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Funi di guerra: le teleferiche militari nella prima guerra mondiale

Funi di guerra: le teleferiche militari nella prima guerra mondiale

Essenziale per i rifornimenti nella guerra alpina, la teleferica servì anche per evacuare i feriti dai pendii. Gli italiani ne costruirono oltre 2.000

Funi di guerra: le teleferiche militari nella prima guerra mondiale

Un carrello supera una cresta ripida. Si noti il sistema bifune reso evidente dal pilone con scarpa superiore e puleggia inferiore per l’alloggiamento della fune traente.

Funi di guerra: le teleferiche militari nella prima guerra mondiale

Un ferito è evacuato a mezzo teleferica dagli alpini sul fronte dolomitico.

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Sostegno di linea sul fronte dolomitico.

Funi di guerra: le teleferiche militari nella prima guerra mondiale

Copertina del periodico Sonzogno “La Guerra Italiana” dedicata al lavoro delle teleferiche militari.

Funi di guerra: le teleferiche militari nella prima guerra mondiale

La stazione di monte di una teleferica di servizio ad una “cengia” con i baraccamenti per il ricovero della truppa in primo piano.

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Struttura standard del gruppo motore di una teleferica “Ceretti & Tanfani” azionata da un motore a scoppio.

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Militari italiani nei pressi di una teleferica di prima linea, costruita all’arrivo della strada carrozzabile.

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Pontile di sbarco in legno della stazione di una teleferica sul fronte dell’Adamello.

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Carrello portaferiti in attesa del carico.

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Carta militare degli impianti teleferici installati sul fronte dell’Adamello.

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Cavalletto ligneo di teleferica di grande portata direttamente collegata alla linea ferroviaria delle retrovie.

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Carrello nei pressi di un cavalletto. Si notino i numerosi tiranti metallici a garantire la stabilità del pilone.

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La teleferica dall’altra parte della linea di fuoco. Impianto austriaco nel 1917.

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Teleferica austriaca in arrivo alla stazione di valle.

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Illustrazione dedicata alle teleferiche militari apparsa nel 1916 sulla rivista mensile del Touring Club Italiano

Un puntino scuro si sposta silenzioso sul fianco innevato di una montagna, tra l’eco degli gli scoppi delle artiglierie. Poco dopo un altro puntino scende veloce portando un soldato sdraiato sul fondo del carrello appeso alle due linee diritte delle funi. Così le teleferiche militari fecero migliaia e migliaia di volte tra il 1915 e il 1918: salivano con i rifornimenti per la prima linea e scendevano con i feriti. Furono strumenti importantissimi per le caratteristiche della guerra di posizione in ambiente alpino. Quelle militari furono assemblate e gestite dall’Arma del Genio, nella specialità dei “Teleferisti“. 

Le teleferiche ad uso industriale si erano già affermate in Italia in campo minerario, basti pensare alla teleferica Savona-San Giuseppe di Cairo lunga oltre 12 km e inaugurata tre anni prima dello scoppio della Grande Guerra. Quello che fu necessario applicare agli scopi militari era sostanzialmente una semplificazione della struttura in modo da permettere un rapido montaggio e un altrettanto veloce smantellamento in caso di ritirata o avanzata del fronte.  Gli impianti in dotazione al Regio Esercito erano generalmente standardizzati, e consistevano in un impianto a doppia fune (portante e traente).

Quest’ultima, chiusa ad anello alle estremità delle stazioni, garantiva il moto a va e vieni dei due carrelli ed era mossa generalmente da un motore a scoppio alla stazione di monte, mentre il tensionamento delle funi era garantito da una serie di contrappesi a valle. Il montaggio, garantito da un centinaio di alpini, era generalmente molto rapido (nell’ordine delle 72 ore circa) e prevedeva la fase di assemblaggio delle stazioni, quindi dei cavalletti di sostegno tubolari e infine lo srotolamento delle funi eseguito manualmente. Questa fase, la più rischiosa per i soldati che potevano essere esposti al tiro nemico, preludeva all’ancoraggio dei cavalletti tramite tiranti con innalzamento della fune da terra. 

Con simili procedure furono assemblate sul fronte italiano oltre 2.000 teleferiche (una cifra impressionante per le possibilità tecniche dell’epoca) per uno sviluppo totale di circa 2300 km. di linea. Ma il lavoro febbrile dei teleferisti del Genio fu l’ossatura che permise alle truppe di resistere in ambienti estremi per lunghissimi mesi, visto che una sola teleferica faceva ogni giorno le veci di circa 1200 bestie da soma

Dallo sviluppo delle teleferiche militari nascerà in Italia l’industria degli impianti a fune, che dagli anni ’30 sarà determinante per lo sviluppo turistico dell’arco alpino.

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