falsi positivi fossero troppi? Per di più il nuovo disegno di legge sull’Intelligenza artificiale non chiarisce fino in fondo di chi sia la responsabilità in caso di errore da parte della macchina. In teoria ne dovrebbe rispondere l’ente pubblico che la utilizza ma è ancora poco chiara la situazione, tanto che ci sarebbe il rischio che un sistema di controllo di questo tipo potrebbe essere al momento illegale in Italia.
Granelli avrebbe deciso di prendere spunto dall’esperienza australiana, dove grazie a questi nuovi controlli avrebbero ridotto di oltre il 21% gli incidenti stradali. Ma questo metodo ha iniziato a essere sperimentato anche in Gran Bretagna, dove oltre alle multe per l’utilizzo del telefono sono fioccate anche quelle per il mancato uso della cintura di sicurezza. Secondo le statistiche della polizia britannica, quando si usa il telefono mentre si guida, è quattro volte più probabile avere un incidente, ed è per questo che è illegale. Di fatto con questo metodo la privacy interna alle nostre automobili viene di fatto azzerata.
«Abbiamo proposto di poter utilizzare le telecamere per individuare l’uso del cellulare alla guida come avviene in Australia», ha detto Granelli durante una commissione consiliare sui sistemi di videosorveglianza. In Australia questo sistema viene sperimentato e utilizzato ormai dal 2019. È stato sviluppato dalla società Acusensus, molto attiva nel settore della sicurezza stradale. Da allora in Australia sono state installate diverse «telecamere» collegate a un’Intelligenza artificiale. La struttura di questi apparecchi consiste in un’asta alla cui estremità è installata una fotocamera in grado di individuare la targa del veicolo e soprattutto di fotografare dall’alto e all’interno dell’abitacolo gli automobilisti. Grazie a questa inquadratura il software è in grado di distinguere con chiarezza se il conducente ha in mano o all’orecchio un cellulare, se lo sta usando o meno mentre si trova alla guida. I dati raccolti e le informazioni delle immagini vengono inviate subito a centro di elaborazione e nel caso viene subito allertata una pattuglia per strada. Il Nuovo Galles del Sud, il primo Stato a utilizzarle, ha iniziato a emettere multe basate sulla tecnologia a marzo 2020. Da allora, le telecamere hanno controllato più di 130 milioni di veicoli e individuato più di 270.000 conducenti che utilizzavano i loro telefoni. A quanto pare la cifra è fortemente diminuita, ma allo stesso tempo è aumentata anche la percezione di violazione della privacy tra gli australiani.
Secondo Pierguido Iezzi, strategic business director di Tinexta Cyber, «un sistema di Intelligenza artificiale di questo tipo, solleva diverse problematiche non del tutto dissimili a quelle emerse con il Chatcontrol dell’Unione europea. Entrambi i sistemi comportano un’intrusione potenziale nella sfera privata dei cittadini, poiché monitorano direttamente attività personali come la comunicazione o, in questo caso, ciò che avviene all’interno di un’automobile». Il rischio di falsi positivi insomma è reale, per quanto l’Intelligenza artificiale sia sofisticata, esiste la possibilità che vengano commessi errori.
La gestione dei dati è un altro tema critico: come verranno raccolti, conservati e utilizzati? «È fondamentale che queste informazioni siano trattate con estrema cautela per garantire il rispetto delle normative sulla privacy, come il Gdpr. Inoltre, il nuovo ddl sull’Intelligenza artificiale non chiarisce ancora chi sia responsabile in caso di errore del sistema. La presunzione di responsabilità dovrebbe ricadere sull’ente pubblico che utilizza la tecnologia, ma questa responsabilità deve essere chiaramente definita. Per affrontare questo vuoto legislativo, sarebbe necessario creare un Ai liability shield che identifichi con precisione i passaggi della filiera tecnologica e stabilisca la responsabilità legale in caso di violazioni». Per Iezzi, dovrebbe invece essere possibile dimostrare, in modo trasparente, «se un errore è attribuibile al sistema o all’operatore umano». Infine, è cruciale identificare le vulnerabilità nei processi di autorizzazione e controllo, assicurandosi che i diritti dei cittadini non vengano compromessi e che la tecnologia sia usata in modo proporzionato e sicuro.
Del resto in Australia la normativa sull’utilizzo dei telefoni alla guida è oltremodo stringente. Il cellulare non si può tenere in mano, né in nessuna parte del corpo, se lo si tiene a portata di mano anche se spento si può essere lo stesso multati. Per di più conducenti di età inferiore ai 25 anni non devono usare cuffie wireless o vivavoce o la funzione altoparlante. Le multe sono di 1.200 dollari, con la decurtazione di punti sulla patente.