Clemente J. Mimun
(Ansa)
Televisione

Clemente Mimun: "Il mio segreto è la passione"

Da lunedì 20 maggio in seconda serata l'approfondimento Tg5 Punto Notte. Il direttore ci svela come sarà

Ci sono pieghe improvvise della vita che ti portano verso direzioni inattese. Clemente Mimun ha iniziato come ciclostilista a 17 anni ed è finito a dirigere i più importanti telegiornali italiani. Otto anni al Tg2, poi quattro al Tg1 e dal 2007 al Tg5 – che contribuì a fondare nel 1992. Molte soddisfazioni e una discreta sfilza di controversie, che i cultori del genere trovano su Wikipedia. Lavoro (tanto lavoro), una moglie, due figli, la passione per la Lazio, un ictus, un libro – Ho visto cose…- e altri due in cantiere. “Ti piace fare il direttore?”, gli chiese tempo fa Claudio Sabelli Fioretti. “Io volevo solo fare il giornalista”, rispose lui. Da lunedì 20 maggio su Canale 5 parte Tg5 – Punto Notte, il nuovo approfondimento in serata serata, e lui racconta a Panorama.it questa nuova avventura con la passione dell’esordiente.

Direttore, com’è nato l’approfondimento Tg5 – Punto Notte?

Mediaset voleva da qualche tempo una night line mirata sul fatto del giorno, una cosa completamente nuova rispetto ai prodotti realizzati fino ad ora. Sarà diversa, ma sulla scia di Linea Notte del Tg3 piuttosto che di Porta a Porta o di altri programmi che vanno in seconda serata. E’ il progetto più grosso che viene affidato al Tg5 dalla sua nascita.

Dal lunedì al giovedì Gioacchino Bonsignore analizzerà la notizia del giorno.

Apriremo con una rapida carrellata di news, per poi passare all’approfondimento della notizia, con il contributo di ospiti di “serie A”. Con il moltiplicarsi dei programmi, vengono fuori figure non esattamente di primissimo piano: noi cercheremo di elevare dal punto di vista qualitativo il parterre degli ospiti e dei commentatori. Il venerdì invece spazio allo Speciale Tg5.

Ci saranno due rubriche. La prima si chiama L’Italia che va. Di che si tratta?

E’ una presa d’atto. E’ vero che ci sono molte aziende in difficoltà, ma è anche vero che c’è gente che ha delle idee, che riesce a svilupparle e a confrontarsi sul mercato globale con prodotti che solo noi Italiani sappiamo fare. Non vogliamo nascondere i cassaintegrati o i disoccupati, ma raccontare le decine di piccoli e medi imprenditori che sanno affrontare il mercato con successo. Sono contro la visione catastrofista: siamo gente tosta che ce la fa, non bisogna piangersi addosso ma piuttosto reagire.

E lucean le stelle, sarà invece dedicata all’astronomia.

E’ un modo delicato per dare la buona notte. Di sera mi capita di stare col naso all’insù, a guardare le stelle. Ho pensato: visto che in tanti fanno l’astrologia, perché non dedicare uno spazio all’astronomia?

Mi dica un programma di approfondimento che guarda e uno che evita.

Guardo molto History Channel, il calcio e l’approfondimento che mi fa incazzare. Guardo volentieri Piazza Pulita e Michele Santoro: non la penso come Marco Travaglio, ma trovo che sia molto bravo. L’unica che evito per principio è l’Annunziata perché mi ha annoiato, da tanti anni. E nemmeno Lerner: ho di meglio da fare.

Voltando bruscamente pagina, che idea si è fatto della ‘questione’ Mentana-Twitter?

Conosco Enrico come le mie tasche e siamo amici da trent’anni. Se ha lasciato Twitter è perché si era rotto le scatole, dunque ha fatto bene a farlo. Anch’io ricevo un sacco d’insulti e m’incazzo perché sono gratuiti e spesso anonimi. E’ un po’ come quando si ricevono delle lezioni dai maître à penser a senso unico: di quello che pensano i tipi così, non me ne importa nulla.

A proposito di social network, dopo lo speciale La guerra dei vent’anni s’è scatenato una sorta di ‘processo’ ad Andrea Pamparana.

Considero Pamparana un signor giornalista e lo speciale era un racconto: c’è una ragazza che si sarebbe prostituita ma che dice di non essersi mai prostituita, concussi che dicono di non essere mai stati concussi e l’imputato che respinge le accuse. Ognuno ha avuto modo di leggere le carte e di farsi una propria opinione.

Gli ascolti però sono stati piuttosto deludenti.

Siamo in un paese democratico, dove ringraziando Dio ognuno vede quello che vuole. Gli ascolti non mi sembrano un metodo di giudizio particolarmente probante. E poi non m’importa niente di queste polemiche capziose: questo è un paese stravagante in cui se uno dice che Berlusconi è un furfante diventa un eroe, se uno prova a spiegare le cose è un mentecatto fazioso.

In Ho visto cose..., il suo primo libro, scrive di sé: “Sono sempre stato schiacciato dal lavoro, un vero animale da soma”.

Quello 'schiacciato' l’ho scritto con una punta di autoironia. Non saprei fare altro: lavoro da 43 anni e sono contento. Per questo che vivo con partecipazione la questione di chi un lavoro non ce l’ha o non riesce a trovarlo. Siamo un paese che ha tante risorse per farcela, ma lasciamo che i nostri giovani vadano a cercare fortuna all’estero: io penso che quei ragazzi finiranno per essere la fortuna di quel paese. Vorrei che l’Italia fosse in grado di offrire loro delle opportunità.

Cosa è rimasto del Clemente che a 17 anni ha iniziato a lavorare come ciclostilista all’agenzia Europa Unita?

Nonostante le ammaccature della salute, c’è parecchio. Mi sveglio contento di andare a lavorare, continuo a stupirmi anche per cose banali. Mi piaceva fare la corsa con i cani…adesso, magari zoppicando, un po’ la faccio lo stesso. L’unica cosa che mi manca davvero è poter andare in moto.

Ha in mente di scrivere un altro libro?

Per la verità due. Ho una buona memoria e ricordo un sacco di cose. Per lavoro ho avuto la fortuna di frequentare gente di tutti i tipi: c’è chi è diventato Papa, Presidente del Consiglio, gente comune che trovato la sua strada e altra che si è persa, sportivi di talento. Tutti assieme fanno un collage di vicende bellissime. Uso il tono biografico per raccontare pezzi di storia e in parte per raccontare me: Ho visto cose... l’ho scritto anche per farmi conoscere meglio dai miei figli.

Nel dicembre del 1983 è stato assunto in Rai. Dopo trent’anni, c’è ancora qualche soddisfazione che vorrebbe togliersi?

La soddisfazione più bella è svegliarsi al mattino e sapere di avere un lavoro e delle responsabilità. Questo è il mestiere più bello del mondo, sia da direttore che da redattore semplice.

Se la definiscono un uomo di potere, sorride o si arrabbia?

Il potere, ammesso che ce l’abbia, non lo esercito minimamente. Ho comprato la casa al mare e c’ho messo due anni ad avere tutti i permessi. Quando arriva una multa la pago, pago le tasse in anticipo, se vengo fermato non dico ‘lei non sa chi sono io’ e i miei figli non sono mai stati raccomandati. Bastano cinque minuti per capire come sono fatto.

A proposito dei suoi figli. Avrebbe voluto che facessero il suo mestiere?

Ringraziando Dio non c’è questo pericolo. Uno studia medicina, l’altro al Conservatorio: non hanno mai pensato nemmeno per un attimo di seguire le mie orme. Sono felice perché so che hanno scelto di fare qualcosa che gli piace davvero.

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Francesco Canino